Il Cristo dell’Amiata. La storia di David Lazzaretti

Il Cristo dell'Amiata. La storia di David Lazzaretti Book Cover Il Cristo dell'Amiata. La storia di David Lazzaretti
Arrigo Petacco
Mondadori
2003
9788804512691

Toscana, 1878. Predicava giustizia sociale e fratellanza: fu “socialista senza saperlo”, sognando una società basata sui “principii socialisti del Vangelo”; “riuscì tuttavia, sia pure per breve tempo, a realizzare ciò che altri profeti, santi o squilibrati, avevano cercato di realizzare nei secoli passati: una comunità cristiana primitiva che contestava e rifiutava il presente e che si isolava dal resto del mondo costituendo una società autosufficiente, cementata dalla fede comune, che basava la propria sopravvivenza sul lavoro collettivo, la reciprocità e il baratto” (p. 101). Annunciava la fine dell'Era della Grazia e l'inizio dell'Era del Diritto, in cui “il mondo sarà guidato da un solo pastore, unito da una sola fede e cadrà ogni vincolo imposto alla libertà di coscienza degli uomini”. Giurava nell'avvento del secondo Cristo, dai monti dell'Appennino Toscano. Quel secondo Cristo era lui, David Lazzaretti. Era un fanatico, generoso e visionario figlio d'un'epoca storica caratterizzata da grandi cambiamenti, e terribili recessioni economiche: un uomo cresciuto leggendo con disordine e prestando cieca fede alla veridicità di qualsiasi parola stampata. Romanzo storico (“Manfredo Pallavicino”) di Rovani incluso. Uno strano, donchisciottesco e romantico figuro, convinto di poter dare vita alla Repubblica di Dio. Pronto a morire per la causa. Sarebbe accaduto.

I suoi discepoli erano cristiani e socialisti: nemici della proprietà privata, persuasi della necessità della comunanza dei beni, felici di riconoscere il diritto di voto alle donne, intendevano abolire il celibato per i sacerdoti. Giuravano nell'uguaglianza tra i sessi e credevano nelle visioni del loro profeta. Il profeta dell'Amiata, amico di Don Bosco e del popolo, era un matto buono.

Il simbolo di David era formato da due C rovesciate, con una croce in mezzo. Era scolpito sull'uscio delle case dei suoi seguaci, appuntato sulle loro vesti, tatuato (o impresso, come uno stimma: mistero mai risolto) sulla fronte del profeta. Aveva moglie e due figli, era un gigante – per l'epoca ancor più – di un metro e 96; barba lunga, capelli alla nazzarena. Secondo di sei fratelli (tutti altissimi) d'una famiglia di barrocciai, uno zio prete (pazzo), durante l'infanzia veniva chiamato “milleidee”: vulcanico, caotico, bestemmiatore feroce, rissoso e inquieto, soffriva di strane emicranie e febbri – secondo Petacco, si trattava di una forma di epilessia. A partire da quella sofferenza sarebbero arrivate le prime visioni.

L'eremo di David Lazzaretti, la “Nuova Sion”, era popolato dai suoi dodici apostoli, dagli eremiti penitenzieri, dai militi crociferi, dai discepoli, dalle figlie dei cantici, dalle vergini, dalle matrone: migliaia di contadini erano convinti della sua santità, e della bontà del suo nuovo Vangelo. Non mancavano sacerdoti cattolici, felici di unirsi alla sua causa.

David partì per Roma, e per un mese intero scomparve nel nulla, rinchiuso nel convento dei Santi Giovanni e Paolo, sul Celio, affidato ai padri passionisti. Gli atti del processo sono custoditi ancora oggi negli archivi vaticani, assieme alla “gemma”, alla “verga” e al “sigillo” che aveva portato con sé, come segni della sua natura divina. Partì per Roma e non tornò per un pezzo: si rifugiò a Lione, in preghiera, invitando i suoi fedeli a tornare all'obbedienza della Romana Chiesa. E quando tornò molte cose erano cambiate, ma non la fedeltà della sua piccola, rossa chiesa. Fermiamoci qua.

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Petacco conclude così questa sua stravagante e affascinante biografia romanzata: “Il suo nome è rimasto nella storia e molti studiosi si sono occupati di lui. Cesare Lombroso lo definì un 'mattoide', ma subito precisando che erano 'mattoidi' anche Francesco d'Assisi, Savonarola, Lutero, Cola di Rienzo, Passanante e Guiteau. Antonio Gramsci, nei suoi Quaderni, sostiene che Lazzaretti 'in realtà fu fucilato e non ucciso in conflitto', e critica il costume culturale dell'epoca secondo il quale, invece di studiare le origini di un avvenimento collettivo, si isolava il protagonista limitandosi a farne una biografia patologica. E.J. Hobsbwam, infine, dedica un intero capitolo del suo libro 'I ribelli' al movimento lazzarettista. Ancora oggi la Chiesa fondata da David Lazzaretti nell'Amiata continua a vivere nella tradizione popolare più autentica e sincera” (p. 185).

La lezione sembra essere molto semplice. In un'epoca storica in cui tutto sembrava poter mutare, il popolo domandava giustizia, uguaglianza e fratellanza, al di là delle nazioni nascenti o rinascenti, al di là delle rivendicazioni socialiste e liberali. Si trattava, semplicemente, di riequilibrare società sbagliate, poggiate su privilegi ingiusti e abnormi per minoranze assolute; tutto ciò che poteva livellarle era santo. Lazzaretti riuscì a fondere e confondere la parola di Dio con le legittime istanze di benessere e autonomia popolari; fallì non criticando la romana chiesa, ma imbastendo una leggenda personale che andava ibridando deliranti discendenze dalla monarchia francese con l'incrollabile fede d'essere un altro Cristo. Andò incontro a un martirio spropositato e ingiusto, perchè non aveva colpa diversa dalla sua pazzia; e tuttavia seppe incarnare e rappresentare una speranza, quella d'una diversa giustizia sociale, davvero umanissima, e profondamente contemporanea.

Centotrent'anni dopo, sembra uno strano eroe popolare. Con tanto di logo. Triste, appassionante e divertente, ma comunque esemplare.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Arrigo Petacco (Castelnuovo Magra, La Spezia 1929 - Portovenere, 2018), giornalista, scrittore e autore di programmi televisivi.

Arrigo Petacco, “Il cristo dell'Amiata. La storia di David Lazzaretti”, Mondadori, Milano 1978. In appendice, bibliografia. Contiene un inserto fotografico.

Gianfranco Franchi, aprile 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.

L’eremo di David Lazzaretti, la “Nuova Sion”, era popolato dai suoi dodici apostoli, dagli eremiti penitenzieri, dai militi crociferi…