Mercurio

Mercurio Book Cover Mercurio
Amélie Nothomb
Voland
2000
9788886586962

Amélie Nothomb è una scrittrice dall’immenso talento. Sa raccontare – perché sonda le profondità e solca la superficie dell’anima umana con la stessa grazia, e lo stesso divertito disincanto; non eccede nelle descrizioni, non sprofonda nell’introspezione; come gli antichi filosofi, spiega e tratta tramite i dialoghi. È letteraria: intrisa d’una letterarietà perfetta, che miracolosamente non appesantisce il testo, limitandosi a punteggiarlo di piccoli e deliziosi nei; a ciascuno di questi nei corrisponde il nome d’un artista o d’un libro. Non pretende che il lettore condivida e conosca i riferimenti – sorride tuttavia a chi intende e partecipa del suo sentiero. Ed è un sorriso complice, non malizioso e non ambiguo. “Mercurio” è un romanzo gotico; molto sottile, simbolicamente affascinante, costruito con intelligenza e spregiudicata disinvoltura; è una fonte che zampilla d’acqua purissima: non ci si stanca di attingere alla fonte, perché è acqua che non disseta ma diletta e provoca irrequietezza. Rivelare l’intreccio del romanzo è un delitto: introdurrò e accennerò, senza approfondire.

1923. Tre personaggi. Una dimora fantastica. Un’isola.Il vecchio capitano Omer Lancours vive con una ragazza di neppure ventitré anni, da quando – cinque anni prima – l’ha tratta in salvo dalle distruzioni della guerra. Lei era orfana. Idolatra la sua pupilla: anima e corpo devono appartenergli. Il capitano ha un segreto, e un passato sconosciuto. Hazel è il nome della pupilla. Figlia d’un uomo d’affari americano, decaduto e tornato in Europa nella vana ambizione di ricostruire le sue fortune, è rimasta deturpata in un bombardamento. Non ha saputo d’esser rimasta sfigurata fin quando, tre mesi più tardi, il capitano l’ha messa di fronte a uno specchio. Quello specchio è stato distrutto. Da allora, nessuna superficie ha più riflesso la sua immagine. Da un lato ammira il suo benefattore, dall’altro sembra disprezzarlo e se ne sente nauseata. Sente d’avere l’anima macchiata per la relazione che li lega.

Françoise è un’infermiera. È figlia d’un pescatore e d’una maestra. Ha trenta anni, e non ha un amore. Viene ingaggiata dal capitano per curare Hazel: a condizione che non le faccia mai domande. Hazel ha febbre alta e visioni: la vicinanza di Françoise la libererà dal male prima del previsto. Nella casa non ci sono specchi. L’isola è lontana dalla civiltà – quanto basta perché i suoi abitanti siano estranei o laterali a tutto quel che altrove accade. Quanto basta perché siano prigionieri. Sortilegio o mistero, sta al lettore scoprirlo.

Quando Hazel incontra l’infermiera, pensa subito al Castello d’If: “Dopo anni che non vedo un volto umano, scavo una galleria fino alla cella vicina. Lei è l’abate Faria. Piango dalla gioia di non essere più sola. Passiamo giorni a raccontarci le nostre storie, a dirci banalità che ci lasciano esaltati, perché quei discorsi semplicemente umani ci sono mancati al punto di farci ammalare” (p. 18). Il male di Hazel è la solitudine, cui s’è costretta dopo l’incontro con la sua nuova immagine nello specchio: il male di Hazel è la consapevolezza d’una prigionia che non vuole risolvere o mutare.

Le due, divenute amiche, si racconteranno la storia delle loro vite; amicizie, infatuazioni, desideri, rimpianti. Nel frattempo, col passare dei giorni, Françoise s’addentrerà nel fosco passato del capitano, per delazioni e sotterfugi – senza accorgersi d’essere costantemente sotto il suo sguardo. Il lettore si ritroverà immerso in una storia in cui niente è come appare, e la verità assume sempre nuove sfumature, alterandosi fino a risultare irriconoscibile rispetto al quadro iniziale; sarà disorientato tra storie d’amore, di morte e d’appartenenza, di specchi, di bellezza e di mercurio. È un libro imprevedibile. E ha un finale ovviamente duplice.

Mercurio” è un nuovo, grande romanzo legato al tema del “doppio”: stupisce e meraviglia, affascina e rapisce. Seduce, e va a costituire la sorgente di una cascata di suggestive riflessioni e reminiscenze. A far da sfondo a questa esperienza estetica, una raffinata galleria di richiami letterari: omaggiati, tra gli altri, Stendhal, Defoe, Le Fanu, Stoker, Nerval e Swift, per ribadire l’essenza originaria della Letteratura: salvezza e liberazione. Non manca, tra gli illustri nomi, quello d’una misteriosa narratrice elisabettiana, lady Amelia Northumb. Neo – per rimanere fedeli all’immagine d’apertura di queste paginette - forse più vicino alle labbra del dovuto. Difficile non perdonarlo, però.

Ce conte fantastique - à double issue - est un plaidoyer pour ceux et celles que la beauté rend fous. Une absolution pour les ruses du désir. Et une invitation au plaisir” (Jean-Pierre Tison, Lire)

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.

Amélie Nothomb (Kobe, Giappone, 1967), scrittrice belga di lingua francese. Ha esordito nel 1992 pubblicando il romanzo “Igiene dell’assassino”.

Amélie Nothomb, “Mercurio”, Voland, Roma 2002. Traduzione di Alessandro Grilli.

Prima edizione: “Mercure”, Editions Albin Michel, Paris 1998.

Gianfranco Franchi, agosto 2004.

Prima pubblicazione: Lankelot.