Nuova enciclopedia

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Alberto Savinio
Adelphi
1977
9788845901041

Oggi non c'è possibilità di enciclopedia. Oggi non c'è possibilità di saper tutto. Oggi non c'è possibilità di una scienza circolare, di una scienza conchiusa. Oggi non c'è omogeneità di cognizioni. Oggi non c'è affinità spirituale tra le cognizioni. Oggi non c'è comune tendenza alle conoscenze. Oggi c'è profondo squilibrio tra le conoscenze. Questa la ragione della 'crisi di civiltà'” (p. 133): quella che noi chiamiamo conoscenza è “un misto di verità, di errori e di cose ignorate. Chi assicura che ai fini della conoscenza 'ultima', della conoscenza 'suprema', l'errore è meno utile, meno fecondo, meno conoscente – meglio: chi assicura che la verità è sempre utile e l'errore sempre dannoso?” (p. 201).

Nuova enciclopedia”, ludica e personale ammissione di sconfitta, divertissement e diario, nato per la “scontentezza” - diciamo così – di Savinio nei confronti delle enciclopedie sue contemporanee, è una sorta di dizionario-zibaldone abnorme, politico ed estetico e filologico al contempo; naturalmente, è (tendenzialmente) divertente. Si tratta di un'edizione Adelphi del 1977 che va assemblando pagine apparse sotto forma di articolo per “I Rostri” (1932), “Domus” (1941-42), “La Stampa” (1942-43), il “Corriere della Sera” (1947-48) e altre testate, non nominate dal curatore.

Scriverne una recensione non è semplice; la tentazione sarebbe quella di puntare solo ed esclusivamente sulle voci di maggior interesse secondo un gusto personale, rispettando la natura difforme, eterogenea e assolutamente frammentaria dell'opera. Così farò. Partiamo da due tra le prime voci formidabili: “Allodola” racconta del miracolo di San Giuliano – riferito da Stendhal – ossia la resurrezione di quegli uccelli, così scampati a un banchetto. In “Ambrogio” si giura che il Santo, autore dell' “Esamerone”, abbia anticipato “I Canti di Maldoror” di quindici secoli. Questo è l'aperitivo.

C'è una voce “Abbiategrasso” che racconta d'un tizio di quelle parti che acquistava camicie in Bond Street e si dava arie da giovin signore, e la relativa smentita della stampa locale; ci sono notizie sull'etimo – gli etimi – plausibili per “Achille”, “Adamo”, “Anima”, “Autista”, “Autiere” (Bontempelli!), “Azzardo”, “Ballare”, “Bibbia”, “Borghese”, “Confindustria”, “Corano” (“lettura”), “Cravatta”, “Drudo”, “Enciclopedia” (ovviamente), “Fucile”, “Gas” (van Helmont, p. 167), “Giostra”, “Malandrino” (l'antico nome della lebbra, “malandra”...), “Mare”, “Mirmidone”, “Murata”, “Nausea”, “Odisseo”, “Orfeo” (p. 284: “luce e guarigione”), “Pagano”, “Snob”: secondo Savinio, “l'etimologia è una psicologia del linguaggio, il modo di penetrare l'anima delle parole” (p. 20), e quindi il fascino dell'origine della parola “tiranno” (“custode di formaggi”) assume tutto un altro sapore. Per dire. In ogni caso, e questa è la chiave di lettura principe, la scoperta etimologica ci dà l'impressione di toccare con mano la Verità (p. 139). V maiuscola.

Meditazioni rilevanti: ne propongo tre, quelle che giudico paradigmatiche dello stile dell'autore, per invogliarvi e avvicinarvi alla lettura di questo suo erudito giocattolo. Cominciamo dalla A, “Amore”. Sentite qua...

Chi può vantare una 'completa' esperienza dell'amore? Solo un mostro di molteplicità, un uomo-polipo fornito di tanti tentacoli, quanti sono gl'innumerabili desiderii che danno al nostro vivere un'apparenza di senso, un'illusione di necessità, e che tutti assieme costituiscono il grande inganno della vita (…). Durano solo gli amori inappagabili, gli amori che non hanno possibilità di arrivare all'amore, ossia al possesso della cosa desiderata” (pp. 33-34). Secondo Savinio, è il desiderio a essere illimitato e infinito: l'amore è la morte.

B, “Borghesia”. “Dal concetto che il soldato ha del borghese, si può trarre la definizione forse più giusta del borghese: 'Colui che non milita'. Che non milita in nessun senso: non milita nel pensiero, non milita nell'azione, non milita nel lavoro. L'immilite uomo. Colui che ha rinunciato all'attività eroica della vita” (p. 80).

C, “Comico”: “Il comico nasce dalla 'smontatura' delle cose serie e gravi, ed è per questo che nel comico anche più innocente c'è sempre un che di nocente, un che di maligno e di corrosivo, e piace soprattutto alla plebe. Nel riso c'è sempre qualcosa di basso (di 'mortale') e per questo il riso è considerato 'volgare' (così nobile, invece, così distinta la gravità!) (…) Nel comico non c'è posto per l'eternità” (p. 98).

Omaggi letterari: Apollinaire in primis (mentre Baudelaire viene discretamente affossato, “Copernico della poesia”: in lui la poesia muore, si distacca da popolo); Cecov; Ibsen (laddove aggiunge: “Esiste civiltà perché esistono le donne”, p. 274) – tra i principali. Non mancano referenziali saluti al proprio “Nivasio Dolcemare”.

Dissenso e distanza estetica, filosofica o letteraria: Ariosto; Cervantes; D'Annunzio (“Amare le parole come D'Annunzio per la loro bellezza e sonorità, è amore da amatori superficiali e offensivo per l'onore, per l'orgoglio, per l'anima delle parole” è solo una delle tante critiche spietate; altre, più articolate, alla voce “Pronomi”, pp. 299-300); Anatole France, Dostoevskij (“L'idiota”); Maupassant; Socrate; Flaubert (“pitture da dare il diabete” come “La tentazione di Sant'Antonio”, a fianco di lavori precisi e riusciti come “L'educazione sentimentale”).

Non poche le digressioni politiche; pagine di sincero disprezzo nei confronti delle chiese (tutte), delle dittature, del fascismo, della folla, del germanesimo (si sfiora il razzismo), del nazismo e del patriottismo (“purissimo filisteismo”, p. 159); autentico e grande l'amore per l'Europa (cfr. “Sorte dell'Europa”) e per l' “europeismo” (magnifiche pagine, cfr. almeno pp. 172-173 o la voce omonima).

Morale della favola. “Nuova Enciclopedia” è materia per eruditi, studiosi di Storia della Letteratura Italiana, cultori e aficionado di Savinio o in generale del genio della famiglia de Chirico. Neofiti alla larga. Gli altri, di volata a studiare tracce del dna autoriale in questa scrittura praticamente privata, o giù di lì.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Alberto Savinio, pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico (Atene 25 agosto 1891 – Roma 5 maggio 1952), scrittore, pittore, saggista, critico, musicista, compositore italiano.

Alberto Savinio, “Nuova Enciclopedia”, Adelphi, Milano 1977. Collana “Biblioteca Adelphi”, 70. Prima stesura: anni Quaranta.

Gianfranco Franchi, luglio 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.