Il mio Moby Dick

My Moby Dick Book Cover My Moby Dick
William Humphrey
Elliot Edizioni
2010
9788861921177

“Chiamatemi Bill”, non Ismael. Viviamo un tempo ben differente, e del massimalismo di Melville non è rimasto niente; questa è un'epoca letteraria minimalista, essenziale; e più che le balene bianche sono le povere trote ad affascinarci. Meglio se abnormi e un po' guerce. Ci contentiamo di poco, forse perché vorremmo pescare e basta. Pescare e basta? “Pescare non vuol dire soltanto prendere del pesce”. Pescare, è starcene da soli a pensare. È un sentiero di meditazione, e di rigenerazione interiore. A ben guardare, stando a quanto insegna Bill, è tutto lì. Entriamo in “My Moby Dick” (1978; IT, 2010) di William Humphrey (1924-1997), scrittore americano innamorato della filosofia e dell'arte della pesca. Uno che sogna un pesce “esigente e sofisticato, guizzante, difficile da allettare, e combattivo una volta agganciato”: buono e magari neanche da squamare.

Bill adora le trote. Ne incontrerà una prodigiosamente grande: un metro almeno. “Misurare un pesce prima di averlo pescato è come dire gatto prima di averlo nel sacco; dato però che non nutrivo grandi speranze di catturare quella grande trota monocola, la misurai”. È dura pizzicarla. Per essere così grossa dev'essere una bestia prudente e saggia: non si invecchia così senza una ragione. Questo breve romanzo è la storia d'un pescatore pescato, e d'un pesce che diventa pescatore. Ma io altro dirne non posso e non voglio, a beneficio dei neofiti.

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Il narratore è uno che ogni tanto, quando si sente troppo stanco, o troppo cupo, ha imparato che uno è il rimedio: andare a pescare. Niente pesca d'altura: prende e va, tutto solo e senza barca, a cinque miglia da casa, massimo dieci, si distacca da tutto, si nutre di solitudine e silenzio, pensa alla pesca, e non al pesce. É molto contento che buona parte dei suoi connazionali abbia maturato altre e ben diverse passioni sportive; a lui piace avere poca concorrenza, più ancora gli piace starsene da solo.

“My Moby Dick” ricorda i due grandi libri sul mare – difficile non pensare, almeno vagamente, allo spirito d'un vecchio libro di Hemingway – e del “Vecchio e il mare” ha il dono (piacevole) della sintesi e della universalità allegorica. Intendiamoci: non è affatto un capolavoro; è un buon esempio di narrativa brizzolata, beneducata e molto paciosa, destinato a fare bella mostra di sé tra gli scaffali degli appassionati di mare, di pesca e al limite di narrativa americana. L'esca è la prefazione firmata Raymond Carver. Avete abboccato?

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

William Humphrey (Clarksville, Texas 1924 - 1997), scrittore americano.

William Humphrey, “My Moby Dick”, Elliot, Roma 2010. Traduzione di Franca Pece. Prefazione di Raymond Carver, originariamente apparso sul “Chicago Tribune Book World” del 29 ottobre 1978 col titolo “Big Fish, Mythical Fish”. Collana “Raggi”.

Prima edizione: “My Moby Dick”, 1978.

Gianfranco Franchi, marzo 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.