La Grande Guerra a piedi

La Grande Guerra a piedi Book Cover La Grande Guerra a piedi
Nicolò Giraldi
Biblioteca dell'Immagine
2015
9788863911831

Un altro figlio di Trieste che si mette a fare la viandanza: Nicolò Giraldi, classe 1984, di sangue istriano e veneto, una laurea in Storia Moderna, di mestiere giornalista. È una viandanza che si tinge di testimonianza: quella del gran macello d'Europa del secolo scorso, da Londra a Trieste, camminando come camminava l'ultimo filelleno, Leigh Fermor, nel suo leggendario viaggio fino alle porte di Costantinopoli; camminando come da auspici e abitudini di Paolo Rumiz, prefatore del libro; camminando come sta insegnando a fare a tutta la mia generazione il poeta Luigi Nacci. Ecco l'esordio narrativo del poco più che trentenne Giraldi, allora: “La Grande Guerra a piedi” [Biblioteca dell'Immagine, 2015; euro 14, pp. 208]. Com'è? È una sorta di quaderno di appunti: un taccuino di viaggio, sintetico e sentimentale, completo di robusto inserto fotografico (illustrazioni, cartine, mete rappresentative), prova di un'esperienza vissuta con grande intensità, nel suggestivo ricordo dell'esperienza bellica di un bisnonno omonimo, Nicolò Giraldi, fante austroungarico, istriano e italiano, combattente e prigioniero in Galizia. È un quaderno di appunti nato studiando a tavolino le tappe del viaggio, contattando e selezionando per tempo “le persone che alla Prima Guerra Mondiale ci lavorano ogni giorno”, in Europa, e mettendo assieme faticosamente i contatti sparsi qua e là. Motivazioni: “Un libro che mi è stato regalato da un amico e che raccontava la storia di Patrick Leigh Fermor a piedi da Londra a Istanbul nel 1933. La voglia di farmi largo all'interno del mondo del giornalismo con una storia 'diversa' e il fatto che volevo rendere omaggio a Nicolò Giraldi, il mio bisnonno”. Stop. Nel corso del suo cammino, il viandante scoprirà ben presto che la Grande Guerra ha continuato a uccidere anche dopo la sua fine, “come gli operai ungheresi morti nella primavera del 2014 per lo scoppio di una granata inesplosa in un campo appena fuori Ypres”, e che la Grande Guerra ha massacrato innocenti anche ben lontano dal fronte, perché ad esempio “durante il conflitto furono 75mila le vittime civili del Reich tedesco, dovute alla malnutrizione causata dal blocco navale”; Giraldi rileggerà passi dell'apprezzabile “La bellezza e l'orrore” di Peter Englund [Einaudi, 2012], e annoterà dove verranno incisi i nomi di tutti i caduti di una regione su un “Remembrance Ring” (nome per nome. Ricorda qualcosa?); mediterà sulle distanze tra le generazioni e sulle improbabili vicinanze, dettate dallo spaesamento e dalle incertezze; incontrerà parecchi emigrati triestini e italiani, in genere, e periodicamente si confronterà con le memorie del suo antenato.

Risultato: se nella temperie dei libri dedicati, in occasione del centenario 1914-18, alla commemorazione e alla meditazione sulla Grande Guerra, questo libro viene spanne dopo il (sin qua) massimo risultato, cioè “Come cavalli che dormono in piedi” di Paolo Rumiz [Feltrinelli, 2014], e al limite può costituire una stravaganza o una variazione sul tema, invece tra i taccuini di viaggio e i quaderni di viandanza ha piena dignità di esistenza, perché la scrittura rapida, giornalistica e a volte nervosa di Giraldi si presta al genere con naturalezza.

Durante la presentazione del progetto, ormai due anni fa, nell'Auditorium del Museo Revoltella – relatori l'allora sindaco Cosolini e il caporedattore della Cultura del “Piccolo”, Mezzena Lona – Nicolò Giraldi aveva riferito che, oltre al libro, era previsto un film realizzato col tanto materiale raccolto nel corso di questa sua esperienza europea: aspettiamo con fiducia. Ciò che certamente ci si può aspettare, considerato il libro, è sentimento, entusiasmo, angoscia... e momenti clou tra Verdun e Kobarid-Caporetto. Staremo a vedere (è il caso di dirlo) e nel frattempo ci aggiorneremo navigando nel sito ufficiale del libro: gironellastoria.com, completo di ricca sitografia.

Gianfranco Franchi, agosto 2016.

Prima pubblicazione: PonteRosso 15, agosto 2016

Un altro figlio di Trieste che si mette a fare la viandanza: Nicolò Giraldi, classe 1984, di sangue istriano e veneto, una laurea in Storia Moderna, di mestiere giornalista. È una viandanza che si tinge di testimonianza: quella del gran macello d’Europa del secolo scorso, da Londra a Trieste…