Il rotolo diafano

Il rotolo diafano Book Cover Il rotolo diafano
Ioan Petru Culianu
Elliot Edizioni
2010
9788861920897

Primo discepolo ed erede di Mircea Eliade, borgesiano e manganelliano artefice di nuovi mondi, assassinato a soli 41 anni in circostanze misteriose nei bagni dell'Università di Chicago, lo storico delle religioni Ioan Petru Culianu (1950–1991), è stato sin qua abbastanza trascurato dall'editoria nostrana; a restituire un principio di giustizia alla sua memoria è questo "Rotolo diafano" (Elliot, pp. 240, € 17.50), nuova versione del già edito “La collezione di smeraldi” (Jaca Book, 1989), completa di racconti sin qua sconosciuti al pubblico italiano, per la curatela di Roberta Moretti.

Orgogliosamente anticomunista, Culianu lasciò la Romania di Ceausescu giovanissimo, complice una borsa di studio in Italia; combatté a distanza per rovesciare il regime, con grande determinazione, e ne anticipò il crollo trasfigurandolo nella sua letteratura. Nel “Rotolo diafano” la Romania diventa Jormania: il narratore s'è battuto perché fosse democratica, ha lottato contro i micidiali gatti zorabi e contro i briganti, ha vissuto da protagonista la rivoluzione dei fiori, s'è ritrovato infine a vivere da ribelle, passato al bosco, nemico del nuovo regime. Un regime maculista, nemico assoluto della proprietà privata e della libertà, dio unico un filosofo tedesco. Ma non è un libro semplice – e una lettura esclusivamente politica e biografica, a dispetto delle non poche attrattive del caso, è senza dubbio riduttiva. I racconti di Culianu sono un'iniezione di letteratura fantastica, erudita e stravagante; una sorta di punto d'incontro tra “L'Aleph” e la “Hilarotragoedia”, capaci di superbi spunti irrazionali e immaginifici, capaci di vivere su piani diversi senza frammentare o spezzettare eccessivamente l'accessibilità del testo. A insegnare al gran rumeno a vivere e scrivere su piani diversi era stato il reverendo Abbott, padre di quel “Flatlandia” che ha formato e aperto la mente di diverse generazioni di artisti, e di lettori: la curatrice ribadisce, nella sua notevole postfazione, che si tratta di una delle sue influenze principali. Assieme al meno atteso “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll: secondo Culianu, nella sua opera andava colta la metafora di fondo, ossia “il trasformarsi nella propria immagine riflessa allo specchio” per avere accesso “all'unico spazio in cui un simile fenomeno sarebbe possibile: lo spazio 4D”. Per avere accesso, in altre parole, a un'altra, misteriosa dimensione.

Torniamo al libro. Cos'è, allora, il “Rotolo”? È una raccolta di racconti che qualcuno giura nascondano un romanzo, e che come romanzo possano essere letti. Se romanzo questo è, allora questo è il romanzo del pensiero libero, creativo e metamorfico, della quarta dimensione e del paradosso, del cortocircuito spaziotemporale e della solitudine del ricercatore. È uno dei più incredibili rompicapo del nostro tempo: un mosaico da ricomporre con cautela e fantasia. A suggerire che l'opera sia un puzzle postmoderno è lo stesso narratore: racconta che tutto quel che è contenuto in questo libro è parte del lascito di un accademico, conosciuto tempo prima; e che questo lascito è la sua unica creazione artistica. Questo lascito, ci consiglia Culianu, va letto secondo due differenti chiavi d'accesso: entrambe, a ben guardare, decisamente esoteriche. La prima è una donna, Mekor Hayyim, conosciuta come Miss Emeralds: nuova incarnazione dell'eterno femmino, è l'espressione di amore e intelligenza, bellezza e gioia. Quando appare, nel corso della narrazione, le pagine sembrano scintillare di vita propria. La seconda è la collezione di smeraldi dell'autore del manoscritto: sono 1900 pezzi, di grande bellezza. Osservarli con la dovuta concentrazione e la giusta preparazione spirituale è come vivere un'esperienza metempsicotica: oppure, se preferite, come camminare nella Biblioteca sognata dal grande argentino: “Era come se passeggiassi in un deposito, praticamente infinito, dove tutto ciò che è accaduto in tutti i mondi è accessibile”.

Questo era uno dei grandi sogni di Culianu, d'altra parte; quello di scoprire il sentiero per poter tornare a vivere nel passato, perché il passato, in un certo senso, si forma e si incarna man mano che il presente progredisce e avanza. L'altro grande sogno era quello proibito e vagheggiato da generazioni di letterati; riuscire a tornare al Verbo, riuscire a scoprire il segreto del Linguaggio di Dio. Questo è l'argomento di uno degli inediti, il seducente “Sul linguaggio della creazione”, trasfigurazione lirica dell'ossessione principe del gran Culianu, e storia d'una misteriosa scatola magica che ha attraversato e sta attraversando il tempo. Questo racconto ha una potenza sinistra, forse per via del suo grottesco destino: è apparso, pochi giorni prima della morte dello storico delle religioni nemico dei regimi totalitari, su una rivista d'avanguardia statunitense dal nome involontariamente profetico: “Exquisite Corpse”, ossia “Cadavere squisito”. Non è che uno dei misteri, in questo frangente molto tristi, che ammantano Culianu d'un'aura leggendaria. Tutta da scandagliare e da interiorizzare, ancora: per tempo, nel tempo.

Qui si racconta, ad esempio – la fonte è scritta in siriaco, datata XI secolo – di un Gesù di Kashkar detto Pigliamosche, che partì in cerca delle perdute visioni dei monaci d'un antico monastero; e scoprì che quando il potere di qualcuno è troppo manifesto, si tratta spesso di una marionetta, e che quindi non lui, ma il burattinaio è il male; e scoprì che a rubare quelle visioni era stato chi voleva che nella Chiesa fosse eletto l'Imperatore, per proteggerla in eterno. A comprarle era stato il Vegliardo della Montagna, sulla Montagna degli Assassini; di tutte se ne era già servito. E allora aveva incaricato Gesù di andare a rubarle in Occidente, a Roma. L'Occidente sarebbe forse diventato disilluso. Così è stato.

Qui si racconta del gioco dello smeraldo, storia di una fantasia che s'incarna: quella di riuscire a entrare dentro una pietra, per vivere un mondo nuovo. E si racconta del favoloso “strophalos”, disco di pietra caro ai Caldei, necessario per evocare un demone – una demone – di incredibile bellezza. Qui si racconta del segreto di chi veniva chiamato il Signore del Suono. Tutto cominciò quando Sa'îd scoprì che poteva uccidere con la sua voce, ma non risuscitare; che poteva allevare tortore e far germogliare piante nel deserto, e persino mutare il colore della propria pelle. Un secolo più tardi, al-Mawsilî seppe resuscitare un morto; quindi, al-Kindî, dopo aver imparato che conoscenza è apprendere ciò che è già prestabilito, seppe dare vita a organismi semplici e complessi, proprio come Dio; e misteriosamente si dissolse nel nulla, sorridendo del divino scherzo che è l'esistenza.

Qualche cenno sugli inediti. “La sequenza segreta” è la storia di Giovanni di Cappadocia, eretico del IV secolo, convinto che i pensieri umani non siano altro che frammenti d'un rompicapo universale troppo complesso per essere risolto da un individuo, e che Dio fosse sia il tutto che la sua negazione; “Il pentimento tardivo di Horemheb” è la storia di chi era creduto il primo fautore universale della damnatio memoriae, e della recente scoperta di un suo (previsto) atto di ripensamento; “Il viaggiatore Ibn Gubair e il collegio invisibile”, è un erudito divertissement sulla perduta, leggendaria Biblioteca di Alessandria.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Ioan Petru Culianu (Iasi, Romania, 1950 – Chicago, USA, 1991), studioso e scrittore rumeno, collaboratore e discepolo di Mircea Eliade. Ha insegnato a Groninga e a Chicago.

Ioan Petru Culianu, “Il rotolo diafano”, Elliot, Roma 2010. Postfazione di Roberta Moretti. Traduzioni di Roberta Moretti e Matteo De Chiara. Collana “Raggi”.

Prima edizione IT: “La collezione di smeraldi”, Jaca Book, 1989.

Gianfranco Franchi, “Lankelot”. Marzo 2010.

Prima pubblicazione dell'articolo: Il Secolo d'Italia, 4 marzo 2010. A ruota, Lankelot.

Primo discepolo ed erede di Mircea Eliade, borgesiano e manganelliano artefice di nuovi mondi…