I Rimossi [Lupetti]. Intervista a Davide Bigalli e Massimo Rizzardini

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“I Rimossi”, creazione di Davide Bigalli e di Massimo Rizzardini, non è soltanto una nuova collana editoriale: è un piano rivoluzionario. Nel sito ufficiale della collana campeggia una scritta insolita. “Dirigi la collana con noi”. Scopriamo assieme di cosa si tratta, intervistando i due curatori.

GF: A voi il racconto della storia e della genesi del progetto.

DB, MR: l’idea ci è venuta considerando quanti libri, che pure hanno avuto momenti di successo, e di non poco rilievo, e che hanno rappresentato momenti della riflessione e del dibattito culturale, sono poi caduti nell’oblio e possono essere riproposti come se fossero delle novità. La sorpresa è stata quella di constatare che molto spesso è proprio così. Va sottolineato che il progetto è frutto e testimonianza di una consuetudine di lavoro accademico e scientifico che ci porta a trascorrere molte ore discutendo di lavoro intellettuale. È stato quindi molto spontaneo passare dallo scambio di suggestioni e di ricordi di letture all’idea di realizzare un progetto editoriale che, proprio perché legato alla comunanza di sensibilità e interessi, ci sembra particolarmente coerente. Sensibilità e interessi che abbiamo voluto mettere alla prova ed estendere a tutti i lettori che sentono di condividere il nostro progetto, conferendo loro un ruolo di primo piano che li portasse a discutere con noi e, soprattutto, a scegliere con noi cosa pubblicare, “firmando” il libro come testimonianza del loro apporto intellettuale.

GF: Nel manifesto della collana, è scritto: “Aderire a I Rimossi significa proprio questo: condividere le scelte editoriali della collana, suggerire il proprio rimosso, individuare insieme a noi i motivi – non solo politici – della sua rimozione, ‘firmare’ la pubblicazione come testimonianza dell’apporto e del sostegno intellettuale al programma e al catalogo della collana.” Approfondiamo. Cosa vi attendete dai lettori e dai letterati italiani? Da chi ritenete più plausibile che vengano consigli e indicazioni rilevanti? Perché consulenti editoriali stipendiati – pure una tantum – da altri editori dovrebbero riscoprirsi idealisti e venire a proporre idee altrove remunerate? Infine: non c’è il rischio che molti italiani segnalino, come ‘rimossi’, autori loro cari ma sinceramente e giustamente minori, magari lontani parenti? Vogliamo provare ad anticiparli sin d’ora?

DB, MR: francamente, dai letterati e dai consulenti editoriali non ci aspettiamo proprio niente. Il rapporto che vogliamo stabilire con i lettori è quello di una complicità e di una partecipazione diretta, certo se tra le condizioni della rimozione di un testo c’è la sua impresentabilità per questioni di qualità, lasceremo che il rimosso rimanga tale. Una delle caratteristiche delle nostre prime scelte è stata la sorpresa nel vedere come testi di qualità fossero stati cancellati dalle librerie e dalla memoria dei lettori. È probabile che suggestioni interessanti possano provenire da gourmands della lettura, persone colpite dalla stessa contraddizione che abbiamo percepito. La nostra sensibilità e il pudore dei lettori modello per la collana sarà un valido freno al proliferare di una collana che potrebbe avere come titolo: “tengo famiglia”. Devoti alle vecchie zie astenersi.

GF: Primi titoli editi: l’atteso “Noi” di Zamjatin e i misconosciuti “La casa dell’uomo” di Mario Mariani e “L’anno 3000. Sogno” di Paolo Mantegazza. Ci raccontate come li avete scoperti e perché li avete scelti? Nel caso di Zamjatin, ben lo sappiamo, avete colmato un inspiegabile vuoto: Feltrinelli non ristampava l’opera dal 1984… a cosa credete sia dovuta questa curiosa dimenticanza? In cosa differiscono le due edizioni?

DB, MR: “L’anno 3000” di Mantegazza è un testo abbastanza celebre di un positivista di fine Ottocento che si è cimentato almeno in un’altra impresa narrativa e che comunque era molto attento alle strategie del comunicare. Ci ha interessato come espressione delle delusioni nutrite dalla generazione successiva al Risorgimento nei confronti di quella che pomposamente il vate Carducci definiva la terza Italia. È campione delle insofferenze e delle fragilità di una cultura, che col mito della scienza pensava di superare le doglie del parto della modernità. Per quanto riguarda Mariani ci troviamo di fronte a un caso assai diverso, di un letterato che si voleva tale in toto, scrittore di molta fortuna e che tuttavia poco dopo la sua morte ha conosciuto un’inspiegabile rimozione. A ciò, a nostro parere, ha contribuito il progetto complessivo di Mariani, quello di proporre un rinnovamento del costume e della sensibilità italiani, nella prima metà del Novecento, radicato sulla organizzazione della piccola borghesia, di cui peraltro denunciava spietatamente la miseria umana. Inane di fronte alle organizzazioni politiche di massa del secondo dopoguerra, il progetto di Mariani è fallito, costringendo l’autore a rinchiudersi in un nobile ma poco seguito anarchismo. Si tenga conto, ancora, che Mariani ha esperito per primo alcune delle forme di pubblicazione periodica di massa, dove al diletto si accompagnava la volontà di veicolare una nuova morale, nuovi comportamenti.  La ripresa di Zamjatin è stata invece sollecitata dall’anomalia che la domanda stessa ha individuato. Un caso di rimozione squisitamente politica di un autore divenuto scomodo nel momento stesso in cui la voga anti-stalinista non doveva attingere pericolosamente ai fondamenti e alle convinzioni della vulgata comunista. Non è un caso che il testo abbia ritrovato un suo senso e una sua udienza proprio nella deriva del 1989. Rispetto alla precedente edizione curata e tradotta da Ettore Lo Gatto, I Rimossi hanno proposto una traduzione profondamente riveduta e ammodernata, lavoro di Barbara Delfino, alla quale va la nostra gratitudine.

GF: Qual è la vostra formazione letteraria, accademica ed editoriale? Quali giudicate siano le vostre principali pubblicazioni? Quali i prossimi progetti individuali?

DB: per parte mia, ho avuto una formazione universitaria a Firenze dove ho goduto della lezione di Paolo Rossi, che mi ha consentito di utilizzare come strumento di ricerca scientifica la curiosità, una curiosità senza limiti disciplinari, tanto che oggi preferisco definirmi uno storico delle idee e non uno storico della filosofia. I miei interessi, non a caso, si sono rivolti ad ambiti generalmente extravaganti rispetto alla storiografia filosofica tradizionale, si trattasse della apocalittica medievale o del profetismo rinascimentale e barocco. Ho esperimentato che frequentare questi ambiti di ricerca ha affinato la mia capacità di lettura e di individuazione delle idee anche nell’uso di testi letterari o artistici. Attualmente mi sono appassionato all’indagine dell’impatto culturale del Nuovo Mondo sulle idee dell’Occidente europeo. Ho anche lavorato per qualche anno come redattore della saggistica presso una gloriosa casa editrice fiorentina. I lavori a cui tengo di più sono senz’altro: “I Tartari e l’Apocalisse. Ricerche sull’escatologia in Adamo Marsh e Ruggero Bacone”, Firenze 1971, “Immagini del principe. Ricerche su politica e umanesimo nel Portogallo e nella Spagna del Cinquecento”, Milano 1985, “Millenarismo e America. Nascita del Nuovo Mondo o fine dell’Antico?”, Milano 2002. Fra i miei ultimi libri, “Amazzoni, Sante, Ninfe. Variazioni di storia delle idee dall’Antichità al Rinascimento” (Milano 2006) e “Mondi di Carta”, Lupetti 2007.

Nel mio futuro vedo la prosecuzione di un lavoro, l’insegnamento, che nonostante quanto si viene diligentemente facendo per sfasciare il sistema dell’educazione universitaria, continua a piacermi e a darmi soddisfazioni. Per quanto riguarda la ricerca continuerò a privilegiare quei settori disciplinari di frontiera che mi affascinano per la loro complessità e per la sfida rappresentata dalla possibilità di dominarli.

MR: mi sono laureato e addottorato all’Università di Milano sotto la guida di Davide Bigalli, lavorando – manco a dirlo – su figure rimosse del controrinascimento italiano. Per anni mi sono dedicato soprattutto alla storia della medicina, della scienza e della filosofia nel Cinquecento, scrivendo saggi su Leonardo Fioravanti, Poliziano, Robert Fludd, Girolamo Cardano, Isabella Cortese e molti altri. Ma in tutto questo tempo non ho mai pensato di trascurare i miei innumerevoli amori: il cinema, la letteratura, la musica. Da Davide Bigalli, maestro di vita oltre che di Accademia, ho imparato a vivere la mia curiosità intellettuale non come una patologia schizofrenica, cercando di produrre un percorso formativo che tenesse conto dell’infedeltà cronica a un solo ambito o ad un solo approccio di studi. Con lui ho dato vita a Secretum, una rivista on line di intersezioni, alle collane “Crocevia” (saggisitica ) e “i Rimossi” (narrativa) per Lupetti, a collaborazioni proficue con altri marchi editoriali come Melquiades (editore on line di Secretum, per il quale dirigiamo la collana “antieroi” e “Quaderni di Secretum”) e Selene (presso il quale co-dirigiamo la collana “Oltre la frontiera” e “L’altra metà dell’Arte”). Fra le mie ultime pubblicazioni ci sono il saggio “Dietro la maschera. Simbolo e metafora della donna mascoliata” nel libro Amazzoni, sante e ninfe. Variazioni di Storia delle Idee dall’Antichità al Rinascimento (a cura di Davide Bigalli, Milano 2006) e la curatela del romanzo Povero Cristo di Mario Mariani per i tipi di Melquiades. Sono recentemente usciti Mondi di Carta, a cura di Davide Bigalli e Massimo Rizzardini, Lupetti 2007, e la curatela del romanzo La casa dell’uomo di Mario Mariani (Lupetti 2007). Di imminente pubblicazione tre curatele (Margaret Oliphant, La terra delle tenebre e Edmond About, Il naso del notaio, per “i Rimossi”) e La zecca aritmetica, un curioso libro-gioco del 1600 che ho deciso di ripubblicare con Lupetti, oltre a una monografia su alcune figure della medicina e della cultura popolare nel Cinquecento. Progetti futuri? Non mi par vero dirlo, ma sono già abbastanza quelli che ho in corso e dei quali vado peraltro molto fiero. Fra questi non scordo l’insegnamento, nel quale continuo anch’io – come Davide Bigalli – a credere profondamente, e l’implementazione del primo database mondiale interamente dedicato ai libri di segreti nel Rinascimento. Un’avventura a cui tengo molto e che seguirò in prima persona a partire da questa primavera.

GF: Avete in mente un modello – italiano o europeo – per questa collana? Qualcosa che almeno si avvicini alla vostra posizione?

DB, MR: Suvvia, proviamo a essere presuntuosi. A un rapido sguardo d’orizzonte non ci sembra che esista qualcosa che, soprattutto nelle motivazioni, sia affine alla nostra iniziativa. Un recupero di tanto in tanto di qualche classico dimenticato, come un masso erratico all’interno di una collana, non rappresenta una battaglia autentica contro la rimozione.

GF: Nel sito ufficiale, leggo: “I Rimossi si definisce come un progetto aperto e trasversale, indipendente, apolitico e soprattutto apartitico. Libera da poteri che ne limitino o ne determinino in un solo senso la produzione, l’idea della letteratura rimossa si pone aldilà del segno (quale esso sia), delle ideologie, delle censure”. Avete la sensazione che in Italia, a partire dal 1943, l’ideologia abbia giocato un ruolo determinante nelle scelte editoriali? Quando e come avveniva?

DB, MR: come tutte le culture con un debole senso identitario, anche quella italiana si è presentata come un campo aperto al lavoro dell’ideologia: questo ha significato da un lato la subordinazione della ricerca a prese di posizione determinate dalla contingenza, o dalle strategie (o presunte tali) politiche; dall’altro ha significato il rifiuto, la demonizzazione, il disprezzo nei confronti delle posizioni “altre”. È proprio per contrapporsi donchisciottescamente a questo stato di cose, che ci siamo mossi. Certo, a partire dalla data indicata nella domanda, un’atmosfera sempre più plumbea ha investito la cultura italiana, nelle lettere e nelle arti. Inutile e impietoso sarebbe stendere un elenco, basta che nelle nostre memorie non si stenda un velo.

GF: Cosa ha significato la disponibilità di Lupetti, nel vostro progetto? Qual è la distribuzione delle opere? Esistono sconti per l’acquisto via web? Parliamo, in generale, della reperibilità e della tiratura, e dei problemi in sede di promozione della collana nelle librerie, qualora ne abbiate avuti.

DB, MR: pur nella difficoltà di una condizione come quella attuale dell’editoria, va dato atto che il marchio Lupetti – Editori di Comunicazione si è dimostrato ricettivo e del progetto e delle proposte avanzate. In questa direzione si è mosso per assicurare visibilità e presenza della nostra iniziativa, consapevole che una modificazione della propria immagine doveva dipendere più da nuove scelte editoriali che da un mero intervento di marketing. La distribuzione nelle librerie avviene per tramite di Messaggerie Libri, che ci sentiamo di dire svolge un lavoro accurato e soddisfacente. Le difficoltà nascono casomai dal fatto che, come spiegato sopra, per Lupetti – marchio già solido nell’abito del marketing, della pubblicità e della comunicazione – la narrativa è una sorta di novità e il libraio stesso si è trovato, in taluni casi, impreparato. Aggiungiamo inoltre che, per quanto si tratti di un progetto in piena e dichiarata controtendenza rispetto alle regole e alle politiche della grande distribuzione e dei colossi editoriali italiani, avere alle spalle un marchio solido e diffuso come il nostro è l’unica condizione che ci permette di vedere realizzato il nostro progetto. Per quanto possa apparire scontato, demoralizzante o ingiusto, la distribuzione capillare nelle grandi librerie italiane è oggi indispensabile e costituisce (qualità editoriale a parte) la grande differenza fra grande e media editoria da una parte, e piccola editoria dall’altra, purtroppo prossima a scomparire molto presto o a vivere di iniziative destinate, tuttavia, a passare in larga parte inosservate.

GF: Rassegna stampa della collana: ad oggi – marzo 2008 – siete soddisfatti della risposta della stampa mainstream? Avete notato differenze sensibili nella risposta della stampa specializzata, rispetto a quella delle webzine? Se sì, perché, e a cosa ritenete sia dovuta?

DB, MR: per quello che riguarda la risposta della stampa, possiamo dire di esserne moderatamente soddisfatti. Certo, nella ricezione dei testi sinora proposti ha giocato quel lavoro dell’ideologia di cui abbiamo parlato sopra, lavoro che spiega la positiva accoglienza da un lato e il silenzio disinformativo dall’altro. Va detto, tuttavia, che alcuni quotidiani nazionali ci hanno già dedicato una buona luce, che in rete molti blog e forum si sono accorti dei rimossi e in modo particolare della ricomparsa nelle librerie di un vero e proprio cult come “Noi” di Zamjatin, che una figura come quella di Mario Mariani sta cominciando a destare un certo interesse e il suo romanzo “La casa dell’uomo” sarà nuovamente presentato alla “Casa della Cultura” di Milano e sarà uno dei temi che dedicheremo al grande scrittore in un convegno dedicato (ottobre 2008) all’Università degli Studi di Milano. Abbiamo del resto cercato di sopperire alle logiche di monopolio della grande distribuzione o alle politiche editoriali della carta stampata puntando a costruirci una solida indipendenza attraverso internet e iniziative come presentazioni di libri, conferenze, convegni. Internet in particolare, finora, ci ha dato molte soddisfazioni: un anno e mezzo fa abbiamo fondato un settimanale on line chiamato “Secretum” (www.secretum-online.it) che oggi vanta 6000 lettori al mese ed è un po’ la colonna di tutti i progetti collaterali che si muovono intorno ad esso, compresi quelli editoriali. Di recente abbiamo dunque aggiunto, oltre al sito dei Rimossi, il Progetto Mariani (www.progettomariani.it), dedicato alla riscoperta dello scrittore e alla promozione di eventi, pubblicazioni e studi che lo riguardano. Stiamo attendendo anche il sostegno del Comune di Solarolo (suo paese natale) per bandire un premio di laurea su Mario Mariani e dare vita ad ulteriori progetti futuri.

GF: Infine… qualche notizia a proposito della grafica e dell’impaginazione dei volumi della collana: qual è il modello? Chi sono i professionisti che hanno ideato l’immagine de “I Rimossi”?

DB, MR: il modello, se di modello si deve parlare, stava nella mente creativa di Alberto Mornacco, giornalista prima e pubblicitario poi di chiara fama e di idee sempre innovative. Un giorno Mornacco ci telefonò spiegandoci che per lui il rimosso, se aveva ben inteso il nostro progetto, doveva suggerire al lettore l’idea di un libro che ritornava dal passato e dall’oblio, come se i suoi colori si fossero sbiaditi per la dimenticanza, la polvere, l’accantonamento. Aggiunse che aveva pensato quindi a una grafica che rendesse giustizia di questo ritorno del rimosso all’attualità e al colore. Quando ci fece vedere una prova delle copertine capimmo che le sue intenzioni coincidevano appieno con le nostre, e quella prova rimase il modello per tutta la collana, con le quattro foto che dal bianco e nero trasfigurano fino al colore vivo. Massimiliano Fratocchi e Andrea Acquani hanno, in un certo senso, “cucito” quel modello rendendolo funzionale all’oggetto libro e ad un formato che è oggi il risultato finale. Un risultato che ha pienamente soddisfatto noi e Anna Vadori, direttore editoriale della Lupetti – Editori di Comunicazione. Personalmente, siamo molto orgogliosi e sentiamo come “nostro” il progetto Rimossi anche nella sua veste grafica.

GF: Grazie infinite per la vostra disponibilità. L’archivio di Lankelot conta, tra i suoi 1300 articoli dedicati alla Letteratura, diversi nomi rimossi. Nel nostro dna c’era e c’è, dal 2003, la “volontà di tutelare la memoria di artisti e opere ingiustamente dimenticate o politicamente o editorialmente ostracizzate, per sostenere una nuova idea di pubblicazione, distribuzione e circolazione delle opere”. Siamo a vostra disposizione. Già allineati.

DB, MR: Grazie a voi, di cuore. I Rimossi è il primo progetto editoriale “aperto” e democratico, partecipativo e in un certo senso “ribelle” ad ogni logica o politica che emargini il lettore o ridimensioni il suo ruolo nella fruizione culturale di oggi. Siamo lieti di sapere che, come noi, qualcun altro ha sentito e provato le stesse esigenze con spirito e sensibilità affini. Siamo noi a sentirci a disposizione di tutti coloro che intendono sposare il progetto e l’idea che lo rende vivo. Vi aspettiamo e vi ringraziamo ancora per l’interesse che ci avete dimostrato.

Gianfranco Franchi, marzo 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.