Gli infimi crepuscoli e altre poesie

Gli infimi crepuscoli e altre poesie Book Cover Gli infimi crepuscoli e altre poesie
Laureano Albán
Via del Vento
2010
9788862260367

“Chiudi gli occhi ed entra come un bimbo / ai lenti tizzoni dell'autunno, / più in là di ciò che è puro e distrutto, / salvato dopo l'ultimo silenzio” (Albán, “Vestigia oltre l'autunno”, Madrid, 1978).

Scopriamo, grazie alla sempre atipica, fascinosa e coraggiosa linea editoriale della Via del Vento di Fabrizio Zollo, da Pistoia, l'arte d'un poeta costaricense: Laureano Albán, classe 1942, artista acquatico e autunnale, convinto che la poesia non abbia altra motivazione che sé stessa: “né intelligenza né ragione la assistono. Inerme è il suo immutabile splendore di stella unica”. Una convinzione come questa, e cioè che la poesia sia libera, sia un'arte distante dalla politica e dai partiti ed estranea a certi (corto)circuiti sociali e culturali, è madre d'un sentiero di ricerca felicemente anarchico, indipendente e negli ultimi decenni decisamente inconsueto. Quindi fertile, e a maggior ragione apprezzabile. Tutto qui, a ben guardare.

A presentarlo e tradurlo, nel consueto elegante minimalismo della plaquette toscana, Tomaso Pieragnolo. Così: “Quando penso a Laureano Albán sempre mi sovviene la sua figura di poeta controcorrente, di inesauribile trascendentale che da oltre trent'anni colma le sue pagine di trasparenza, di immagini ineffabili sorte dagli elementi terrestri, in un'epoca in cui la poesia ha cercato di spogliarsi di figurazioni e avvicinarsi al linguaggio quotidiano, quasi disgregandosi in esso”, scrive il letterato italiano. Più avanti definisce la poesia di Albán “metafisica della presenza”, d'ombra e stupore “indissolubilmente intrecciati”: una poesia in cui l'onirismo è sorta di memoria ancestrale, “storica e personale”. Entriamo, con un pizzico di timidezza e tanta curiosità, in questo sogno, allora; avviciniamoci a questa poesia coscienti che il padre di questi versi è uno che sa che “Tutto ciò in cui credo / ha in me il suo dominio”; entriamo in una dimensione in cui la notte è come una piazza dove batte il vento, e il vento non esiste (“Miraggio del tempo”).

“Amo le cose che consumate brillano / come se i crepuscoli fossero / fermi in esse ardendo per sempre”, canta nella poesia eponima; è un canto delle cose servite a vivere, del loro modo di darci l'oblio, gentile: “senza pianto né violenza”. Come i libri vecchi macchiati dalla luce, libri che vanno verso la fine senza un lamento.

Magnifica l'elegia dedicata al perduto padre, pagina di nostalgia e di rimpianto: “Come sanno d'erba spodestata / il tuo nome senza città, / le reti screpolate delle tue mani” (“Invocazione dolente”); e intensa e altissima la lirica dedicata all'acqua... “È un furore. Sentitela. / La sua placidità / è solo un artificio / della fugacità” (“Persistenza dell'acqua”). E come l'acqua sono le ore, che passano “con la loro razione di mare / fuggendo verso Nord invisibili / colme di mondo, come la parola” (“Il rituale delle ore”).

Il mare – leggiamo altrove - “Ha la forza dell'oblio / l'unità dell'ombra / la marea impaurita della stella / gli occhi inzuppati del naufragio / E dopo è solo mare / un nubile giubilo / che lecca in ogni mano / il proprio sale innumerevole” (“L'ora del mare”).

Albán – stando a questa piccola antologia, ideale viatico a future traduzioni delle sue opere – è un poeta intenso, visivo, innamorato della vita e della natura; deciso ad ascoltare la voce di tutte le cose, deciso a dare voce a tutto quel che non sembra saper parlare. Scrive con semplicità e grazia, con profonda naturalezza, profonda umanità. E se questo è andare controcorrente, non si può che sperare che quanto prima questa torni a essere la normalità.

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"Fra loro e la terra / mancava solo l'alba. / Un lieve tratto. Quella / intensità di rovina / che dà alla solitudine / la notte nella distanza.  / Quella situazione ultima / di fermarsi sulla riva del prodigio / cieco, immobile, senz'alba.  / Attendendo che compia / il proprio miraggio la stella, / che il mare acquisisca l'ambra / crescente dell'aurora. / Che le cose conformino / alla luce i propri silenzi" (“Compiuto il tempo”).

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Laureano Albán (Turrialba, Costa Rica, 1942), poeta costaricense. Ha studiato Filologia e Linguistica a San José, s'è laureato a New York.

Laureano Albán, “Gli infimi crepuscoli”, Via del Vento, Pistoia 2010. Cura e traduzione di Tomaso Pieragnolo. Collana Acquamarina, 40. Tiratura limitata 2000 copie; la mia è la numero 638.

Gianfranco Franchi, maggio 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.