Libreria “Tilopa”. Intervista a Gianfranco Degrassi

TILOPA

Esistono piccole librerie che resistono all’ondata delle grandi librerie-magazzino di massa: scrigni di pace, armonia e saggezza. Luoghi di grande umanità. Luoghi in cui si può ancora domandare consiglio al libraio, scambiare qualche impressione sul catalogo di un editore di qualità, su un autore dimenticato e sulle cose della vita; luoghi in cui è bello crescere, negli anni. Entrandoci da bambino, da ragazzo, da adulto; e forse, un giorno, accompagnando per mano il proprio erede. Eternando una tradizione.  Questa è la storia di una piccola libreria del genere, Tilopa, e della sua anima, Gianfranco Degrassi, triestino di sangue istriano, romano d’adozione. Un patrimonio del quartiere Monteverde, della città di Roma: un esempio per tutti quelli che credono nella possibilità che una piccola libreria possa vivere. Con onestà e stile. Per generazioni.

Gianfranco, come è cominciato tutto?

“Nel 1980, per iniziativa di Beniamino Melasecchi, nasce la libreria Tilopa di via Fonteiana, con l’ambizione di diffondere, attraverso la casa editrice e la libreria, le opere di Massimo Scaligero e quelle di Rudolf Steiner. Inizialmente era soltanto una libreria esoterica; progressivamente, un po’ per il passaggio di consegne da Beniamino a me, un po’ per la mia curiosità e le mie attitudini, si è aperta un po’ a tutto; oggi ha un suo settore esoterico ma non è settaria, perché proponiamo anche narrativa e saggistica di vari editori italiani. Dedicarsi solo all’esoterismo significava discendere nelle catacombe e accettare la presenza di editori esoterici di ogni genere; noi siamo rimasti legati all’esoterismo solare”.

Gianfranco prende una pausa.

“La parola esoterismo solare, se impressa sulla carta, ha un certo impatto, immagino: invece, se io te ne parlo dal vivo e senza pubblico, in maniera leggera, è differente… significa semplicemente che c’è un esoterismo cupo – quello della tradizione, prigioniero del passato – e un esoterismo solare, l’unico che valga la pena conoscere, aperto al futuro e non prigioniero del passato”.

Cosa significa essere anima di una piccola libreria di quartiere, qui a Roma? Quali sono le difficoltà e quali le ragioni di maggior soddisfazione?

“Le difficoltà sono semplici… essendo piccolo, non sei grande… (sorride). Grande vuol dire tanto lavoro ripartito tra diverse persone, e dal punto di vista imprenditoriale poteva essere molto più soddisfacente. Così, invece, devi lottare con tutto – a partire dagli sconti, che non possono essere applicati come nelle grandi librerie, sino al catalogo: noi dobbiamo fare scelte forti per questioni economiche, non soltanto di spazio. È sempre Davide contro Golia, non c’è niente da fare… Le soddisfazioni… difficile dirlo. Sono arrivato qui per una concatenazione di eventi, per destino: mi sono trovato qui quasi per caso, non avevo mai pensato questo potesse essere il mio lavoro, un giorno. Può essere gradevole perché entri in contatto con l’essenza del mondo, attraverso i libri; ma ogni lavoro, d’altra parte, può essere gradevole. Ecco, nei libri lo spaccato è più globale… e la libreria è gradevole proprio come ambiente, tra l’altro… vivere in un ambiente gradevole è importante. In ogni caso, la libreria è un’attività faticosissima. Devi acquistare, ma devi anche rendere; è un’attività diversa dagli altri negozi, per questa ragione. La resa è uno sfogo: obbligatorio per l’editore, necessario per il libraio per non aver paura di scegliere un libro. Mentre l’incontro con le persone può essere molto bello o stressante. Dipende…”

Qual è il rapporto con promotori e distributori?

“Non granché. All’inizio è stato necessario, per cominciare. Adesso mi riferisco a due o tre grossisti e a qualche agente. Le librerie normali hanno trenta, quaranta, cinquanta promotori in visita ogni tot settimane o mesi. Tutto è molto accelerato… nei primi Ottanta c’era relativa tranquillità, da quel punto di vista. Passavano una volta al mese, ora una a settimana. Se dovessimo seguire ognuno di loro, tutto il nostro tempo oggi passerebbe ad ascoltarli, per via di una sovrapproduzione di titoli ingovernabile, assolutamente. Il cliente si è abituato a considerare vecchi titoli che resistono addirittura qualche settimana sugli scaffali. Incredibile. In linea generale, per una piccola libreria un grossista è la soluzione idonea; il rapporto coi promotori impone, in troppi casi, la presenza eccessiva di certi titoli o quella irrichiesta di altri. Oggi le case editrici sembrano evitare le grandi tirature; Mondadori ristampa addirittura nel giro di una settimana, quando le richieste sono significative. Il libro, in ogni caso, è diventato un prodotto di consumo e non un viatico alla conoscenza, con le solite eccezioni. L’essenza è rimasta anche intatta, a volte, ma è il trattamento e il confezionamento dei libri che ha testimoniato un cambiamento radicale. È anche una questione di tempi richiesti dalla creazione di un’opera: un libro non è un film, ha tempi diversi e si direbbe, paradossalmente, relativamente facile da scrivere. È più facile da creare…”.

Dal 2003, la Libreria Tilopa include un negozio di giocattoli. A cosa è dovuta questa scelta e cosa significa, realmente?

“Questa scelta è dovuta alla nascita di mia figlia. E a me è sempre piaciuto vedere i negozi di giocattoli, quelli antichi, quelli un po’ più tradizionali. Forse perché non ho avuto tanti giocattoli, da bambino; e quello dei giocattoli mi è sempre sembrato un mondo fatato, magico. E così, da noi, l’esoterismo si accosta alla magia per i bimbi. Sono giocattoli di fattura tradizionale, di legno; caratterizzati da amore per le forme… non sono orribili giochi preziosi di plastica, che vendono solo perché pubblicati, o mostruose macchine elettroniche. È una scelta etica e anche estetica, quindi”.

Qual è stata la risposta dei cittadini tuoi clienti?

“All’inizio le famiglie hanno risposto lentamente; adesso mi sembrano contente di questa iniziativa, perché la trovano bella per la bellezza dei giocattoli e perché ritrovano una specie di mondo che non c’è più. È una scelta nostalgica: è il genitore che sceglie il regalo, e quindi è nostalgica… ma nostalgico non significa superato. Una cosa è toccare un giocattolo di legno, una un giocattolo di plastica; la plastica, non facendo parte della natura, non ti dà nulla. Il legno, sì”.

Qual è il titolo che hai più venduto dagli anni Ottanta ad oggi?

“Tutti i libri di Massimo Scaligero e di Rudolf Steiner, naturalmente; altro non mi viene in mente. C’è stato qualche fenomeno, certo – la Tamaro, Umberto Eco per ‘Il Pendolo di Foucault’ anche se non era granché ma veniva dopo “Il nome della Rosa”, ma tutto questo accadeva diverso tempo fa. Adesso i fenomeni si esauriscono nel giro di un giorno o di una settimana. Dopo una settimana il nuovo Potter non lo chiede più nessuno; era così pubblicizzato che tutti desideravano averlo subito, e poi fine… ogni tanto qualcuno se ne ricorda, passa a chiederlo… il fenomeno sta tutto nell’impatto. Le dinamiche sono completamente mutate”.

Case editrici più presenti sugli scaffali di Tilopa?

“Nel campo esoterico, Edizioni Tilopa, Astrolabio-Ubaldini, Mediterranee e Antroposofica; nel campo della narrativa e della saggistica, Mondadori e Adelphi”.

Qual è la missione di Tilopa?

“Missione è una parola che mi fa ridere, soprattutto quando penso che è stata sporcata dal marketing: tutto quel che viene dal marketing mi irrita. Guarda, non ho messaggi da dare: è la verità. Nessuna missione, nessuna funzione. L’unica cosa è che sono contento di vendere libri che mi piacciono. Cosa che può accadere anche per un Mondadori, per intenderci. Certo, a volte vendo libri che non mi piacciono, ma qualche concessione bisogna pur darla, non puoi essere troppo ascetico…”.

La scelta del nome va omaggiando il saggio Tilopa.

“Maestro di Naropa, a sua volta maestro di Marpa. Marpa maestro del più celebre Milarepa. Ci assomiglia molto, meglio: questa storia ce lo rende simpatico. Perché costruisce una torre, e poi il maestro gli dice ‘adesso buttala giù’ per più volte, finché non ottiene l’illuminazione”.

Qual è la torre che stai buttando giù?

“La torre dei pregiudizi, che ognuno di noi ha e che deve buttare”.

L’attività del sito web di Tilopa: siete pronti ad accogliere ordini da tutta Italia?

“Certamente. Ma il sito è un po’ disastrato; la ragione è che non riesco a seguirlo come vorrei. Meglio: non lo seguo. Il catalogo, quindi, non è aggiornato da un po’. Ma agli ordini rispondo…”

Rimane, al libraio del 2008, tempo per leggere e per fare selezioni nei cataloghi dei piccoli e medi editori?

“Assolutamente no. Già è difficile coi grandi; figuriamoci coi piccoli, che hanno anche meno promotori… i pochi esposti arrivano per sentito dire, o per segnalazione di amici. Io non leggo libri dal 1980, in pratica… sto esagerando: ma il paradosso è che i librai, in realtà, non hanno proprio tempo fisico e mentale di dedicarsi alla lettura. Anche perché poi bisogna anche vivere”.

Hai nostalgia o rammarico per qualche casa editrice o qualche collana sparita o comunque meno circolante di prima?

“Non so che dirti… in realtà uno pensa a delle cose che non ci sono più ma ha nostalgia di un tempo passato, non tanto per… non so che dirti. Direi di no, perché poi… (scuote la testa)… no, non so che dirti su questo”.

Avventori affezionati di Tilopa: hai visto già due generazioni di clienti. Questo è un quartiere di artisti; ricordi qualcuno in particolare?

“Questo è un quartiere essenzialmente borghese. Con qualche testa pensante. Qualche artista sbilenco. Infatti molti clienti vengono da altre parti della città, quindi siamo libreria di quartiere atipica. La gente, forse, è anche spaventata quando legge la parola ‘spirito’ nei titoli che esponiamo, e si rasserena quando vede l’occhio ceruleo di Totti in copertina, e solo allora si riconcilia con noi. In ogni caso, su ordinazione procuriamo tutto eccetto i libri scolastici e in lingua straniera. Sempre”.

Che significa ‘Scienza dello Spirito’?

“Domanda difficile. Scienza dello Spirito vuol dire affrontare lo Spirito non con tensione mistica ma con il pensiero. Con pensiero cosciente. E quindi, attraverso esercizi pratici, ritrovare la coscienza vivente. Un percorso percorribile da tutti, secondo gli insegnamenti di Steiner e di Massimo Scaligero, che ce li ha trasmessi”.

Un ricordo di Massimo Scaligero.

“Uno degli ultimi maestri. Basta”.

Neofita entra in Tilopa. Ti domanda da dove partire con Steiner. Quali sono i primi titoli che suggerisci?

“Steiner… ‘Teosofia’ o ‘Filosofia della Libertà’ se la persona è raziocinante”.

Grazie infinite, Gianfranco. Per l’intervista, certo. E per tutto quel che hai insegnato e insegnerai a una nuova generazione di lettori, e di librai. Solo questo. L’aficionado di Tilopa saluta e omaggia.

CONTATTI: Libreria TILOPA – via Fonteiana 61/a   ROMA, 00152   ITALIA   tel. 06.5800061 www.tilopa.it/

Gianfranco Franchi intervista Gianfranco Degrassi, 28 marzo 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.