Ultimo parallelo

Ultimo parallelo Book Cover Ultimo parallelo
Filippo Tuena
Il Saggiatore
2013
9788842818403

Romanzo dell'autodistruzione di Robert Falcon Scott e dei suoi uomini, sciagurati antieroi dell'Antartide, “Ultimo parallelo” è l'epica di una sconfitta assoluta, e annichilente. Tecnicamente, è uno strano ibrido tra un'inchiesta romanzata, un diario pieno di foto e di appunti, un quaderno puntinato da omaggi alla grande letteratura del passato, da Omero e Dante a Tennyson e Browning, passando per il molto amato Shakespeare. È asimmetrico e irregolare, scomposto e tuttavia elegante – ha un'eleganza da cigno. È cupo, profondamente: e comunque infestante, come tutte le migliori pagine di narrativa dell'ex antiquario capitolino Filippo Tuena, dal “Volo dell'occasione” alle “Variazioni Reinach”. È un'amara allegoria dell'esistenza: della possibilità della sconfitta, della tragedia della sconfitta. Delle conseguenze della sconfitta.

Scriveva Serino, su «Satisfiction», commentando la prima edizione del libro, una Rizzoli, 2007: “È un attacco sfrontato a tutte le regole del buon gioco letterario, è il voler far comprendere, da subito, che quella che racconta non è una storiella, un fatterello, un’invenzione da bric e brac della narrativa. È un qualcosa che vuole andare oltre. È un qualcosa che non vuole stupire ma prendere subito a testate, pur con eleganza straordinaria, tutto un sistema che ha ridotto anche l’arte dello scrivere a puro marketing. Tuena lo sa, si capisce, e ci sbatte la testa: ma con una naturalezza che porta direttamente al capolavoro, che porta a percepire che gli affondi, tra queste pagine, sfidano non i tomini da classifica ma la tradizione [...]”.

La poetessa toscana Francesca Matteoni, su «Nazione Indiana», così commentava: “Come un’ombra sul sangue, le nostre parole escono eteree da corpi in lenta corruzione per restare – sono l’unica cosa che possiamo opporre alla divinità e alla morte, sono la memoria che ci rende ostinati nell’assurdità di scrivere e leggere libri. Tuena ci restituisce il potere pieno della letteratura, che non è quello di raccontare delle storie, ma di usarle per comunicarci qualcosa di nostro, qualcosa che c’era già prima, ma non aveva un nome”.

Secondo Guido Cortese [«Flanerì»], “Ultimo parallelo” è “una feroce rappresentazione della fragilità dell’uomo e delle sue illusioni. Un libro che si imprime nelle ossa come il gelo artico, che disorienta come una sconfitta definitiva, che commuove come un addio forzato, entrando di diritto nel canone della letteratura italiana contemporanea”.

Scriveva l'artista, nel suo sito ufficiale, nel 2007: “Il libro più aspro che ho mai scritto. Soltanto apparentemente è il resoconto di un'esplorazione polare. Disorientamento, distruzione, fallimento”. Già, solo apparentemente: come correttamente integrava il narratore vicentino Alberto Carollo, lettore forte: “Altro motivo per apprezzare il libro è l’apparato fotografico, composto da materiale scattato dal fotografo ufficiale della spedizione, nella parte iniziale, e in seguito da Scott e i suoi man mano che si avvicinavano alla meta. Le foto non costituiscono un corollario alla lettura e al processo di immedesimazione del lettore. Tuena è storico dell’arte e muove dall’immagine portandola a dialogare col testo, leggendo la fisiognomica dei volti, le espressioni, i gesti, i particolari che compaiono nell’inquadratura. Le foto diventano perciò inscindibili dalla struttura del romanzo [...]”. Punto a capo.

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Sei anni più tardi, Tuena ha così raccontato e commentato la seconda edizione del libro: Saggiatore, 2013: “La prima edizione del libro uscì per Rizzoli nel 2007. Leggermente sotto tono, rispetto al precedente ‘Le variazioni Reinach’. Collezionò qualche folle passione di alcuni critici e lettori, un paio di bei premi – il Viareggio-Répaci, tra gli altri – ma confermò che per me la questione di vendere diventava accessoria. Ma come, mi si diceva, passi da Michelangelo alla Shoah e finisci nei ghiacci dell’Antartide? Che roba è? Che vuol dire? Dove vuoi andare? A me sembra un percorso chiarissimo, considerando anche l’ultimo ‘Stranieri alla terra’ (Nutrimenti). Ma non devo essere io a chiarirlo, se non con i romanzi che scrivo. Qualcuno lo capisce, ogni tanto. Successe, tra gli altri, a Giuseppe Genna che una sera, a Brera, uscendo da una mostra fotografica d’immagini sull’Operaio scelte da Ernst Junger mi prese da parte e mi disse: 'Quel tuo libro, Filippo, bisogna che lo si riprende in mano, mica può finire tra gli scarti di magazzino'. Sono passati quattro anni da allora e, ricordandosi della promessa, l’ha voluto nella collana che dirige per la casa editrice di Luca Formenton”.

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“To strive, to seek, to find, and not to yield”, cantava Tennyson. Versi che guidano nello spirito del libro, e della spedizione di Scott e dei suoi compagni. Sostiene Tuena che Scott incarnava l'antieroe laico, perché “c'era qualcosa in lui che sfuggiva alla divinizzazione”, nonostante la sua volontà e nonostante la retorica imperiale. Esteticamente, si presentava così: “Il suo sguardo bovino, glauco, bonario, sembrava contraddire le sue azioni”: e poi era “la sua andatura caracollante, data dalle sue gambe lievemente a x, a vanificare ogni intento eroico, celebrativo” [p. 65]: guardandolo negli occhi, ci si accorgeva d'uno sguardo “per nulla determinato e spesso perduto”, segno “d'una delicatezza d'animo vicinissima all'incertezza, persino all'insicurezza” [p. 66].

In questa sua fascinosa epica del fallimento, Tuena torna a giocare la carta dell'anamorfosi, già giocata con discrezione, e singolare effetto, nelle prime battute del gotico “Cacciatori di notte” dieci anni prima, nel 1997: stavolta accade nel momento della consapevolezza della sconfitta: dell'essere arrivati per secondi. “Il fisico degli esploratori e i loro abiti sembrano subire una spaventosa accelerazione del tempo. Un'anamorfosi che li trascina, che li risucchia, che li consuma. Erano uomini dispersi in una terra desolata, erano uomini vuoti, prosciugati nei sentimenti e nelle aspirazioni, stracci vecchi. È questa l'immagine dei loro desideri rasi al suole, ricoperti di sale, ridotti a nulla?” [p. 232] si domanda Tuena. O forse era tutto già deserto, da sempre.

Già: come opportunamente osserva sempre Francesca Matteoni [«Nazione Indiana»], “l’ultimo parallelo è il punto estremo della terra, la sua conclusione intangibile, il polo sud infisso nell’acqua ghiacciata. Ma è soprattutto un luogo simbolico, dove l’essere umano incontra ciò che per tutta l’esistenza vive e sperimenta senza averne la piena consapevolezza: la sua propria fine, la fine di tutte le cose. Ed infatti lì la terra si ferma. Il tempo non passa, non ruota”.

Tutto immobile, e freddo. La terra vergine, la terra femmina che attendeva soltanto d'essere conquistata, è un sepolcro: è un luogo di morte. E come in tutti i più riusciti romanzi di Filippo Tuena, è un fantasma a guidarci nella narrazione: è un fantasma a ispirarla. Un fantasma dà vita al “Volo dell'occasione”, un fantasma dà vita alle “Variazioni Reinach”, un fantasma conclude “Tutti i sognatori”: un fantasma sempre presente è “La grande ombra” che ogni letterario passo di Tuena ha probabilmente accompagnato e ispirato. E il fantasma di questo ultimo romanzo dello scrittore romano è uno dei più misteriosi, fascinosi e letterari in assoluto. È, nelle parole di Tuena, “l'inquietante figura dell'uomo in più – gliding wrapt in a brown mantle, hooded – colui che procede incappucciato avvolto in un mantello bruno” [p. 15]: un uomo ricordato dagli esploratori, sinistra presenza al loro fianco, quando la fatica della marcia si faceva intollerabile, e benedetto da versi di Eliot, nella “Waste Land” [“Who is the third who walks always beside you?”]: una figura dalla natura arcana e dall'essenza indecifrabile, silenziosa ed estranea alla fatica, misura di tutte le fragilità,

“ora io sono l'uscita che conduce in nessun luogo e per questo apro i ghiacciai e frantumo il muro di ghiaccio e ti concedo di attraversare le Colonne d'Ercole perché io sono l'uscita”.

EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE

Filippo Maria Tuena (Roma, 1953), scrittore e antiquario italiano, laureato in Storia dell'Arte alla Sapienza.

Filippo Tuena, “Ultimo parallelo”, Il Saggiatore, Milano, 2013. ISBN: 9788842818403. Premio Viareggio, 2007.

Prima edizione: Rizzoli, 2007.

Approfondimento in rete: Oblique + Wiki it + Scrittori Precari + effe16+ Poetarum Silva + Finzioni Magazine

Gianfranco Franchi, aprile 2013.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Nuova edizione di uno dei più bei libri di Tuena, “Ultimo parallelo”…