Ronde de la nuit

Ronde de la nuit Book Cover Ronde de la nuit
Alessandro Ansuini
Liberodiscrivere
2002
9788873880073

Alessandro Ansuini, romano di Garbatella, classe 1974, è una delle più eclettiche figure nella nuova generazione delle nostre letterature italiane. Poeta, narratore, fotografo, editore (clandestino) per Smith & Laforgue (là dove si stampano e cuciono in privato i proprio libri, ad libitum), anima dell’ensemble musicale Camera Mix e del gruppo Karpos, ha esordito pubblicando questo “Ronde de la nuit” nel 2002, per i tipi di Liberodiscrivere Edizioni.

Ronde de la nuit” è l’ouverture postmoderna, lirica e lisergica, d’un autore che sembra votarsi a una scrittura estranea a trame che non siano un accenno; concentrato sulle immagini, sul suono puro, sulle sensazioni da sfogliare, scardinare e infine scolpire, va ibridando riferimenti rock o pop (soltanto in questo primo libro, più o meno scoperti omaggi o interpolazioni Radiohead, Cure, Cardigans) a riferimenti letterari (campionando, tra i tanti, Rimbaud, Richard Burton, Shakespeare, Spender), prediligendo – questa è un’attitudine protonovecentesca– frammentare e costellare le sue pagine con passi in francese; l’inglese è tendenzialmente vincolato ai richiami rock.

Difficile immaginare l’esistenza d’un libro del genere senza che nella Letteratura Italiana – quella al singolare – sia esistita un’opera atipica, visiva e visionaria come “I Canti Orfici” di Dino Campana, esemplare commistione di prosa lirica e versi; quel che può affascinare il lettore è la percezione d’un incontro tra quel libro di Campana, reminiscenze decadenti o scapigliate (giusto per aderire a dovere alla nostra tradizione) e sperimentazioni beatnik; diverse tra le prose di questo complesso quaderno sembrano decisamente adatte a performance dal vivo, più che a una silenziosa lettura in una polverosa mansarda.

Protagoniste assolute del libro – a questo punto potremmo quasi dire che sia lineare identificarle – sono le figure femminili: amate, idolatrate, perdute, sospese in un istante che non torna, rimpiante, possedute. L’amore è letto come un altare che pretende un sacrificio; è una concezione tragica e romantica, che mi sembra tuttavia vada esemplificando con chiarezza la condizione dell’io narrante. Il disordine emotivo può precipitare nell’acredine: “Tutte voi, tristes petits ingrats, voi che avete lasciato la polvere accumularsi sul mio cuscino dopo aver messo in disordine le lenzuola, verrò a prendere i vostri sogni di bambine, e li regalerò alle bocche fameliche dei pazzi. Sistemo con un piede le pieghe del tappeto”. (p. 41) – non sorprenda la conclusione che scivola su un piede. I piedi – sin dal principio – sono elementi centrali nelle prose liriche di Ansuini. Nella prima prosa, Arthur Borges è diventato una magnolia; sospira quando s’accorge che non può muoversi, inutile impazzire e inutile ragionare. Tuttavia è felice di non doversi allacciare più le scarpe. Non può più scrivere, ma pensa e prova poesia. Ora: sembra quasi che l’autore vada identificando i piedi nudi con la libertà, come in diverse tradizioni; le scarpe sono lette simbolicamente come un segno di riconoscimento del ruolo, come parte integrante dell’adesione – dell’aderenza coatta – alla società o a determinate condizioni esistenziali. Sfogliando il testo non di rado capita di individuare passi dedicati ai piedi; tendenzialmente ogni apparizione d’un piede sta a suggerire un moto di libertà, di riscatto, di rivalsa sulla sofferenza. Mi sembra un tratto originale, va sottolineato.

Tornando al rapporto con le figure femminili: “Tutto sommato io ero una domanda latente, da sempre, lo sono ancora, e tu eri una risposta complicata” (p. 90) – e un passo come questo mi sembra così emblematico che non va nemmeno glossato o interpretato; è una sorta di manifesto genetico del legame con la donna in “Ronde de la nuit”, e dello status e della coscienza dell’io narrante. Un poeta che cerca, in prosa e in versi, di respirare qualcosa di diverso: di trovare equilibrio: di amare, totalmente.

Importanti le infrequenti dichiarazioni di estetica; il testo è frastagliato da una chiara coscienza di simbiosi tra “io” e “scrittore”, tuttavia fracassata dai limiti della scrittura e dalle vicende esistenziali del narratore. Scrivere illude e inganna il tempo, e rinnova speranza nella vita: speranza di controllo, certezza di senso. “Qual è il fine dell’arte se non quello di riuscire a dare contorni provvisori a sensazioni impronunciabili? Era l’arte assoluta. Comporre versi da perdere nel vento. E chi poteva dire che se li avessi urlati con la sua voce di magnolia gli altri alberi non l’avrebbero udito?” (p. 11). E ancora a proposito del conflitto tra “io” e “scrittore”: “Diceva bene Sartre che i personaggi dei libri sembra facciano vite intensissime ma quando sei tu il protagonista ti accorgi delle tende ingiallite e dei buchi di sigaretta sul copriletto” (p. 25).

Sublime invece una delle conclusioni possibili: “La bellezza è nella constatazione che la sua cognizione non può prescindere da un giudizio: che si è cosa unica, poeta e immagine e parola, e che siamo un cerchio aperto come un grido ripetuto all’infinito” (p. 111) – e questo passo sembra proprio poter essere salutato come il miglior viatico per quel che Ansuini ha creato, interpretato e proposto, negli anni, sino a guadagnarsi l’attuale considerazione di outsider di lusso d’un sistema letterario che ne apprezzerà, tra non molto, l’estraneità al lungo respiro, la ricchezza lessicale, la capacità di fotografare sentimenti e sensazioni, l’illeggibilità (è davvero nutrimento per letterati puri o per innamorati delle letterature, in generale; dimentichiamoci la commercializzazione di una scrittura pura, magmatica e caotica come questa: è l’officina d’un poeta che sta fumando), il talento da performer. Ansuini corteggia la pagina bianca e rianima simboli morti. Sta battendo – in splendido isolamento e con apprezzabile coerenza – una strada nuova. Avanti così.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Alessandro Ansuini (Roma, 1974), poeta, narratore, fotografo, performer ed editore (clandestino) italiano. Ha esordito pubblicando “Ronde de la nuit” nel 2002. Vive a Bazzano (Bologna).

Alessandro Ansuini, “Ronde de la nuit”, Liberodiscrivere, Genova, 2002. ISBN 97888-7388-007

Gianfranco Franchi, aprile 2007.

Prima pubblicazione: Lankelot.