Il raggio d’ombra

Il raggio d'ombra Book Cover Il raggio d'ombra
Giuseppe Pontiggia
Mondadori
1994
9788804398349

La simulazione, la menzogna, l'ipocrisia e l'atroce contrasto – un contrasto che diventa conflitto – tra sentimento e buonsenso: questi sono gli assi portanti del “Raggio d'ombra” di Pontiggia (1983; 1988), romanzo giallo ambientato negli anni Venti, in piena epoca fascista, espressione della paranoia da tradimento e da delazione. Non è un romanzo indovinato, sembra – a dispetto della seconda edizione voluta dall'artista comasco, a cinque anni di distanza dalla prima – un grande incompiuto; la seconda e la terza parte della vicenda prendono una manciata di pagine, e costituiscono semplicemente un brusco e didascalico sbalzo in avanti, disintegrando il pathos e la tensione della prima, quella che a ben guardare poteva essere autosufficiente. Pontiggia era sicuramente cosciente d'aver avuto una buona idea, quella di raccontare il dramma degli oppositori politici del fascismo e della loro costrizione alla clandestinità, con tutto ciò che può derivarne e conseguirne; assieme, aveva saputo far serpeggiare il dubbio e il sospetto sulla qualità delle relazioni tra i compagni, mostrando la storia d'uno che si spacciava per evaso, già carcerato per “reati politici”, e in realtà era niente altro che una spia. Però qualcosa era sfuggito, al nostro narratore; forse – semplicemente – la soluzione ideale per lo scioglimento della vicenda. È una vicenda che intacca tutti quelli che fiancheggiano l'“evaso”, prestandogli vitto e alloggio, coprendone l'identità; e mentre va a intaccarli, fiaccandoli dentro e inficiando la qualità della loro vita, racconta un po' il veleno del regime, un po' i guasti della menzogna, un po' l'assurda plausibilità di certa doppiezza, e dell'ambiguità; però, spiace dirlo, non va a finire da nessuna parte. Pontiggia si perde appresso ai suoi personaggi, e sembra non riuscire ad approfondirne nessuno. Poteva essere una soluzione saggia, vellicare la superficie profonda della loro psiche per concentrarsi sulle nebbie del fascismo, sugli inganni delle ideologie, sulla falsità d'una nazione capace – sempre – di dare nuove occasioni agli opportunisti e ai furbi, e in ogni caso sempre sorridente verso quelli che non hanno scrupoli. Poteva essere una soluzione saggia, se si voleva giocare al gioco del primo Roman Polanski, quella della paranoia magistrale, fondando il libro su un mondo come questo: “gremito di pericoli, agguati, riconoscimenti fatali”, sulla storia di uno che “Temeva le persone che camminavano dietro a lui e quelle che gli venivano incontro, quelle che lo fissavano e quelle che si volgevano altrove. E il periodo anteriore alla latitanza gli appariva reale, quando poteva guardarsi intorno, cercare le persone, salutarle” (p. 84)

Però è un romanzotto incompiuto, niente affatto armonioso, fragilotto, non vacuo ma terribilmente velleitario. E non si perdonano tante velleità a uno che sapeva, trasfigurando le sue esperienze personali (almeno “La morte in banca” e “Nati due volte”), dare vita ad autentiche opere d'arte. I lettori (fortunati) del Pontiggia saggista sappiano invece che in questo romanzo potranno incontrare, tutto a un tratto, un bel po' di pagine dedicate a una favolosa biblioteca da molte migliaia di volumi, con tanto di prevedibili digressioni sulla natura del collezionismo, sul senso dell'acquisto di libri che forse non si potranno leggere mai, sulla dolcezza d'avere stanze appesantite, parete dopo parete, da tutti questi sogni di carta. Non mancano momenti ciclopici – con tanto di angoscia per la tenuta dei pavimenti. Ecco – vi ritrovate in questo frangente tutto metaletterario e ultrabibliomane e riconoscete la paternità dell'opera, voi che amate il Pontiggia critico. Quanto al resto, sospetto che siamo dalle parti d'un libro che voleva essere qualcosa, e poi qualcosa ancora, e in fondo ancora qualcosa, ma è rimasto una via di mezzo tra un romanzo storico, un giallo e una menata esistenzialista. Lo stile non ti salva se non ti è chiaro cosa dire – sapere come dirlo non è tutto.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Giuseppe Pontiggia (Como, 1934 – Milano, 2003), narratore e saggista italiano.

Giuseppe Pontiggia, “Il raggio d'ombra”, Mondadori, Milano 1983. Edizione riveduta nel 1988. Introduzione di Leonardo Lattarulo. In appendice, antologia critica e nota bibliografica.

Prima edizione: Mondadori, 1983.

Gianfranco Franchi, “Lankelot”. Marzo 2010.