Groucho e i suoi fratelli. Intervista a Luca Martello

Groucho e i suoi fratelli. La vita e l'arte dei Marx Bros Book Cover Groucho e i suoi fratelli. La vita e l'arte dei Marx Bros
Luca Martello
Castelvecchi
2010
9788876153679

Prima di recensire il formidabile esordio saggistico di un letterato giovanissimo (classe 1983) e destinato a far molto parlare di sè, il sardo Luca Martello, ho pensato di intervistarlo per farmi raccontare tutto – ma proprio tutto – su "Groucho e i suoi fratelli. La vita e l'arte dei Marx Bros" (Castelvecchi, 2010). Almeno vi preparate per bene e per tempo a questa micidiale esperienza estetica. Buon viaggio.

GF: Com'è nato questo saggio? Raccontaci genesi e struttura dell'opera. Soprattutto: da quando ti piacciono i Marx? Come li hai scoperti?

LM: Grazie innanzi tutto, posso dirtelo? Ma sì. In seconda battuta: ho scoperto i Marx con Dylan Dog, come tutti gli italiani della nostra generazione, suppongo. Ci si innamora del mondo sclaviano in bianco e nero, poi si entra in fissa coi disegnatori, le influenze letterarie o cinematografiche, e ci si ritrova a idolatrare i protagonisti. Il colpo di fulmine tra me e il fumetto è avvenuto attorno ai 13 anni (parliamo del '96) e in quei giorni (fatto più unico che raro) la Rai ha trasmesso cinque film dei Marx sottotitolati, attorno a mezzanotte. Li ho registratti tutti e sono andato in tilt: da allora li vedo almeno una volta al mese. Il libro nasce per offrire un quadro generale sull'universo marxiano. In Italia c'è una sola monografia su di loro a firma Andrea Martini e si concentra soltanto sui loro film. Negli altri paesi, negli Usa come in Europa, i Marx non sono soltanto cinema: sono tv, letteratura, e anche gossip, se vogliamo. Sulla loro vita da noi si sa molto poco. Non voglio entrare nei meandri bibliografici, ma è giusto citare l'unico libro nella nostra lingua molto simile a ciò che ho scritto io: è I fratelli Marx di William Wolf, ma è datato 1978, quindi poco affidabile ormai. In Groucho e i suoi fratelli mi limito a offrire tre punti di vista: la vita dei fratelli, il loro cinema e la loro letteratura. Leggerlo tutto non è mica obbligatorio, anzi. Ognuno può scegliere quale di questi tre blocchi spulciare.

GF: A chi è destinato questo libro? Chi vorresti fosse il suo primo lettore?

LM: Io, perché non vedo l'ora di comprare nuovi libri sui fratelli Marx. E grazie a Ilde Menis ho avuto la possiblità di scoprire abebooks e comprare delle chicche assolute.

GF: C'è un comico italiano che assomiglia a Groucho? E uno scrittore che assomiglia a Groucho?

LM: Un comico italiano che assomigli a Groucho... Nessuno, direi. Perché la nostra comicità non è affatto assurda, è basata troppo spesso sui doppi sensi, parte infinitesimale dell'umorismo marxiano. Tutti ne sono debitori, questo sì. Chi, forse, potrebbe essere un po' accostato alla follia verbale di Groucho è Renato Rascel, che in alcuni sketch è davvero surreale. Ma non mi viene in mente nessun altro. Scrittori... direi Petrolini. Sì, Petrolini.

GF: Hai studiato al DAMS di Roma III, poi sei tornato a Sassari, per studiare Lettere Moderne. Quanto è stata determinante la tua formazione accademica per questo libro?

LM: Al DAMS ho imparato quasi tutto. E l'ho frequentato poco se confrontato ai migliori anni di vita trascorsi in Lettere. Credo che le lezioni del professor De Vincenti a Roma III siano state indispensabili. Quando un docente parla con la passione e non con la pappagorgia, allora si merita di essere ricordato.

GF: Qual è il tuo Marx preferito? Harpo?

LM: Sarebbe come chiedere a un padre quali dei suoi figli preferisce. È dura. Ti direi Groucho, ma solo perché ha recitato più degli altri e quindi rimane più impresso. Ma Harpo è Harpo. E anche Chico... Dai, non si può rispondere.

GF: Quali sono i tuoi film preferiti dei Marx, e perché? E quali quelli sbagliati, a tuo avviso?

LM: Ah! Allora: "Monkey Business", "I fratelli Marx al college", "La guerra lampo dei fratelli Marx" e "Una notte all'Opera". In questi film c'è un'anarchia e una gioia di vivere che fino ad oggi (26 anni, per il momento) non ho trovato da nessun'altra parte. Semplicemente: fanno bene allo spirito. Tra i peggiori Tre pazzi a zonzo e Servizio in camera, sono film dichiaratamente alimentari. E va be', cose che succedono.

GF: Che fine ha fatto il primo e più completo sito italiano sui Marx, "Tutto Marx"?

LM: L'ho cancellato perché è tutto da aggiornare, era pieno di inesattezze pescate nel web. Ora so che il web è un ottimo Bignami, ma le notizie serie vanno ricercate sempre nei libri, anche se in inglese, tedesco o aramaico che siano.

GF: Quanto e come i Marx hanno influenzato il cinema, il fumetto e la letteratura?

LM: Dimentichi una cosa fondamentale: i telefilm. Hai idea di quanti telefilm (leggi: cultura popolare contemporanea) abbiano piacere a nominare Harpo o Groucho e con quale frequenza? Resteresti meravigliato, come lo sono io. Da ragazzino facevo i salti di gioia se li sentivo nominare casualmente in tv, oggi c'ho fatto l'abitudine... sono ovunque. Il nostro Calvino ha scritto un necrologio molto commovente alla morte di Groucho. E Fellini? Si rattristava per non averli mai incontrati di persona, erano uno dei suoi miti. Nelle vignette della Settimana enigmistica ogni tanto spunta Harpo o il fratello baffuto. Forse perché sono molto semplici da disegnare; sono icone, questo è il trucco. Se si parla di letteratura umoristica, gli Adelphi grouchiani saltano fuori per forza. Sul cinema, non ne parliamo. Per i fumetti ci ha pensato il grande Tiziano Sclavi.

GF: Prossimi progetti di Luca Martello saggista? E di Martello narratore?

LM: Mi piacerebbe occuparmi di un altro genio mostruoso, per fortuna nostro contemporaneo: Jerry Lewis. Ma è, appunto, un progetto, vediamo cosa ne verrà fuori... Martello narratore momentaneamente non esiste. Ce ne sono così tanti, in giro, di parolieri, e così pochi, di lettori...

GF: Quali sono i tuoi critici cinematografici preferiti, in IT e nel mondo? Perchè?Esistono ancora maestri?

LM: Su tutti Goffredo Fofi. Mi piace la serenità con cui parla di cinema o di letteratura. È forse uno dei pochi che fa critica per piacere di farlo, non per mestiere. Rimango comunque affascinato dai modi francescani di Mollica. È davvero possibile essere così buoni? Sembra in pace con se stesso. Magari essere sempre così ottimisti.

GF: Cosa significa scrivere di cinema nel 2010? Qual è il tuo modello? Quale la tua collana (casa editrice) preferita, nell'editoria italiana?

LM: Sono francamente affascinato da Hacca e Il Maestrale. Della prima ho sul comodino "La vita personale" di Paris, ogni volta che riprendo a leggere mi bombarda di così tanti fotogrammi del passato che devo andarci cauto. La seconda, be', è la casa principe della Sardegna. Ha pubblicato la nuova generazione di letterati isolani, tra cui il mio concittadino Capitta e il loro faro, Marcello Fois.

GF: Sei orgogliosamente sassarese. Raccontaci della tradizione letteraria della tua città, e raccontaci cosa vorresti fare per parlarne a tutti gli italiani.

LM: Sassari è essenzialmente una città di poeti. I narratori sono per lo più ex giornalisti della "Nuova Sardegna" o docenti in pensione, in ogni caso è raro trovare uno scrittore che sia campato principalmente di pubblicazioni. Comunque il ruolo della città è fondamentale nelle liriche dei suoi abitanti ed è spaventoso come palazzi o monumenti storici – fra tutti la fontana rinascimentale di Rosello – non vengano valorizzati e nemmeno lontanamente resi comprensibili per il pubblico. Scopro il palazzo di Michele Zanche (che Dante ritrae nell'Inferno della Divina Commedia) solo sui libri, per caso, quasi fosse cosa di secondaria importanza rispetto ai centri commerciali, gremiti giornalmente di masse disperate in cerca di qualcosa da fare. A Sassari la cultura c'è: soltanto, è nascosta dalle insegne dei negozi. Se pubblicherò narrativa, sarà su Sassari. Niente campanilismo ma neppure complessi di inferiorità verso le altre città italiane.

GF: Libri italiani sui Marx. Ci racconti il quadro? Cosa va letto e cosa no? Cosa mancava? Di cosa c'era bisogno? Quali sono i libri fondamentali?

LM: Io spero che la pubblicazione di Groucho e i suoi fratelli stimoli qualche casa editrice a tradurre molti libri ancora irreperibili qui in Italia. Parlo soprattutto dell'autobiografia di Harpo Marx: io per primo, fino a due anni fa, non sapevo neppure che esistesse. E son sicuro che se uscisse troverebbe un buon riscontro di pubblico, eccome. Esiste anche un libro di Groucho inedito, si intitola Many Happy Returns!, ed è inspiegabile che ancora non sia tra gli scaffali delle librerie italiane. Ecco questi sono i due pilastri, poi per quanto riguarda le notizie biografiche il must è Monkey Business di Simon Louvish (del quale è stato tradotto solo Stanlio e Ollio, da Frassinelli) che si può definire il libro fondamentale per far chiarezza sul passato dei Marx. È stata la mia fonte principale, molto tecnica e magari un po' pesante, ma almeno si sa che non inventa storielle come, al contrario, Groucho faceva spesso e volentieri. Ecco cosa ho imparato dopo un anno di lavoro: mai fidarsi di quello che dice Groucho Marx. La sua autobiografia è una menzogna clamorosa – e divertente.

GF: Hello, I must be going.

LM: Ah, che frase meravigliosa.

GF: A chi è dedicato il libro, e perché?

LM: Be', è chiaramente dedicato a Valentina, la mia compagna, colei che aggiunge irrazionalità alla mia indole astratta. E che, diciamolo pure, non ha ancora finito di vedere la filmografia dei Marx. Ma si può sapere cosa stai aspettando?

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Luca Martello (Sassari, 1983), letterato (orgogliosamente) sardo. Redattore di Lankelot dal 2003, dove scrive recensioni di film e libri, studia Lettere Moderne a Sassari, dopo qualche anno di DAMS a Roma III.

Luca Martello, "Groucho e i suoi fratelli", Castelvecchi, Roma 2010. Contiene un ricco inserto fotografico.

Gianfranco Franchi, febbraio 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Intervista esclusiva a Luca Martello, a ridosso dell’uscita del suo esordio…