Pensieri scorretti

Pensieri scorretti Book Cover Pensieri scorretti
Giordano Bruno Guerri
UTET
2007
9788802077055

Giocosa raccolta di aforismi e paradossi curata dal maestro Giordano Bruno Guerri, "Pensieri scorretti" (Utet, 2007) è un intelligente e gradevole divertissement nato per "mettere in torto chi ha sempre ragione grazie al proprio pensiero corretto". Lo storico senese è convinto che il politicamente corretto si sia esteso all'intero scibile umano: e non ha dubbi che si tratti di un approccio, per dirla con Ida Magli, perlomeno stupido e antiscientifico. D'altra parte, "Gli uomini comuni frequentano luoghi comuni", chiosa il curatore. Quei luoghi comuni non sono quelli battuti dall'artista padre delle biografie di Bottai, Ciano, Malaparte, Maria Goretti e Balbo. E meno male.

In questo libro Guerri offre una serie di antidoti al politicamente corretto, facilmente consultabili. Il saggio è completo di indice delle voci, indice degli autori citati e bibliografia. Il migliore, ve lo anticipo subito, è questo: "Il blog è la dimostrazione moderna che l'elemento più importante di un giornale è l'editore". A firmarlo è GBG. Al secondo posto, ci metto "Io non sono comunista. Non me lo posso permettere" (Flaiano). Al terzo, il più sinistro. Lo firma Andreotti: "Si fa bene a tenere un diario; ed è utile che tanta gente lo sappia". Al quarto, questo epitaffio lapidario: "Scusate la polvere" (Dorothy Parker). Al quinto, il vecchio Longanesi: "Sì, è un vero giornalista. Spiega benissimo quello che non sa". Al sesto, il cinico Manganelli: "Io amo i poveri e soffrirei in un mondo senza poveri. I poveri sono le brioches dell'anima". Al settimo, il tenero Voltaire: "La patria è dove si vive felici" ("Il secolo di Luigi XIV"). All'ottavo, Eco nei panni del politologo: "Per governare gli uomini, l'unico modo è di non dire loro la verità" ("Diario minimo"). Al nono, Marcello Marchesi che parla d'amore: "L'amore ha diritto di essere disonesto e bugiardo. Se è sincero" ("Il malloppo"). Al decimo, infine, un'amara constatazione di Azorìn sulla politica: "L'onore varia a seconda delle latitudini". Vero.

Sintetizzare un'antologia di aforismi non è razionale. Vi racconto qualcosa, scelgo ancora qualche passo. Si parte dall'abbigliamento, si concluderà con lo zelo ("Soprattutto niente zelo"). Fulminante Thoreau: "Guardatevi da tutte le imprese per le quali occorrono abiti nuovi" ("Walden"). Sacrosanto. Quindi, appare una strana negligenza: alla voce "abitudini", il famigerato "Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine (...)" viene attribuito a Neruda e non a Martha Medeiros, anticipando un errore che sarà ripetuto da Mastella in parlamento, pochi mesi più tardi, scatenando l'ira di Stefano Passigli. Questo sì che è un paradosso. Secondo me, voluto.

Avanziamo. Splendido, alla voce "adolescenza", questo passo di Pasternak: "L'adolescenza deve passare attraverso tutti gli eccessi della castità" ("Dottor Zivago"). Del resto, "La castità è l'inizio di tanti vizi" (Rudolf Rolfs). Aforisma memorabile almeno quanto quello dedicato all'America da Freud: "L'America è un errore; un errore gigantesco, ma un errore" ("Il disagio della civiltà"). Insomma, Osama non s'è inventato niente.

L'amore raccontato da Bukowski era sempre speciale: "Ovviamente è possibile amare un essere umano, se non lo conosci abbastanza" ("Taccuino di un vecchio sporcaccione"). In un certo senso, vale per tutti i sentimenti: senza comprensione e senza pietà, per sè stessi e per gli altri, l'epilogo è quello.

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La classicità, secondo Mino Maccari, poteva rivelarsi sospetta: "Anche gli antichi, dopo tutto, di coglionerie ne dicevano tante" (sì, è confortante, sì). I testi sacri, almeno, andrebbero rispettati. Magari ricordando quel che insegnava Claudel: "Il rispetto dei cattolici per la Bibbia è enorme e si manifesta soprattutto nel tenersene a rispettosa distanza" ("Memorie improvvisate"). Gide avrebbe chiosato: "Chissà se Cristo era cattolico?" ("Diario"). Arbasino ci consola: "All'inferno ci va chi ci crede" ("Fratelli d'Italia"). E potremmo concludere col famoso motto "Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'inferno per la compagnia", Mark Twain mi pare. Così facciamo contenti tutti.

Le banche non hanno mai avuto grande stampa. Balzac: "Non è scandaloso che alcuni banchieri siano finiti in prigione; scandaloso è che tutti gli altri siano in libertà" ("César Birotteau"). Nemmeno la scrittura ha mai avuto grande stampa, almeno da parte degli scrittori. "Trovo sia da idioti lavorare sette o otto mesi su un romanzo quando in ogni libreria, per due dollari, se ne può comprare uno", meditava Twain. Steinbeck era più caustico: "La professione di scrivere libri fa apparire le corse dei cavalli un'attività solida, stabile". Qui in Italia, l'aria non è diversa, almeno a dar retta ad Arbasino: "La carriera dello scrittore italiano ha tre tempi: brillante promessa, solito stronzo, venerato maestro". Quanto ai guadagni, non è dato sapere a quanto corrispondano. A occhio e croce si direbbe che valga la massima di Steinbeck. Chissà Guerri cosa ne pensa.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Giordano Bruno Guerri (Monticiano, Siena 1950), scrittore, giornalista e storico italiano. Si è laureato con una tesi su Giuseppe Bottai, poi pubblicata da Feltrinelli (1976). Già direttore del mensile “La Storia Illustrata”, collabora col “Giornale”.

Giordano Bruno Guerri, "Pensieri scorretti. 1837 aforismi per togliere la ragione a chi ce l'ha", UTET, Torino 2007. Completo di indice delle voci, nota bibliografica, indice per autori citati.

Gianfranco Franchi, febbraio 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Un intelligente e gradevole divertissement nato per “mettere in torto chi ha sempre ragione grazie al proprio pensiero corretto”.