I giorni dell’abbandono

I giorni dell'abbandono Book Cover I giorni dell'abbandono
Elena Ferrante
e/o
2015
9788866326410

LEZIOSA

Scrive Goffredo Fofi che questo "è un romanzo intenso e scabroso, che concentra in un breve arco di tempo una crisi femminile di per sé banale... ma quel che di antico o perenne c’è nella crisi di Olga è davvero scioccante, per crudezza di situazioni e di linguaggio, e contrasta nettamente con la melensaggine della letteratura femminile recente nel nostro paese". L'aggettivo “banale” mi sembra non sia mai stato speso con tanto buon senso: la trama della vicenda sfiora il rosa, e rischia in più di una circostanza di piombarci; sono la sensualità, la crudezza di qualche descrizione erotica e la buona lingua letteraria dell'autrice a tingere di discreta profondità una storia straordinariamente comune, semplice, elementare.

È la storia di una donna lasciata dal marito, Mario, mentre stanno sparecchiando la tavola e i bambini stanno giocando nella stanza a fianco. Quindici anni di matrimonio si spezzano per confusione e stanchezza. Passa una settimana, e lui mantiene la sua posizione: viene a trovare i bambini ma sembra a disagio di fronte a lei, e quando le parla è per celebrare spietati autodafè. Prende la sua adolescenza e la fa a pezzi, prende il suo lavoro e si denigra. Cerca comprensione: vuole che lei capisca che è necessario lasciarlo. Ma Olga non vuole: non capisce: non accetta.

Sì, c'è un'altra donna. Sì, è innamorato. Ma anche Olga è innamorata. E non credeva che un giorno la sua vita potesse diventare così; non credeva di poter diventare così fragile, e vulnerabile; non credeva di poter schiantare per il dolore, per il senso di abbandono, di femminilità ferita.

“Io volevo essere diversa. Volevo scrivere storie di donne dalle molte risorse, donne di parole invincibili, non un manuale della moglie abbandonata con l'amore perduto in cima ai pensieri. Ero giovane, avevo pretese. Non mi piaceva la pagina troppo chiusa, come una persiana tutta abbassata. Mi piaceva la luce, l'aria tra le stecche. Volevo scrivere storie piene di spifferi, di raggi filtrati dove balla il pulviscolo” (p. 21).

Lei soffre tanto. Non riesce a farsene una ragione. Cerca notizie tramite gli amici in comune, nessuno sa niente. Dopo la sofferenza viene la rabbia. Litiga con chiunque cerchi di farle accettare l'accaduto. Quindi, viene l'oscenità: prima verbale, poi esistenziale. Infine, viene la disperazione, e l'ossessione di sapere cosa lui stia facendo con la sua nuova donna.

Olga ha quasi quarant'anni, alle spalle una piccola pubblicazione, davanti a sé una voragine di angoscia e di dubbi. Torna a scrivere, per placarli, prima rimaneggiando un vecchio romanzo, poi dedicandosi alle lettere da consegnare, tutte insieme, al marito. “In quelle ore lunghe fui la sentinella del dolore, vegliai insieme a una folla di parole morte” (p. 33). Ecco che la loro città adottiva, Torino, diventa una fortezza dalle mura di ferro, gelida. Lei passa sempre più tempo a dormire. Perde la testa, non paga le bollette, tampona una macchina per disattenzione. E piano piano arrivano le prime notizie, man mano meno vaghe, sulla nuova donna di suo marito. Sin quando, un giorno, non la incontra. È la stessa ragazzina che anni prima aveva guastato la sua serenità famigliare; è un po' più grande – una giovane adulta – e indosso ha i gioielli della famiglia di Mario. Olga perde la testa, lo picchia a sangue. Servirà un amorazzo col vicino di casa cinquantenne e un po' alienato per restituirla alla razionalità, al rispetto, all'equilibrio.

Intanto, i suoi piccoli sembrano feriti e scossi da quanto è successo. Si sentono abbandonati, si sentono soli, hanno più paura di tante piccole cose. Vittime assolute del disordine dei loro genitori, guadagnano spazio e centralità più per gli errori e per le debolezze che per le prove di un'acerba maturità. La narratrice scelta dalla Ferrante, tuttavia, è talmente concentrata su sé stessa, e sull'elaborazione dell'ingiusto distacco da suo marito – sua origine, quasi, perché napoletano come lei; sua sicurezza, sua unica protezione – che fatica a sincronizzarsi con le richieste di presenza e di sostegno dei suoi bambini.

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Onestamente non vedo nessun elemento di straordinarietà in questo romanzo: vicenda ordinaria, scrittura poco più che ordinaria, intreccio prevedibile sino all'inverosimile, forse per invitarci a scendere nella psiche della protagonista, e a scandagliare le sue sofferenze e i suoi contrasti, e a domandarci le ragioni dei suoi errori. Diciamo che chi è in cerca di solidarietà per le sue sofferenze psichiche post separazione o post divorzio può trovare maggiore e migliore soddisfazione nel dialogo con le proprie amiche – i propri amici – risparmiandosi questa lezione di malessere e di rigenerazione. Quanti, come il povero lettore che qui commenta, stessero cercando grande letteratura possono serenamente intrattenersi per duecento pagine in attesa d'un qualcosa di geniale che non c'è, nemmeno forzando la mano.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Elena Ferrante (Napoli, 19**), scrittrice italiana. Ha esordito pubblicando il romanzo “L'amore molesto”. Non è mai apparsa in pubblico.

Elena Ferrante, “I giorni dell'abbandono”, E/O, Roma, 2002.

Adattamento cinematografico: “I giorni dell'abbandono”, di Roberto Faenza, 2005.

Gianfranco Franchi, dicembre 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.