La luce prima

La luce prima Book Cover La luce prima
Emanuele Tonon
ISBN Edizioni
2011
9788876382635

«Il mio amico sciamano mi dice che è solo uno spostamento, amore. Mi dice che ti sei solo spostata, e dove ti sei spostata non posso vederti. Mi dice che tutto quello che vediamo non è vero. Che vero è solo ciò che non vediamo. Ma il mio amico sciamano non sa che io ti vedo ugualmente, per quanto tu possa esserti spostata. Non sa che ho fatto di te la misura di tutta la mia vita» [Tonon, “La luce prima”, p. 76]

La morte della madre e la sofferenza sconfinata del figlio: a quel dolore l'artista risponde con le ultime parole che sa. Quelle del bambino che amava un equilibrio che poteva durare per sempre, quelle del solitario che condivideva un'altra solitudine con splendida naturalezza, quelle del giovane adulto spaventato dall'assenza di lei: perché lei era “la mamma faro che m'impediva il naufragio certo” [p. 33]. A questo dolore immenso della perdita della madre, prima del tempo, prima che fosse naturale, prima che fosse giusto, ammesso che la morte possa mai conoscere giustizia, e ammesso che la morte possa mai essere capita, a questo dolore immenso l'artista risponde senza più raccontare niente che possa somigliare a una storia, ma al limite a un canto: perché sente non è più possibile raccontare il mondo e la vita, non adesso, forse non più. Questo suo canto è la sua lingua degli angeli, incisa sulla carta “prima del silenzio in cui potrò ritrovarti e stringerti, eternamente”. Questo suo canto vorrebbe parlare la lingua di tutti gli uomini, vorrebbe essere ispirato dallo spirito santo: questo suo canto vorrebbe poter sconfiggere la morte e restituire tutto alla grazia e all'armonia del presente. Questo suo canto è la voce di un'anima piena di sconforto e di paura e di angoscia, che non trova quiete né sollievo in Dio, o nell'eternità, o nella memoria: è un canto d'amore prepotente perché prepotente è la sofferenza del destino, e assurda.

Tonon risponde al dolore con la sua arte, cosciente d'esser stato “figlio incomprensibile, uomo che solo tu potevi amare”, cosciente d'essere stato disordinato e sbagliato: cosciente d'aver ereditato da lei e da lei soltanto l'amore per la parola, per la parola scritta, cosciente d'essere, adesso, sbalestrato – e pieno di ricordi, e di rimpianti, e di poesia, e di parole che andavano dette e andavano liberate: andavano consegnate alla madre, a Dio, al tempo.

“Non ti ho fatto leggere il mio libro. Lo hai letto di nascosto, quando ero via. Non ti ho mai chiesto di cosa avevi letto, in quelle pagine. Non volevo, non volevo farti male. […]” [p. 16]. E come poteva voleva fare male il bambino che in questo libro scrive, con l'anima piena di gratitudine e di dolcezza: “[...] tu eri una donna antichissima eppure custode della soglia del tempo ultimo del mondo. Tu sei entrata nel tempo per portarlo alla dissoluzione. Tu sei stata perfetta”? [p.36]. Non poteva, non poteva nemmeno pensarlo. Non c'è ombra di male in niente, in questo libro, nemmeno nei rimorsi e nella lettura dei pasticci del passato, e delle responsabilità di tante cose. Non c'è ombra di male.

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L'artista sembra campare in stanza – chiuso in una stanza a leggere e a scrivere, a programmare siti web, a fumare, a montare video, a montare e smontare computer, a comunicare via mail, a pensare e basta. E forse è così concentrato sulla sola stanza perché lei, la madre, ragionava per stanze: perché prima d'andare a dormire diceva, “mi ritiro nelle mie stanze”, nonostante stanze fossero una mezza cucina e un mezzo salotto. E forse è così perché nel momento dell'espressione del lutto il mondo è diventato uno scenario beckettiano, una stanza bianca con una finestra e una scrivania, e nient'altro che non fosse la scrittura.

Stilisticamente “La luce prima” è caratterizzato da una prosa lirica, spumeggiante di sentimento e tuttavia capace di strapiombare nella descrizione della sofferenza con chirurgica esattezza. È un flusso di coscienza che si conclude con battute di grande intensità spirituale e di grande tristezza. È un memoir di uno scrittore bambino che trova la forza di costruire un tempio, un tempio di carta e inchiostro per la sua mamma volata in cielo. E mentre costruisce il tempio canta la vita di sua mamma. E che nessuno mormori, e che nessuno giudichi, ché la letteratura soltanto difende dal buio l'artista che piange.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Emanuele Tonon (Napoli, 1970), ex francescano, teologo-operaio. Vive a Gorizia. Ha esordito con “Il nemico” [ISBN, 2009].

Emanuele Tonon, “La luce prima”, ISBN, Milano 2011.

Gianfranco Franchi, settembre 2011.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Sul secondo libro di narrativa di Tonon, sulla perduta madre