Runner

Runner Book Cover Runner
Ermanno Casari
Pendragon
2002
9788883421204

“Io non faccio i conti con me stesso da parecchio tempo. Ho accantonato domande, dubbi in una qualche parte di me, inaccessibile. È talmente tanto tempo che vivo con indifferenza, da non accorgermi più di nulla. La paura non esiste, non perché non la sento, ma perché ho semplicemente smesso di considerare le ragioni che me la possono procurare. Ho smesso di pormi domande alle quali non ho voglia di dare risposte” (III, p. 53)

Michele rompe le convenzioni, infrange le consuetudini, non rispetta le norme. Si sente estraneo. Estraneo alla famiglia, e al suo lavoro: perché per sentirsi meno male conosce un unico rimedio, fare qualcosa di cui non gliene freghi niente. E allora la laurea è rimasta incorniciata sulla parete, per mitigare l’amarezza della famiglia per la sua mancata integrazione nel sistema. È un runner da due anni. Un “fattorino nobilitato”, per così dire. La vita avrebbe potuto essere differente. Avrebbe potuto risparmiarsi l’esperienza d’un capo come Berardi: ambizioso, carrierista, arrogante e prevaricatore. Michele s’è ritrovato a dover costituire un contraltare alla visione del mondo di uomini come Berardi: incarna quel che non doveva esistere, quel che non doveva accadere. Rovescia, inquieto, parole e sentimenti e manifesta autonomia perché altro non sente di dover fare: non si riconosce in altro ruolo che non sia quello del fuggitivo. Non nomina una prigione, ma sa descriverla. Perché è come una giornata che torna a ripetersi, di volta in volta, senza variazioni e senza alterazioni: sospesa nell’indifferenza, appesa ad una logica dai colori distanti da quelli del suo spirito.

Inquieto, guida di notte per l’autostrada. Esce dal casello, per puntare ad un bar di paese, di quelli di una volta: per ritrovare atmosfere, e scambiare quattro parole con il barista. Oppure, per dimenticarsi del presente (domandarsi: qual è il sapore del cappuccino, e cos’è allora il cappuccino, quando irrequieto vuoi perderti e cerchi un ricordo – di te – in un luogo estraneo). Michele deraglia: esce dalla strada per ritrovare un segno o un simbolo o un sentiero perduto.
L’impazienza deriva dall’incomprensione. Michele, una volta, conosceva i tempi e il segreto del pescatore. Calma, concentrazione e riflessione: attesa.
Perché il pesce tenta di fuggire quando s’è stancato. Un ricordo si cristallizza: interiorizzato, non si rinnova più – s’incarna, nel tempo. Imprevisto. Un incidente. Una madre domanda salvezza per un bambino rimasto intrappolato nell’abitacolo. Come un pescatore, adesso, Michele non si stanca: non più, e attende; e quella vita che stringe a sé, per ore, nel disperato tentativo di impedirgli d’abbandonare tempo e colori, somiglia tanto – o forse è semplice riverbero – alla sua anima, impigliata nel niente; incapace di fuggire, paralizzata. Michele va a salvare il bambino.

“Resisto, bambino, stai tranquillo…Sono così abituato a resistere da essere diventato una roccia…è un esercizio che pratico da molto tempo…vedi, bambino, se ti alleni è facile resistere…basta isolarsi, applicare la disattenzione sempre…alle volte incontri anche delle persone che ti stimolano a perseverare per questa strada…e non pensare, non porsi delle domande è così semplice che diventa presto un’abitudine…pensa che fortuna che hai, c’è qui con te il campione della resistenza…Resisto bambino…resisto…” (III, p. 59)

Torniamo al presente dopo pagine rivolte alla narrazione d’un passato che non potrà essere dimenticato più: runner ha deviato dalla strada maestra e ha estinto ogni debito con il sangue, e con il sistema. Adesso ha un senso nuovo: eternare la vita di chi è stato rapito dal male, nell’innocenza e nell’inconsapevolezza, perché non poteva fuggire da se stesso. E sempre se stesso interpreterà, in una dimensione eterea, come ombra.

L’esordio di Ermanno Casari è un romanzo breve che tende a fluire leggero soltanto progressivamente: nei primi capitoli, la percezione d’una rabbia trattenuta e velenosa contribuisce a rendere più contrastata e farraginosa la narrazione. S’aprono squarci di luce, fin quando non si dischiude un orizzonte nuovo – nel cielo limpido della tormentata accettazione di sé, il narratore non tradisce la condizione e le conquiste del protagonista.
Pensieri in corsivo disseminati nell’arco di mancate interazioni con l’alterità fertilizzano dialoghi spezzettati, e frammentati dall’incapacità d’esternare quel che l’anima pretende assuma forma: dissociazione di chi, dopo estenuante fuga, reclama l’immobilità – come l’ultimo sorriso di chi si congeda, non potendo e non volendo emergere più, dall’abisso.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Ermanno Casari, copywriter, attore e scrittore italiano. “Runner” è il suo primo romanzo.

Ermanno Casari, “Runner”, Pendragon, Bologna, 2002.
Il libro è strutturato in una Prefazione e due parti: “Passato Remoto”, suddivisa in cinque capitoli, e “Presente”, articolato in un solo capitolo.

Gianfranco Franchi, maggio 2004
Prima pubblicazione: Lankelot.