I fratelli Michelangelo

I fratelli Michelangelo Book Cover I fratelli Michelangelo
Vanni Santoni
Mondadori
2019
9788804709251

Polifonico, ambizioso e romantico, geneticamente così vivace e caotico da essere stato faticosamente addomesticato dall'artista, nel corso degli anni, I fratelli Michelangelo [Mondadori, 2019; euro 20, pp. 612] è un romanzo che va restituendo diversi aspetti fondanti e caratteristici della narrativa di Vanni Santoni, artista toscano, classe 1978: è ultradialogico, colorito e polifonico come Gli interessi in comune [Feltrinelli, 2008]; per certi aspetti è una miscellanea generazionale proprio come il distillato Personaggi precari [Rgb, 2007], nella restituzione di almeno 3 dei 5 fratelli rappresentati; è toscano verace, come massima parte della narrativa di Santoni (sarei tentato di dire: come la migliore produzione di Santoni, da Se fossi fuoco arderei Firenze [Laterza, 2011] al fascinoso e sperimentale La stanza profonda [2017], per capirci).

Potremmo considerarlo una "saga famigliare" – tuttavia dovremmo intenderci bene: per "famiglia" qui ci si riferisce a una famiglia frantumata dell'epoca nostra: una delle più frantumate e improbabili possibile. Qui siamo di fronte a un padre capace di dare vita a cinque figli da quattro donne differenti, siamo di fronte a un "raduno di famiglia" in un momento peculiare della sua vita, su sua inattesa convocazione e per sua scelta: una figlia non risponde, uno scopre solamente in quel momento d'essere suo figlio, soltanto due sono quelli che aveva, per qualche tempo, allevato lui, un altro si presenta pieno di rancore – e tuttavia, tecnicamente, "saga famigliare" rimane; potremmo chiamarlo "spaccato borghese", perché protagonista è una borghesia intellettuale, consacrata all'arte, per lo più, con interessanti eccezioni; dovremmo considerarlo "profondamente sentimentale", perché così è (è forse il libro più sentimentale pubblicato da Santoni). È un libro con qualche momento di respiro cosmopolita, per via dell'ambientazione di buona parte delle storie narrate; è un libro complesso, ma non è esatto considerarlo sperimentale. Forse lo era nelle prime stesure: l'artista ha saputo addomesticarlo e farne un lavoro lineare, nel corso delle revisioni, nel tempo. Eccoci: "Saga famigliare, borghese, sentimentale, d'ambientazione per lo più toscana e respiro cosmopolita" – ora ho categorizzato a dovere. Una borghesia decadente ma non ancora decaduta, come nel famigerato, innominabile, polveroso romanzo di quel tedesco, e inconfondibilmente viziata e alimentata dalle arti, nei frangenti migliori (la borghesia si sfracella sempre con un'ultima dedizione alle arti, spesso scriteriata e totalizzante: quello è il suo destino).

Il passo che ho trovato più emblematico si incontra abbastanza presto, nel libro: vengo a trascriverlo. "Cosa siamo poi, siamo quello che abbiamo fatto, quello che abbiamo letto, che abbiamo detto? Siamo quello che abbiamo ricevuto in eredità? Eredità di geni o di pratiche, o di modi d'essere? Siamo la nostra educazione, siamo chi abbiamo amato, chi è che diceva quest'altra stronzata... Siamo l'idea che gli altri hanno di noi, siamo quello che c'è scritto su Internet di noi... Siamo l'idea che abbiamo di noi stessi, pure, ma se questa idea salta, perde un giro, s'incrina? Se si incrina due volte?" - è infatti, I fratelli Michelangelo, come ogni saga famigliare, un libro sui legami, sui ruoli e sull'identità; è un libro sul fantasma del padre (nella società occidentale contemporanea, è sempre più spesso figura spettrale, e contraddittoria), è un libro sulla misteriosa essenza della fraternità; è un libro sulla bellezza della diversità, perché nessuno dei quattro (cinque) fratelli davvero somiglia all'altro, se non per la fragilità, più o meno limpida, e per una certa chiarezza di fondo. È un libro sui legami di sangue e sulle lontananze elettive. Certe volte sembra diventare leggero, o addirittura leggerissimo; tuttavia periodicamente, con buon mestiere e apprezzabile disciplina, Santoni sa modulare diversamente il tono e il respiro della narrazione, elevandolo o caricandolo. Viene la tentazione di considerarlo "romanzo fatto di quattro romanzi brevi" – perché da certi punti di vista i passaggi da un personaggio all'altro ciò finiscono per determinare. Non escludo che uno di questi quattro romanzi brevi fosse stato pensato, originariamente, come qualcosa di profondamente diverso, e sia stato successivamente assembleato (è il caso della vicenda di Louis, decisamente farraginosa, forse l'unica farraginosa e dispersiva).

Strutturalmente, il romanzo va restituendo la storia dei fratelli con discreto ordine, rispettando un'alternanza parzialmente artificiosa; lo spessore dei personaggi è apprezzabile, così la rappresentazione dei loro contrasti interiori e delle loro inquietudini, dei loro "richiami della foresta"; la documentazione su certi aspetti essenziali delle loro vite sa rivelarsi sorprendente (ad esempio, quando si parlerà di un karateka, o di una promessa dell'arte contemporanea; certa perizia sulle più variopinte droghe, invece, non può stupire chi ha letto, tanti anni fa, Gli interessi in comune, altrimenti non potrà che risultare spiazzante). In più di un frangente, ho avuto la sensazione che Santoni abbia scritto certe scene, o raccontato certe dinamiche, pensando a un possibile film, o almeno immaginandolo: saggio è stato il bandellaro Mondadori a nominare I Tenenbaum di Wes Anderson [2001] come opera ben presente all'artista; siamo decisamente da quelle parti. Nei Fratelli Michelangelo le atmosfere e i ritmi della narrazione sono decisamente cinematografici, non soltanto nei momenti, prevedibilmente intensi, dell'avvicinamento all'agognata riunione famigliare. Io ci vedo potenzialmente Ozpetek, non Virzì.

A dodici anni di distanza dal suo esordio, Vanni Santoni ha vissuto diverse vite, nell'editoria: è stato l'artista del libro di culto Gli interessi in comune, il gran burattinaio dell'esperimento della Scrittura Industriale Collettiva, una delle anime della scena toscana; è stato protagonista di forse un migliaio di presentazioni (dico un numero gigantesco ma forse non sbaglio: soltanto per il librone Feltrinelli era fermo a 60, dopo pochi mesi: vi parlo di 10 anni fa), è stato parte del coraggioso movimento TQ, è direttore editoriale della famigerata collana di narrativa italiana Tunuè, è stato uno dei primi interpreti del precariato, è stato ed è collaboratore del Corriere e di tutta una serie di periodici più o meno fichi, da Linus in giù; è una sorta di "dungeon master" della piccola e media editoria, e uno dei lettori più caotici, voraci e coinvolgenti della nostra epoca. È carismatico. È un artista che viene dall'underground e tuttavia è riuscito a imporsi, senza particolare imbarazzo, con le etichette mainstream, trovando – mi permetto questo giudizio editoriale – particolarmente adatte alla sua estetica e alla sua intelligenza certe collane trasversali della Laterza: vederlo in Mondadori può essere disorientante, sulle prime, pensando al Vanni che esordiva per la RGB, al Vanni drogato e frastornato degli Interessi in comune, e tuttavia è una risposta al suo massimalismo. Questo è un romanzo che potrà guadagnare a Santoni diverso pubblico – forse quello di un famigerato premio letterario, forse quello dei misteriosi "lettori occasionali" che dalla nostra prospettiva indie o addetta ai lavori (o ex addetta ai lavori) è leggendario, sostanzialmente invisibile (no, non comunichiamo con loro: forse Mondadori sa farlo. Forse). Rimane da osservare che questo avvicinamento al famigerato "grande pubblico" non ha significato automaticamente snaturamento né compromesso estetico: mi sembra invece segno di un lavoro (di ricerca; di scrittura) impressionante, di una dedizione incrollabile alla letteratura e all'editoria, di un entusiasmo ragazzino che Santoni non ha perduto mai. No, non è il suo capolavoro, e non è il suo libro più bello o più ispirato: è il libro che racconta la sua forza di volontà, la sua freddezza di editor e la profondità del suo respiro, il suo talento da burattinaio, la sua facilità di raccontare le storie. Raccontarle: a tutti.

Gianfranco Franchi

Per approfondire: SANTONI in Portofranco / Santoni in Wiki IT.

Saga famigliare, borghese, sentimentale, d’ambientazione per lo più toscana e respiro cosmopolita.