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Quando fondammo la prima rivista letteraria dell’Università degli Studi Roma III non avevo nemmeno vent’anni. “Ouverture” nasceva libera e indipendente, figlia della passione incandescente di un piccolo gruppo di studenti del primo e del secondo anno, per disordinate e irregolari riunioni in un chiosco polveroso, a pochi passi dalla vecchia sede di Piazza Esedra. Si ritrovò apprezzata e finanziata dalla facoltà di Lettere, risolvendo l’odiosa questione della sottoscrizione degli studenti e dei docenti. Qualche anno dopo, una prima scissione redazionale diede vita a una seconda rivista, “Der Wunderwagen”, nata e rimasta indipendente: gemellata con “Lighea” di Trieste, animata da Karlsen e dagli Ammutinati. Quindi, dall’aprile 2003 diversi tra noi si ritrovarono in Rete, su Lankelot: quelle esperienze non sono andate perdute, sono parte fondante del dna di questa agorà virtuale.  Tra i collaboratori esterni di “Ouverture”, nel numero 1 (Maggio 1998), appariva il giovane poeta Marco Limiti, futura anima di “Progetto Cultura”: oggi è l’editore di una nuova rivista letteraria nata dal genio e dalla verve di altri (ormai ex) studenti di Roma III, in collaborazione con letterati e accademici più o meno noti: «Línfera», che mi appresto a presentarvi.  Ho sfogliato le tre copie della rivista grazie alla disponibilità di Francesco Lioce, mio ex compagno di studi in quegli anni; è uno dei redattori. Il primo impatto è stato questo, un’ondata di ricordi e di nostalgia per quel che dieci anni fa avevamo ideato e animato: assieme, sorridevo pensando a quanto magma avevamo alimentato in quegli anni, nutrendoci di un ambiente non sempre entusiasmante. E non per la sua relativa giovinezza. Infine, dopo aver dissolto ricordi e cessato di decifrare le trame del destino, ho letto a fondo.

E leggendo ho sentito pizzicare le corde dell’irresponsabilità di allora, della irragionevole renitenza ai compromessi etici ed estetici, dell’insostenibile desiderio di indipendenza e autonomia, infine della pretesa di distinzione e di innovazione; e davvero ho apprezzato l’eco di questo spirito, che ho sentito pulsare vivo tra le righe degli scritti di Lioce o di Morricone. A voi, quindi, scheda della rivista e intervista – in esclusiva – con il Direttore, Luca Morricone. A lui, a Francesco e a tutti i giovani letterati parte del giornale vanno la mia solidarietà e il mio incoraggiamento.

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«Línfera» è un periodico quadrimestale nato il 9 Giugno 2006 presso lo storico Cafè Notegen di Roma, caro a diverse generazione di letterati e artisti. È organo del Movimento per la Neorinascenza della Letteratura. Spiega Marzia Spinelli, nel sito ufficiale (www.linfera.it) del progetto:

«Línfera» prende il suo nome da linfa e da infero. Ha, invece, come sottotitolo «Neorinascenza letteraria» allo scopo di dichiarare il programma di dare uno scossone all’ambiente letterario italiano, criticando tanto gli atteggiamenti banalmente passatisti quanto le forzature inutilmente futuriste, insieme ad altri vizi che paiono affliggere la letteratura italiana contemporanea: quali l’intimismo, la serialità, la superficialità, la mancanza di progettazione, d’innovazione, e altro ancora. Con l’obiettivo di proporre una nuova linea letteraria colta ma schietta, profonda ma comprensibile, innovativa ma con solide basi, formalmente ineccepibile ma vera nei contenuti, si alternano nelle pagine del giornale nomi arcinoti e debuttanti assoluti, offrendo saggi critici spesso liberi e non accademici, e testi artistici sovente inediti anche nel caso di autori affermati”.

A presentare il giornale ecco il Direttore, Luca Morricone.

GF: «Línfera» nasce come organo del Movimento per la Neorinascenza della letteratura. Ci racconti: chi anima questo Movimento? Cosa s’intende per Neorinascenza? Come s’intende attuarla, e sulla base di quali principi? Infine: si sottende una nuova formula di circolazione, promozione e distribuzione delle opere o si pretende rimanga tutto inalterato?

LM: ‘Neorinascenza’ è un contenitore vuoto; è forse una scatola con fronzoli appiccicati al nascere dalla retorica enfatica, pure necessaria quando si perseguono ideali probabilmente irrealizzabili; poi, il vocabolo ha il pregio di dover essere riempito, con onestà, con la crudeltà dell’autocritica e con la carnalità che è Movimento in quanto ‘scelta’ di compiere un’azione: «la letteratura si fa». Parlo di utopie: l’ingenuo e terribile dialogare e istruirsi a partire da epoche, culture, tradizioni, generazioni e individui diversi; la cruda rincorsa alla coscienza di sé e di un senso biologico. La Neorinascenza è strumento di se stessa, perché è anche desiderare la rinascita di una società del rispetto – prima di tutto delle differenze – che non sia soltanto fertile humus per le arti. Da cui la dimensione del concetto è più ampia di un astratto ed esclusivo pensare la letteratura. «Línfera» è un mezzo: «línfera» è innanzitutto il luogo dove far avvenire il confronto; «línfera» è l’espressione di una e di molteplici ricerche che si percorrono negli scritti creativi e critici di chi partecipa a questo Movimento: scrittori, docenti, studiosi (accademici e irregolari), aspiranti, ecc. Volgendoci quindi alle ‘opere’, qui si denunciano gli uomini, le differenti finalità e i limiti che separano la letteratura e il mercato, l’arte e la moda con i suoi vari travestimenti. Personalmente, non avanzo pretese, ma nutro i miei auspici: che non resti tutto inalterato.

GF: Una e molteplici ricerche percorse negli scritti creativi e critici di docenti, studiosi (irregolari e accademici) e letterati, in generale: non esiste quindi una coerenza, una ricerca di uniformità e coesione altra dal desiderio d’una rinascita d’una “società del rispetto”? Ideologica, estetica o esistenziale in generale: quale?

LM: La coerenza si trova innanzitutto nel principale strumento adottato per ‘ricercare’, cioè il ‘dialogo’. Tuttavia, quando dico «una e molteplici», voglio evidenziare anche altri due aspetti di ciò che è contenuto in «línfera»: in primo luogo, la continuità tematica che lega ogni numero della rivista a quello seguente, una ‘continuità’ che vuol dire ‘direzione’ e che dovrebbe essere ben visibile a un lettore molto attento; in secondo luogo, lo spazio dedicato all’opera e al pensiero altrui, indipendentemente dal suo credo o dalla sua moralità. L’obiettivo non è l’omologazione a una sola via, ma la valorizzazione dell’individualità, con le sue peculiarità. Anche in questo caso sto parlando, attribuendo un duplice significato alle mie parole: il mio discorso è di natura ideologica ed esistenziale, ma anche estetica. Purtroppo, però, conosco già la diffidenza di quelli che, sentendosi estranei alla fisionomia di una società culturale generalmente corrotta (italiana, nel nostro caso), non credono nella possibilità di avere un effetto su di essa e sull’opinione pubblica a partire dal suo interno. I vecchi appaiono, nella loro corruzione, arroccati dietro i loro privilegi. I giovani non sembrano meno corrotti dei loro padri e in molti casi brandiscono la loro rabbia, senza essere preparati. Credo, però, che sia ancora possibile (e che sia doveroso) ristabilire, appunto, il dialogo: ritrovando i maestri negli uomini e nei libri, e riconoscendo per prima cosa noi stessi (gli scrittori e non solo), con la nostra menzogna e onestà.

GF: Quanto è stata importante la disponibilità delle edizioni Progetto Cultura, ideate e animate da Marco Limiti? Come ha influito l’editore nella genesi del progetto, e quali sono state le reali ragioni del suo sostegno?

LM: «Línfera» è un progetto editoriale nato in modo indipendente e proposto all’editore. Il nome, il formato cartaceo, la sua veste grafica e la cura dei suoi contenuti sono frutto delle professionalità insite nella redazione. A ogni modo, le Edizioni Progetto Cultura sono state determinanti per la pubblicazione di «línfera», sostenendone la stampa e la sua diffusione, nel totale rispetto del nostro operato: in tutto ciò si scopre l’importanza di un giovane editore, Marco Limiti, cui siamo accomunati dalla passione per lo scrivere e dall’amicizia. Con lui pensiamo al presente e al futuro di questa rivista che è cresciuta molto in fretta, guadagnando la stima di importanti collaboratori e dei lettori che ci seguono. Con lui ci preoccupiamo che «Línfera» continui a crescere, arrivando a nuovi lettori che speriamo, anche, possano decidere di sostenerci.

GF: Composizione della Redazione: il Comitato s’è formato per via di antica amicizia universitaria, per affinità elettiva e comunanza d’intenti o per via di contatti aperti in diversi ambiti letterari? C’è qualcuno che avreste voluto avere al vostro fianco, in particolare, o qualcuno che vorreste s’unisse?

LM: Eravamo sconosciuti: io, Roberto Raieli, Francesco Lioce, Marzia Spinelli e Antonietta Tiberia. Lo siamo ancora, ma oggi qualcuno ci riconosce e le pubblicazioni dei singoli vanno aggiungendosi a quelle su «línfera». Ci siamo incontrati in un’aula della terza università di Roma, ma non siamo tutti giovani all’anagrafe, anche se lo siamo, credo, nell’animo con un po’ di vissuto.

Prima della rivista, abbiamo condiviso un paio di anni di chiacchierate e scontri nella saletta angusta e ‘infera’, sottostante allo storico Caffè Notegen: eravamo forse venti o più, ma non tutti sopportavano le critiche e l’autocritica, e non tutti volevano percorrere questa strada. Si dialogava di letteratura e di tutto il resto: ci si migliorava come uomini e nella scrittura, o si tentava di farlo. Ognuno di noi è molto differente dall’altro, ma abbiamo imparato a essere amici. Siamo soli in quanto individui, ma queste solitudini hanno l’orgoglio e il bene di valorizzarsi vicendevolmente. «Línfera» è aperta a tutti coloro che vorranno collaborare con noi, ma questi dovranno anche saper faticare e guadagnarsi con la tenacia e le loro qualità lo spazio per essere pubblicati.

GF: Avete pubblicato, nel numero 1, due frammenti del romanzo inedito di Piergiorgio Welby, “Ocean Terminal”; un altro suo brano è apparso nel numero 2. Cosa significa e cosa può implicare l’eredità estetica ed esistenziale di Welby? Quale rilevanza avrà nella Letteratura Italiana contemporanea la pubblicazione del suo romanzo?

LM: : Piergiorgio Welby non è soltanto il ‘caso’ giornalistico, politico ed etico; era un uomo di particolare spessore umano (e ciò non vuol dire ‘buono’, né ‘cattivo’). L’opinione pubblica lo ha conosciuto attraverso lo stereotipo che di lui è stato costruito. Non abbiamo scelto di pubblicare i frammenti del suo romanzo (ancora inedito) per motivi di cronaca, né di sciacallaggio: il suo scrivere è particolarmente denso della espressività che deriva dal suo vissuto e da una cultura che ha supportato il suo narrare visionario. In poche parole siamo di fronte a uno scrittore. «L’oceano terminale» ha una rilevanza letteraria, e potrebbe avere anche un’eco rilevante, ma il lettore dovrebbe avere una buona cultura e saper apprezzare il valore letterario dello scrittore e quello dell’uomo, in modo libero da una morale (quella che ci è stata insegnata) che molte volte non è adeguata a imbrigliare la mobilità e le contraddizioni dell’esistenza. La censura, su tutto ciò che può essere destabilizzante per una società di finzione e di trame di potere, potrebbe pesare sulla pubblicazione di questo romanzo da parte di un grande editore.

GF: Tra “La Voce”, “Lacerba” e “Il Politecnico”, qual è l’esempio che sentite più vicino al vostro giornale? Perché? E a latere: quanto incideranno le nuove tecnologie (web) nella fortuna della rivista, e come?

LM: Nessuna delle tre storiche riviste del Novecento che lei mi menziona può essere presa quale esempio e modello per l’attuale «línfera». È vero, però, che nel «Manifesto della Neorinascenza», editoriale del numero 0 della nostra rivista, io stesso riporto un passo pubblicato su «Lacerba» nel 1913; e, poco più avanti, scrivo che «línfera» è anche «l’omaggio alle ribellioni del passato e, soprattutto, è l’iscrizione votiva dell’ambizione di pochi che si prefiggono di segnare una rotta». Tutto ciò può dare luogo a fraintendimenti. «Línfera» si ispira ad alcuni caratteri che non sono soltanto di «Lacerba» e che possono essere rintracciati anche in altre riviste di quel periodo storico, tra cui anche «La Voce» e «Il Politecnico» (anche se quest’ultima nasce più tardi, nel dopoguerra): erano pubblicazioni animate da un desiderio di cambiamento, dalla voglia militante di avere un ‘effetto’. Anche «línfera» può essere accomunata a loro in questo e con «Lacerba» può perfino condividere l’affermazione del valore dell’individualità. Ciononostante, il ‘dialogo tra individui’ è ben diverso dal ‘superomismo’ del quindicinale futurista; e la ‘società del rispetto’ di cui parlavo è l’opposto dell’interventismo invocato da molti nei primi anni del secolo scorso.

I tempi sono cambiati: sarebbe sciocco e fuori luogo voler ripercorrere così sterilmente il passato, tentando di riprodurlo o, peggio, proponendone una caricatura. Le nuove tecnologie incideranno sulla fortuna della rivista? Lo spero: stiamo lavorando a una rielaborazione del sito internet di «línfera», col fine di rendere più facile accedere ai contenuti della rivista e contribuire a quel confronto che sul web è l’interattività. Il nuovo sito sarà pronto, presumibilmente, entro fine autunno. La carta, però, resta il supporto prediletto.

GF: Qual è il suo sogno, in questo momento? Quali i primi obbiettivi da raggiungere, quali i prossimi traguardi? Quali le reali possibilità di incidere nel mondo letterario? Quali gli ultimi auspici?

LM: Fin qui abbiamo parlato continuamente di sogni e auspici, ma anche di realtà: le innumerevoli collaborazioni che abbiamo avuto con scrittori e studiosi affermati, dimostrano le reali possibilità dei nostri sforzi; l’interesse, l’adesione e l’avversione di molti segnano il peso del nostro agire. Ma gli obiettivi per i prossimi traguardi li conservo per me: è importante avere un’idea sull’insieme e sui particolari; è ciò mi suggerisce di provare a capire, innanzitutto, quanto io sia pronto al tempo che vivo per incidere, scegliendo l’azione da compiere, da dire, cosa e come scrivere.

Gianfranco Franchi, settembre 2007.

Prima pubblicazione: Lankelot.

SCHEDA RIVISTA

«Línfera»

periodico quadrimestrale per la Neorinascenza della letteratura.

Direttore editoriale: Luca Morricone.
Vice direttore: Roberto Raieli.

Comitato di redazione: Antonietta Tiberia, Marzia Spinelli, Francesco Lioce.

Direzione, proprietà, editore: Edizioni Progetto Cultura 2003 S.r.l. via San Roberto Bellarmino, 6 – 00142 Roma.

Sito Web Línfera: http://www.linfera.it

Per inviare testi, articoli o commenti da sottoporre alla redazione – assieme a una breve note biografica, completa di recapiti: redazione@linfera.it
Posta ordinaria: Edizioni Progetto Cultura 2003 Casella Postale 746 – 00144 Roma

Il numero zero contiene scritti di: Antonietta Tiberia, Donato Di Stasi, Fabio Pierangeli, Francesco Lioce, Gianluca Giacobetti, Giorgio Taffon, Luca Morricone, Maria Luisa Spaziani, Marzia Spinelli, Massimo Nardi, Roberto Raieli, Rosa Maria Fajardo, Salvatore Martino e Sergio Campailla.
È stato illustrato da Maria Luisa Falanga.

Il numero uno contiene scritti di: Antonietta Tiberia, Donato Di Stasi, Elio Pecora, Fabio Pierangeli, Francesco Lioce, Giuseppe D’antonio, Giuseppe Martella, Luigi Pirandello, Luca Morricone, Maria Luisa Spaziani, Marina Pizzi, Marzia Spinelli, Piergiorgio Welby, Roberto Raieli, Salvatore Martino, Walter Pedullà e Walterina Rosati.
È stato illustrato da Edoardo Morricone.

Il numero due contiene scritti di: Adriano Susca, Antonietta Tiberia, Dante Maffia, Donato Di Stasi, Elio Pecora, Fabio Pierangeli, Francesca Innocenzi, Francesco Lioce, Giancarlo Zagni, Giorgio Caproni, Giuseppe Leonelli, Luca Morricone, Marco Ariani, Mario Paoletti, Marzia Spinelli, Piergiorgio Welby, Pietro Montani, Roberto Raieli, Sergio Givone e Vittorio Alfieri.
È stato illustrato da Edoardo Morricone.