Il popolo degli dioti

Il popolo degli dioti Book Cover Il popolo degli dioti
Daniele Malavolta
Pendragon
2003
9788883422294

Quando i delfini e tutte le fate se ne furono andate, la razza umana s’estinse senza dare spettacolo e solo gli dioti rimasero sulla terra. Inconsapevoli di tutto, erano semplicemente dioti: dioti, antropoidi senz’anima. Funzionali a un piano sconosciuto – e forse inesistente – ottimisti, per nulla fantasiosi, eseguivano pacifici le cose quotidiane. In attesa d’una generazione nuova che avrebbe ripetuto le loro imprese: riproducendosi con uno sbadiglio. Gli unici che potevano attentare al loro equilibrio erano i gatti. Ci sarà una dura battaglia, un giorno, pochi i superstiti. Vinceranno i più intelligenti, ma non basterà, forse.

Bambina solitaria e silenziosa, Stella parla di solitudine, e di vendetta. È diversa: non è una di loro. Si dice che sia nata sotto un cavolo, come nelle favole. Telepate – con i gatti, s’intende: sono interlocutori migliori degli dioti – un giorno incontra qualcuno che pensa lei sia una fata. È l’ultimo fantasma. Nascosto nei bagni della scuola, comunica pensando. Stella sta cercando una via d’uscita: è figlia dell’Uomo e in mezzo a quel popolo non resiste.

Crede alle fiabe e sa che c’è una traccia. Quella traccia è un disegno. In quel disegno si nasconde l’accesso al mondo delle fate. È la che troverà risposte – ma altro qui non dico. Preferirei farlo miagolando.

Ma lei com’è? È bella. “Aveva un viso regolare (…). Si stava lasciando crescere i capelli. Vestiva in modo non molto appariscente, con una predilezione per i colori scuri e qualche concessione all’eccentricità ogni tanto. Solo che era umana. Questo in un mondo popolato da dioti era una eccezionalità degna di riguardo e nelle sue mani c’era il destino dell’intera razza umana. Cioè il suo” (p. 60). Una predestinata. Alla restituzione del senso.

Esordio del letterato modenese Daniele Malavolta, sceneggiatore già segnalato al Solinas, regista e narratore, “Il popolo degli dioti” è un romanzo breve capace di ibridare fantastico e allegorico: va dunque a inserirsi in quella poco fertile tradizione italiana che ha Buzzati e Calvino tra i padri novecenteschi, Pazzi e Benni tra gli epigoni più interessanti; Malavolta è caustico e fiabesco come Benni, meno livido e rancoroso forse, più sereno: nella disperazione del suo personaggio, Stella, c’è grazia: semplicità, e capacità di accettazione. Nonostante tutto.

Il passaggio dalla dimensione degli dioti – la nostra: quella della nostra decadente contemporaneità, e non c’è troppo da girarci attorno – a quella fantastica sembra colorarsi di tinte macabre e romantiche; la ragazza si lancia sugli scogli (reminiscenza sclaviana da “Lungo addio”?). Ma l’intreccio rivela un incanto, e poi un altro ancora; draghi, e gnomi, e strane creature. Parlanti. Malavolta integra storie nella storia ad addolcire quel che accade. L’agnizione delle proprie origini e la rivelazione d’un messaggio salvifico frainteso e perduto elevano i toni dell’opera – quasi fosse metafora d’una messianica antica sconfitta.

Malavolta mostra talento nei dialoghi e una notevole capacità di conquistare i lettori giocando: è un’apparenza ludica che nasconde una profondità almeno promettente. Artista eclettico, dalle buone potenzialità e dalle nitide capacità espressive, diventerà un cantastorie dallo stile personale e riconoscibile.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Daniele Malavolta (Modena, 1974), sceneggiatore, regista e scrittore italiano. Questa è la sua opera prima.

Daniele Malavolta, “Il popolo degli dioti”, Pendragon, Bologna 2003. Illustrazioni dell’autore. Collana “Tempi Nuovi”, 6.

Gianfranco Franchi, luglio 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.