La casa del sollievo mentale

La casa del sollievo mentale Book Cover La casa del sollievo mentale
Francesco Permunian
Nutrimenti
2011
9788865940990

Sgangherata, liminare e blasfema, “La casa del sollievo mentale” è una satira allucinata e grottesca d'una vita di provincia sull'orlo del collasso: da qualsiasi punto di vista. Protagonista e comprimari sono più o meno coscienti di resistere in vita per la consolazione della follia; e quando manca quella coscienza, subentra l'estasi della stupidità, o della sconnessione. Oppure, incresciosamente e inaspettatamente, spunta fuori un passato tanto sporco che diventa impronunciabile – nero, nero profondo, e irrimediabile.

Ha scritto Bruno Quaranta, su “La Stampa”, che questo libro è un “bisturi oltremodo grottesco, la promenade di un monatto che passo dopo passo smaschera – come campanello una lingua-frusta – ipocrisie, pavidità, pedanterie, purulenze intrise d'incenso”. L'artista, il veneto Permunian, bresciano d'adozione, ha dichiarato, in una recente intervista, che questo libro è come una “lunga recita in falsetto tra la ragione e la follia. Tra il mondo dei vivi e quello dei morti, la cui linea di demarcazione è volutamente sottile e ambigua, quasi inesistente”.

Bene: e allora proviamo a entrare in questa sua nuova “Casa del sollievo mentale” (Nutrimenti, 2011; pp. 176, euro 16), orientandoci come possiamo tra ragione e follia, vita e morte, e incontriamo i personaggi protagonisti. C'è, come opportuna ouverture, una zia ninfomane che va “mussitando”, vale a dire che sproloquia, nell'euforia del delirio; e si ritrova a “mussitare” in un odierno manicomio, la sperimentale, ultrabasagliana ed eponima casa del sollievo mentale, confondendo blasfemia ed erotismo, lasciva e compromessa; c'è un dottore dalle vaghissime velleità letterarie, di lontana e irriconoscibile ascendenza tobiniana, e uno scienziato, pazzo, che in quella casa s'innamora della zia maniaca. E poi c'è un amico del protagonista, gran cultore di Ceronetti, convinto d'essere nato per guidare le coscienze, ossessionato dalla fondazione d'una “Compagnia del Mandorlo Fiorito”, sulla scia del suo oracolo piemontese. E il protagonista? Presentiamolo.

È un bibliotecario dalla vita “umbratile e solitaria”, ateo, angosciato e attratto al contempo dalla possibilità della pazzia; un sognatore molto minuto, schivo, maniaco della catalogazione di qualsiasi cosa, collezionista irriverente di ciance paesane; un ex lettore infaticabile oramai esausto di letture, di narrativa contemporanea in particolare; uno che considera i veri letterati “grandi artisti della disperazione”, e che ha ben chiaro che la morte è una gran buggerona, e che per questo s'è deciso a prendersi due bambole in casa, per chiudere in bellezza: per chiuderle in bellezza. È uno che ha già guardato negli occhi la follia e non l'ha trovata sgradevole: ma ancora non s'è del tutto consegnato. È uno che non ha paura della menzogna; soltanto, se ne sente saturo.

Il libro appare nella rinnovata collana Greenwich, orfana della guida di Leonardo Luccone da pochissimo tempo, in cerca di una nuova identità più definita e riconoscibile. Oggi è diretta da Benedetta Centovalli, ex Rizzoli, Alet e Cairo, storicamente legata alla narrativa dello scrittore veneto, scoperto da Marco Vicentini della Meridiano Zero nel 1999. Su “Satisfiction”, la Centovalli ha spiegato cos'è questo libro, per la sua sensibilità: un “mondo straordinariamente mostruoso e delirante, comico e disperato, tragico e grottesco da cui emerge una provincia corrotta e devastata che altro non è che il ritratto della nostra cattiva coscienza”. La letterata ha aggiunto che trova che questo libro non sia invece destinato a “chi pensa che la letteratura sia finita”. Ma niente può corroderla, nemmeno la follia, e niente può sconfiggerla, nemmeno l'industria del libro. Non c'è niente di più crudele della dissoluzione d'un sogno; ma la letteratura è il sogno sconfinato di chi non vuole cedere alle ombre, al male, al torpore – di chi sa consegnarsi alla tentazione della farsa senza puntare l'indice negli occhi del lettore.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Francesco Permunian (Cavarzere, Venezia 1951), poeta, scrittore e bibliotecario italiano. Ha esordito pubblicando “Cronaca di un servo felice” (Meridiano Zero, 1999).

Francesco Permunian, “La casa del sollievo mentale”, Nutrimenti, Roma, 2011. Collana “Greenwich”, 19. La collana è attualmente diretta da Benedetta Centovalli.

Gianfranco Franchi, gennaio 2011.

Prima pubblicazione: “Il Riformista” del 4 gennaio 2011, pagina 7. A ruota, Lankelot.

Come una “lunga recita in falsetto tra la ragione e la follia. Tra il mondo dei vivi e quello dei morti, la cui linea di demarcazione è volutamente sottile e ambigua, quasi inesistente”.