Il sosia

Il sosia Book Cover Il sosia
Stelio Mattioni
Einaudi
1962
9788806142742

Dalla bandella Einaudi, 1962: “I cinque lunghi racconti con cui si presenta al pubblico questo nuovo scrittore, quarantenne, triestino, di professione impiegato, vissuto finora lontano dalla letteratura e dagli ambienti letterari, sono un prodotto poetico quanto mai raro e curioso: perché questo humour grottesco e straziato, che si condensa in figure e situazioni sempre molto concrete e visibili, affiora sul flusso d'un rendiconto psicologico meticoloso, redatto con una sintassi e un lessico quasi da verbale”. E con questi bazleniani auspici esordiva, in narrativa, Stelio Mattioni, quarantunenne, alle spalle una raccolta di poesie e una passione incredibile per la letteratura, e una serie di letterari incontri in una città benedetta da mezzo secolo di assoluta grandezza letteraria, Trieste. Cinque racconti, quindi: ad aprire l'edizione l'eponimo “Il sosia”, quindi il suggestivo e allegorico “L'anonimo”, il divertissement sentimentale “Locanda ex Amalia”, il discreto “Testa di gallo”, la satira manierista e un po' goffa “Cinque lune”. Cinque racconti che, come rileva la critica Cristina Benussi nella prefazione del recentissimo e postumo “Interni con figure” [EUT, 2011], ponevano il dubbio che “a governare il mondo non sia un principio d'ordine, morale o logico, ma il guizzo inquietante dell'assurdo” [pp. 9, 10].

Claudio Magris, in morte dell'artista giuliano, scriveva, sul Corriere della Sera, qualcosa di più drastico, illuminante e personale ancora: “[...] Elusivo egli stesso come un'ombra, Mattioni ha passato la vita in un universo impiegatizio, che gli ha dato il senso della dimensione insieme spettrale e impersonale del mondo, colta nei racconti del Sosia (1962); egli si inserisce così in quella famiglia di impiegati-scrittori che ha indagato a fondo - con Kafka, Svevo o Pessoa - la demonica reticenza della vita e ha scavato nei grovigli del secolo ben più degli autori di eclatanti gesti vitalisti o trasgressivi” [“Corriere della Sera”, 20 settembre 1997, p. 35]. E con questi auspici è particolarmente emozionante poter sfogliare il suo primo libro di narrativa, perché si parte con la giusta chiave di lettura.

Veniamo a qualche nota sui migliori risultati di questo libro. Il primo racconto, “Il sosia”, è la storia di Vasco, detto “Stecchetto”, serio e silenzioso impiegato, piccolo borghese, scapolone; uno che tiene molto alla sua dignità e alla sua tranquillità, uno che si sente perfettamente tranquillo e libero soltanto quando sta da solo, e può sbizzarrirsi con le sue fantasie. Vivacchia in casa d'una vedova e di sua figlia, nascosto al mondo come può; e con quella ragazza ha un appuntamento annuale vissuto come un cartellino da timbrare, ogni nove di ottobre. Vasco è uno che quando parla di sé con gli sconosciuti si diverte a inventare ogni volta un nuovo personaggio, mezzo vero mezzo fantastico; e forse vive una seconda vita senza nemmeno capire se sia reale o meno, amando una ragazzina incontrata tutti i giorni sul bus; per i suoi colleghi è sua moglie, per lui è la compagna del suo sosia. La morte di lei è vissuta infine come un'allucinazione; Vasco è pronto per sprofondare in una nuova e più profonda alienazione.

“Locanda ex Amalia”, terzo racconto, è la storia del crucco Helmund, autista, ex contadino, vedovo da un anno, padre di una figlia, Gretel, che sta diventando grande troppo presto e che si prende qualche libertà di troppo, dalle parti di Trieste; Helmund, non senza gelosia e non senza fatica, cercherà di riallinearla a una diversa routine, superando diverse ragioni di imbarazzo con gli amici.

“L'anonimo” è la grottesca storia di quel che accade in casa Braini quando, un bel giorno, si ritrovano tra i piedi uno sconosciuto: nudo, e svenuto. Non ha l'aria cattiva; è di bell'aspetto. Quando comincia a rianimarsi, il suo viso esprime “con ogni tratto fiducia e simpatia, un inesprimibile bisogno di comunicare”. Non ricorda chi è, non ricorda com'è arrivato fin là. La famiglia gli si affeziona subito. Gli affibbiano un nome e un'origine. Gli procurano dei documenti nuovi, inappuntabili. Si ritrovano in casa un giovanotto conteso tra due cugine, che finisce per fare la gioia della cugina outsider – esule istriana, tanto infelice – e per progettare assieme a lei una fuga in Sardegna. Incipit vita nova: il più possibile simile a quella che (lei) aveva abbandonato a Montogna.

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Soltanto qualche anno prima di pubblicare “Il sosia”, e cioè esattamente nel 1957, l'artista giuliano, raccontando il suo incontro con i grandi letterati triestini nel salotto della Pittoni, in via Cassa di Risparmio, a Trieste, glossava: “Di quale sarà il mio destino nelle lettere non si parla neanche di sfuggita: sono un impiegato. Del resto che promessa sono, se finora non sono andato al di là di una trentina di poesie pubblicate, e delle altre che sto scrivendo, cercando ancora una mia strada, che onestamente non so se c'è?”

Ecco – c'era, e s'intravedeva comunque sin da questo esordio nella profonda onestà e nello sguardo ruvido e caustico dello scrittore giuliano, nella sua sensibilità per gli interni borghesi e per le convulse e caotiche dinamiche domestiche, nella sua lucida ed esperta satira delle beghe d'ufficio; nella sua scrittura densa, e improvvisamente, rapsodicamente briosa, pizzicata da dialoghi vivaci e da descrizioni piene di colore.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Stelio Mattioni (Trieste, 1921 – Trieste, 1997), giornalista, scrittore e poeta italiano. Ha esordito pubblicando in poesia “La città perduta” (1956) e in narrativa “Il sosia” (1962).

Stelio Mattioni, “Il sosia”, Einaudi, Torino, 1962. Collana “I coralli”, 156.

Gianfranco Franchi, settembre 2011.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Esordio di Stelio Mattioni, sotto gli auspici di Bobi Bazlen, in Einaudi…