I ballatroni

I ballatroni Book Cover I ballatroni
Renzo Paris
Avagliano
2006
9788883092213

“I ballatroni” è il terzo volume della trilogia marsicana di Renzo Paris, iniziata con “Ultimi dispacci della notte” (Fazi, 1999) e continuata con “La croce tatuata” (Fazi, 2005): è il terzo, ma è stato scritto per primo. Nella prima stesura (metà anni Ottanta), si trattava di una raccolta di racconti autobiografici titolata “La vocazione”. Paris è tornato a rivederli e rimaneggiarli più volte, nel tempo, assemblandoli, man mano, sin quando non ha trovato il direttore di collana più vicino alla sua sensibilità: Andrea Di Consoli, allora in Avagliano. Così, eliminato infine il sottotitolo “romanzo tribale”, ha visto la luce questo omaggio alla memoria di una generazione di abruzzesi. È una rappresentazione credibile e vivace di una cittadinanza arretrata e periferica, ma vitalissima, che per una parte degli intellettuali doveva diventare borghese, per un'altra doveva restare incosciente e primitiva, per un'altra ancora doveva essere semplicemente sostenuta e accompagnata nel suo cammino evolutivo. È il racconto dell'ultima estate di un gruppo di adolescenti che la vita dividerà; parecchi emigreranno, qualcuno finirà in galera, un altro – non scrivo chi – diventerà prete. È un'estate calda, di amorazzi e cotte, di sesso spinto e animalesco, di incontro-scontro tra classi sociali spesso inconsapevoli dell'ingiustizia delle proprie condizioni. È un'estate ultima: lirica, e folle.

Chi sono i ballatroni? Adolescenti casinisti, ballerini rockettari.

“I ballatroni, ragazzi osceni e criminosi della Marsica degli anni Cinquanta del secolo scorso, erano contemporanei dei protagonisti del film Gioventù bruciata. Ladri e ballerini del rock all'aperto (…). Chi scrive erano uno di loro, con gli occhi foderati di film come: Catene, Giungla d'asfalto, Fronte del porto, La sepolta viva. Religione e magia erano il condimento di una vita senza tempo né storia (…). I ballatroni erano nati attorno alla seconda guerra mondiale, quando l'Italia fu scorticata viva dai tedeschi che si sentivano traditi e dal fuoco amico degli americani” (Nota di Renzo Paris, p. 5).

Siamo a Celano – antica Celene – il paese della luna. I ballatroni non hanno voglia di mescolarsi coi turisti romani, cercano piuttosto di sabotarli mentre guidano per la strada che porta a Ovindoli. Ogni tanto, uno di quei “tipi da spiaggia” si rivela un po' diverso dal solito. È il caso di Pasolini, che sale tra i ballatroni per farsi qualche ragazzetto, millantando comparsate nel cinema e ricerca di ispirazione per nuovi “Ragazzi di vita”. Sarà il caso di Moravia, protagonista di un piccolo cameo nelle ultime battute, assieme alla Morante. Il resto dei romani appare, tendenzialmente, per essere ridicolizzato o scornato (l'accusa peggiore è quella d'esser sotto scacco papalino...).

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Luciano Piccolomo detto Rubampretto, ragazzino “alto, secco e cignato”, è il protagonista del romanzo. Festeggia l'arrivo dell'estate, e delle vacanze. È triste soltanto perché il padre, per campare, deve lavorare qua e là in giro per l'Abruzzo. Luciano è innamorato della principessina Torlonia, Maria; sogna che fuggano insieme, magari in America, partendo su un transatlantico tutto illuminato, e poi scorazzando per le praterie ammirate nei film, bevendo latte e mangiando formaggio. Agli occhi di Maria, lui è qualcosa di più bello perché è proibito: la sua famiglia non vuole che si affianchi a un figlio del popolo. La sua famiglia sogna il ritorno dell'aristocrazia al potere, e il ripristino della schiavitù. Luciano riuscirà – vedrete – a portarsi in montagna la giovane Torlonia, con la complicità di un pastorello; ma al loro ritorno, tutto sarà sul punto di cambiare, sul punto di cambiare per sempre.

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Codamozza, Canaccio, Rattaculo, Mezzafemmina, Guduccio e Stalino (...), detto Stanino, sono i compagni di avventura di Luciano: si tratta dei ballatroni più famosi della zona. Si stanno divertendo con una ragazzina, Vilma, sorella di Rattaculo: lei vorrebbe essere un maschietto e vorrebbe restare sempe con loro. La condizione unica è quella di farsi fare tutto, sempre, da ognuno di loro (o quasi). L'iniziazione sessuale di Vilma è, come dire, collettiva. Ripetutamente collettiva. Con l'eccezione del fratello, che la disconosce, lì per lì, e di Luciano, troppo innamorato di Maria, forse; e di Mezzafemmina, che tiene fede al suo nome di battaglia e si tira indietro; e piuttosto, poco dopo, si offre per un ruolo analogo, che facilmente ottiene.

Vilma e le sue amiche scoprono il sesso anche tra di loro: Vilma è in parte convinta che i maschi facciano solo male, dopo l'esperienza coi ballatroni, e che il vero piacere sia tutto femminino. Man mano parlano e si confidano; tutta la parentela ha approfittato di loro, in quegli anni, culi e tette. Nonni in primis. Succedeva, ma non se ne parlava troppo, a quanto pare. Vilma diventerà molto esperta nel fiutare chi ha lira e chi no. Resterà, a suo modo, fedele ai ballatroni, intanto si divertirà con qualche ricco di passaggio, condividendolo con le amiche. I ballatroni si vendicheranno con rabbia e crudeltà, approfittandosi di lei una volta ancora. In gruppo, eccetto i soliti tre: il fratello, l'omosessuale e l'innamorato di Maria. Luciano.

Gli eventi – intorno – sono piccoli ma epocali. Passa il Giro d'Italia, si tifa sia per Coppi che per l'anonimo ciclista marsicano (e a cena: “Chi sa se era proprio Coppi quello che è passato in un lampo”, dice Luciano, pappandosi un piattone di maccheroni); sui quotidiani, si intravedono i primi segnali dell'inasprirsi della Guerra Fredda; in paese, ogni tanto, ritorna qualche sfortunato emigrante americano, disilluso e scettico sulle promesse di ricchezza della nazione dominante; altri, invece, passano il mese d'agosto a far finta d'essere rimasti paesani, e si stupiscono di come stiano cambiando le mode, i costumi e le abitudini: infine, ripartono per Canada, Australia, Belgio, America. Non più paesani, e non ancora stranieri. In paese passa Yvonne Sanson, è festa. Basta poco.

La morte è, notate bene, una presenza quotidiana: “quanti loro fratellini erano morti di meningite fulminante oppure di parto o per malattie misteriose! Erano veramente pochi quelli che superavano i dieci anni indenni a Campitelli” (p. 65; Campitelli è il nome della zona delle baracche, post terremoto). E quando qualcuno muore è come se niente fosse.

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Un anno più tardi (2008) de “I ballatroni”, ha visto la luce un romanzo decisamente simile, spiritualmente: parlo de “La guerra dei cafoni” di Carlo D'Amicis, ambientato in Puglia negli anni Settanta. Gli assi portanti, ossia la formazione (simbolicamente, estiva) di un gruppo di ragazzi, la contrapposizione generica tra ricchi e poveri, una storia d'amore sbagliata e una stupenda, sempre tra apparenti “nemici”, sono gli stessi, a ben guardare. Il protagonista del romanzo di D'Amicis è un figlio di signori: quello di Paris, un figlio del popolo. Faranno amicizia: meglio, avrebbero fatto amicizia, se solo si fossero conosciuti. Che si siano incontrati, almeno idealmente, è una certezza. A distanza di una generazione: potere della Letteratura. Italiana.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Renzo Paris (Celano, 1944), romanziere, poeta, saggista e traduttore italiano. Professore di Letteratura Francese all’Università di Viterbo.

Renzo Paris, “I ballatroni”, Avagliano, Roma 2007. Collana I Cardi, 12. Con una nota di Renzo Paris.

Gianfranco Franchi, marzo 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.

È il racconto dell’ultima estate di un gruppo di adolescenti che la vita dividerà; parecchi emigreranno, qualcuno finirà in galera…