Scritti patafisici

Scritti patafisici Book Cover Scritti patafisici
Alfred Jarry
duepunti
2009
9788889987094

“Vivere è atto, e le sue lettere hanno il solo senso del delirio di un coleottero riverso. Vita uguale azione di succhiare dal futuro attraverso il sifone ombelicale: percepire, cioè essere modificati, rinfilati, rigirati come un guanto parziale; essere percepiti anche, vale a dire modificare, protendere tentacolarmente il proprio corno ameboide. Poiché e dunque è noto che i contrari siano identici” (Jarry, “Essere e vivere”, p. 24).

Sostiene Roberto Speziale che Jarry “reinventa il mondo che lo circonda, ne studia formule ed eccezioni, attribuisce a ogni fenomeno nuove sonorità, nuovi significati, a volte oscuri, a volte paradossali, a volte illuminanti” (p. 113). Naturale, quindi, che possa aver fondato addirittura una scienza anarchica – la scienza di ciò che si aggiunge alla metafisica, “sia in essa sia fuori di essa, estendosi così ampiamente al di là di questa quanto questa al di là della fisica” (p. 129). Grazie a quest'antologia dei suoi scritti curata dalle sempre benemerite Duepunti Edizioni possiamo addentrarci nel fulcro di questa stupenda letteraria pazzia, assaporando passo dopo passo il delirio protodadaista dello scrittore francese.

“È bene aver frequentato i filosofi, nei secoli vari, per imparare 1° l'assurdità di ripetere le loro dottrine che, recenti, si trascinano in caffé e birrerie, più vecchie, nei quaderni delle matricole; 2° e soprattutto, la doppia assurdità di citare a proprio sostegno il nome di un filosofo quando ciascuna delle sue idee, isolata dall'insieme del suo sistema, sbava dalle labbra di un ebete” (“Architrave”, p. 7). Sacrosanto.

La patafisica è “la scienza delle soluzioni immaginarie”: una “scienza che abbiamo inventato, il cui bisogno si faceva generalmente sentire” (p. 23). Questo libro racconta tutto quel che è necessario sapere per orientarsi in un fondamentale ambito di ricerca, già fertile fonte di ispirazione per Vian, Pennac, Queneau, Umberto Eco. “Scritti patafisici” è una raccolta di testi – tendenzialmente inediti in Italia – illuminanti, composti tra 1894 e 1906 (Lettere ad Apollinaire) – che, nelle intenzioni dell'autore, avrebbero dovuto essere parte di una silloge dal titolo “La candela verde”, completa di articoli, elzeviri e spéculation (cfr. postfazione di Schifani, p. 128).

Cos'è la semplicità? Silenzio. “Non ha bisogno d'essere semplice, bensì d'una complessità ristretta e sintetizzata”. È chiaro? Bene. Sappiate che è bene scrivere una teoria dopo l'opera: ma leggerla prima dell'opera è fondamentale. Del resto, come Jarry insegna, “Vivere è il carnevale dell'Essere” (p. 25).

Sì, possiamo viaggiare nel tempo: isolandoci dalla Durata (cfr. Bergson, nota 6 p. 96). La macchina dev'essere di una rigidità, ovvero di un'elasticità, assoluta: il solido elastico perfetto è “L'etere luminoso”. Si tratta di un sistema ideale di particelle materiali: agiscono per mezzo di molle. Molle prive di massa. Jarry descrive perfettamente la macchina (composta da tre tori - o volani – di ebano ricoperto di rame: dettagli per ricrearla, p. 17) ammonendo: “l'osservatore sprovvisto di Macchina vede meno della metà dell'estensione del Tempo, esattamente come un tempo la Terra era vista piatta” (p. 21).

Le stravaganze e le provocazioni di Jarry non conoscono limiti. Il pedone investitore viene riconosciuto come pericolo pubblico: si auspica che in futuro venga obbligato ad avanzare con targa, freni, campanello, tromba e fanale. Ci mancherebbe.

L'omnibus? Un curioso animale, cacciato da bande di gagliardi cittadini risoluti, pronti a imboscate in luoghi simili a piccole capanne. È un animale nocivo: lo Stato esclude che esistano periodi di sospensione della caccia. Cacciarlo regala emozioni simili a quelle dei nostri antenati dell'Età della Pietra: il bus è il nostro mammut.

Il gendarme? Un organo prensile della società, caratterizzato da una curiosa psicologia; ogni cattiva azione è buona, perché gli permette di eseguire il suo lavoro e gli dà da vivere. L'utilità dell'uniforme? Inficia la possibilità di catturare malfattori autentici. Ecco che si sceglie con cura qualcuno di aspetto miserabile e lo si porta per le vie, per raccogliere le congratulazioni del popolo.

Il campionario è vasto e non manca una suprema blasfemia: cfr. episodio del Cristo ciclista, diciamo così, che non intendo bruciare per nessuna ragione anticipandone dettagli, sfumature e protagonisti. Nella seconda parte del libro, ecco delle lettere ad Apollinaire: si tratta di corrispondenza amicale, con tanto di riferimenti a “magnifiche partite di biliardo”, di revolver prestati per spaventare i poveri borghesi (vizio pericoloso... cfr. nota biografica di Speziale), di tremende torri in costruzione (per volontà di Jarry) in riva alla Senna.

A noi spetta il compito di decifrare con cura le pagine del filosofo, per poter avanzare nell'ostico sentiero di ricerca patafisica. Serviranno pala e martello, per cominciare. Quindi, una targa. Magari, d'ebano.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Alfred Jarry (Laval, 1873 – Parigi, 1907), scrittore e drammaturgo francese, padre del “Re Ubu” che ispirerà surrealisti e maestri della letteratura teatrale come Artaud, Beckett, Ionesco, Carmelo Bene e Dario Fo. È morto dopo aver domandato uno stuzzicadenti a un amico. Era ammalato di meningite.

Alfred Jarry, “Scritti patafisici. La macchina, il tempo e altri epifenomeni”, Duepunti, Palermo 2009. Traduzione di Elena Paul. Postfazioni di Roberto Speziale e Giuseppe Schifani. In appendice, Nota della Traduttrice. Collana “Terrain Vague”, 15.

Gianfranco Franchi, marzo 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.