Frank Solitario, Michele, la Giustizia e il Drago

 

2027. Stoccolma, Svezia. Frank Solitario, alias di *** ***, Nobel per la Letteratura. Così si legge su All Events. Profezia? Burla? Provocazione? Ora, un passo indietro. Parecchio indietro.

2006. Frank Solitario, alias di *** ***, romano, classe 1977, pubblica una raccolta di racconti per Il Foglio Letterario di Gordiano Lupi. Si chiama “Storie ai minimi termini”. Carlotta Vissani, all’epoca giovanissima collaboratrice della rivista letteraria “Mangialibri”, apprezza l’estrema originalità dell’esordio; riferisce, en passant, che Frank è protagonista di micidiali reading dal vivo (spesso in maschera) e glossa: “Si ispira, mantenendo uno stile molto personale e riconoscibile, a James Ellroy, Charles Bukowski e Franz Kafka”. Adesso un passo avanti. Qualche anno.

2008. Frank Solitario, parte del collettivo Underground Book Village, pubblica un racconto, “(in)animati da torbida passione”: la triste e magnifica vicenda di due manichini e della loro anderseniana sorte. All’epoca scrivo: “Dico che Solitario aveva in vena il soldatino di stagno e la sua ballerina: in più, ha giocato su un’ambientazione atipica e una lingua ibrida, capace di divertire e di attirare. Questo racconto è la sorpresa autentica dell’antologia”. Adesso un passo avanti. Qualche anno.

2012. Frank Solitario, alias di *** ***, pubblica una nuova raccolta di racconti per il Foglio Letterario. Si chiama “Cronache da un mondo (im)possibile”. Vivace, spiazzante e bizzarra, punta quando sulla stravaganza, quando sul calembour, quando sul nonsense, quando sulla boutade. Sei anni prima, avevamo letto che nella vita Frank era stato giornalista, rappresentante di opere d’arte, maestro di tennis, membro della comunità artistica “Buffoni Maledetti” e facchino nei sotteranei di un negozio di alimentari. Adesso, leggiamo che – sotto il suo vero nome – è editor, autore radiofonico, lettore accanito di David Foster Wallace. Fermiamoci qui, per un attimo. 2012.

2012. C’è un signore che in un articolo osserva: “Frank Solitario è lo pseudonimo di una delle poche identità rimaste nascoste, negli ultimi anni del web 3.0”. Dieci anni dopo (settembre 2021) non è cambiato niente. Anzi: la sua è rimasta l’unica identità nascosta, di quella nostra “prima generazione” di letterati su internet. Adesso un passo avanti. Qualche anno. Altrove.

2014. 13 giugno 2014, Gerusalemme, mezzogiorno. Giardino degli Ulivi. Qualcuno scava, a mezzo metro di profondità. Qualcuno, a Roma, riceverà di lì a poco una piccola pietra bianca, avvolta in una carta molto consumata e antica. Cosa voglia dire, io questo non posso saperlo. So che devo riferirvelo. Adesso, altro passo avanti.

2015-2018 circa. Carlo Pisacane, pseudonimo di Frank Solitario, pseudonimo di *** ***, mantiene viva la sua presenza su Facebook scrivendo pezzi sintetici, sardonici, improbabili, spiazzanti. Calembour, tanti. Niente nuove pubblicazioni. Qualcosa bolle in pentola. Cosa? Che vi aspettate?

2018. Frank Solitario, alias di *** ***, fa tappezzare Roma di pubblicità con su scritto “Siete pronti per l’Apocalisse?”. Si tratta di un evento tenuto a Cinecittà World. Protagonisti laboratori biochimici, vaccini e una pandemia. L’evento riscuote discreto successo nazionale. Non si ripete. Un anno e mezzo dopo, scoppia una pandemia.

2019. Frank Solitario, alias di *** ***. pubblica il racconto “Agia Sofia” su “Verde Rivista”. La storia ha inizio quando Renzo Piano dice “Il sacro non rappresenta più un limite”. E poco oltre, Piano ribadisce: “Dobbiamo cancellare il ricordo del sacro”. Leggetelo. Un passo avanti, adesso. Ci siamo quasi.

2021. Facebook. Doriano Fallace, alias di Frank Solitario, alias di *** ***, racconta ogni giorno – da diverso tempo – ai suoi circa 1192 contatti, qualcosa di eccezionale sull’Arcangelo Michele, sul Gran Nemico, sul Sindaco di Mosca, sull’Apocalisse. La sua pagina si chiama “franksolitario777”. A parlare, adesso, è Mi-ka-el.

GF: “Frank Solitario (alias Doriano Fallace; alias Carlo Pisacane) sono stato fedele, fin qua? Ho raccontato tutte le cose come stanno o mi sono perso qualcosa per strada, nella tua attività artistica? Ti riconosci in ciò che ho scritto?”

FS: “Osservandomi da fuori come spettatore di frammenti di vite che non sembrano la mia, direi che si tratta di una ricostruzione fedele. Potrei aggiungere che nel frattempo ho scritto due testi molto diversi tra loro e ai quali sono parimenti affezionato. Però, a differenza di molti, credo che tutto ciò che non è (stato ancora?) pubblicato, tecnicamente non esista e che in fondo sia giusto così”.

GF: “Zeman ha scritto ‘Raramente mi capita di dire una bugia. Per questo sono solo”. Sono le ultime parole pubblicate, sin qua, in un tuo libro. Quanto le senti vere e vive, a distanza di 10 anni?”

FS: “Di Zeman mi è sempre piaciuto il mezzo sorriso; qualcosa che ti sfiora lievemente, eppure pesa come un macigno. Riguardo la mia solitudine, la ritengo inevitabile, tragica e indispensabile. Per quello che rappresento, devo portare il peso di una tipologia estrema di solitudine, anche e soprattutto perché posso sopportarlo”.

GF: “Adesso cambiamo argomento. Ti farò un po’ di domande difficili, proprio pensando a ciò che hai raccontato su facebook in questi ultimi anni, a questa tua estrema solitudine dettata dal tuo ruolo. Cominciamo. Chi è, oggi, il Drago destinato a essere sconfitto dall’Arcangelo Michele? Qualcosa è cambiato, nel tempo? Quali sono le forze in campo? Chi è schierato con il Drago?”

FS: “Nelle scritture, partendo dai sogni di Nabucodonosor interpretati dal profeta Daniele, per giungere all’Apocalisse, sono stati rappresentati in una statua, e nelle sembianze di bestia, i poteri politici con maggior influenza nel mondo – nel mondo conosciuto al momento della loro manifestazione.

Per rispondere a questa tua domanda in modo esauriente e purtuttavia incompleto, dovrei dire che il drago è la rappresentazione archetipica di alcune entità demoniache, così come una Costellazione che, in Apocalisse, è utile per comprendere date ed eventi. Nondimeno è la bestia geopolitica che cede il suo grande potere ad altre (orso, pantera e leone) per formare un’alleanza militare guidata dall’Anticristo e in grado di assoggettare il mondo intero nei tempi della fine.

Per quanto riguarda la bestia, ovvero l’impersonificazione geopolitica delle forze sataniche, nella scrittura per il passato sono citate Assiria, Egitto, Babilonia, Medo-Persia, Grecia, Roma; mentre, per i tempi della fine, le profezie ci parlano di qualcosa di multiforme: posso sbilanciarmi e dire che si tratta della strana unione di Russia, Turchia, Iran e Cina [Apocalisse 13;2]”

GF: “Perché puoi sbilanciarti e dire che si tratta di un’alleanza tra Russia, Turchia, Iran e Cina? Quali sono gli indizi?”

FS: “Come base per qualsiasi affermazione che sia supportata dal carattere ‘profetico’, è necessario partire dalla comparazione di almeno due riferimenti posti in testi delle scritture molto distanti.

“La bestia che io vidi era simile a pantera, con le zampe di un orso e la bocca di un leone. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e il suo grande potere” [Apocalisse 13;2]

Come detto, la strana bestia che rappresenta il potere politico dei Tempi della Fine, reca i tratti simbolici di alcuni paesi: pantera-Turchia, orso-Russia, leone-Iran e drago-Cina. Il passo chiave da comparare, che descrive la figura dell’Anticristo e le nazioni che lo appoggiano è senz’altro:

“Figlio dell’Uomo, volgiti verso Gog, del paese di Magog, capo supremo di Mesec e Tubal…La Persia, l’Etiopia e Put sono con lui, Gomer e tutte le sue schiere, la casa di Togarma, le estreme regioni del settentrione. Popoli numerosi sono con lui” [Ezechiele 38; 2-5-6]

Questo misterioso personaggio di nome profetico Gog, alla fine dei giorni, ha in animo di attaccare Israele, interrompendo così il patto di pace a metà di una settimana, sette anni, per entrare a Gerusalemme e porre l’Abominio della Devastazione nel Tempio [Daniele 9;27], evento dal quale, come abbiamo visto, parte il calendario illustrato in Daniele 12 (1290 giorni di Tribolazione e 1335 giorni fino ad Armageddon conclusa).

L’Anticristo-Gog, proviene dal paese di Magog, ovvero Russia. La conferma ci viene dalle città che vengono citate subito dopo (Mesec-Mosca e Tubal-Tobol’sk in Siberia). L’alleanza militare che lo supporta è composta dalla Persia-Iran, dall’Etiopia, da Put (la Libia, che è un paese chiave perché vede al momento la presenza militare di Turchia e Russia), da Togarma (Turchia) e da Gomer, genericamente i popoli europei. Popoli numerosi (Cina) sono con lui. Ecco che Ezechiele ci fornisce i dettagli di questa che è una, se non la principale guerra dei tempi della fine voluta dall’Anticristo, dove spicca la presenza di Russia, Iran, Turchia e Cina”.

GF: “E invece… che cos’è Roma? Qual è il destino di Roma?”

FS: “Riguardo Roma, debbo ammettere che sono poco obiettivo. Ho con la mia città un rapporto viscerale, che definirei materno in senso assoluto. Amo Roma in tutti i suoi aspetti, anche quelli più deteriori.

Roma è stata una delle bestie che ha servito Satana, ma è anche, insieme a Gerusalemme, l’anima del mondo. Roma è il rifugio che ha accolto la parola di Gesù Cristo ma che poi l’ha completamente corrotta. Roma è il luogo dove avrà sede il Falso Profeta, la Bestia che viene dalla terra, colui che avrà corna simili ad agnello (Gesù Cristo) ma che parlerà come un drago. Roma è anche il luogo dove, tra aria, fuoco, acqua e terra, sul Gianicolo, è nato il cavaliere bianco dell’Apocalisse”.

GF: “E che significa che nel Talmud si parla di Roma e di chi incontreremo ‘alle porte di Roma’, ‘seduto tra i poveri lebbrosi, tutti loro riuniti come un solo [uomo] riuniti insieme’? Quale ruolo giocherà quell’uomo?”

FS: “Il Talmud è una splendida opera, di grande valore letterario. Ritengo la storia del Messia alle porte di Roma una grande intuizione, ispirata sia nell’insegnamento che se ne deve trarre, sia nella creazione di una situazione narrativa. Il Messia che viene ‘oggi’ ha lo stesso significato degli inviti neotestamentari a vigilare, a vegliare nell’attesa, a operare subito nel bene. Così come Gesù Cristo non poteva parlare ai suoi discepoli di un futuro lontano, un rabbino dei secoli scorsi non poteva parlare dell’anno (5)777 per far comprendere ai suoi l’importanza di un vivere votato all’immediata giustizia e compassione. A livello profetico, chissà: magari è ‘oggi’ da qualche anno e il Messia è già entrato a Roma e non più alle porte”.

GF: “Malachia parlava di ‘Petrus Romanus’. “Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus, quibus transactis civitas septicollis diruetur, & iudex tremendus iudicabit populum suum”. Può l’italoargentino Jorge Mario Bergoglio essere riconosciuto come ‘Petrus Romanus’, o no?”

FS: “Non tutto ciò che ha una qualche sorta di ispirazione visionaria è anche profetico. Credo che l’attuale Vescovo di Roma abbia avuto un ruolo di semplice traghettatore. Ha avuto un’occasione per scegliere la strada giusta, ma l’ha smarrita. Forse non è stato aiutato a sufficienza e ben consigliato da persone a lui vicine. Nelle profezie molto spesso si parla di ruolo e non di specifiche persone. Se, in un certo momento storico, qualcuno con un ruolo istituzionale è destinato a ospitare uno spirito impuro, allora il suo nome umano è quasi ininfluente.

Facendo una mia valutazione, non credo sia Bergoglio il Falso Profeta; lo dico soprattutto per motivazioni pragmatiche legate all’età. Il Falso Profeta è colui che spinge l’umanità a venerare la bestia geopolitica e adorare l’Anticristo. Trovandoci ancora in una fase in cui queste cose sono di là da venire, non credo che le forze sataniche possano usare questo contenitore umano per funzioni così a lungo termine, che hanno bisogno di almeno altri dieci anni per svilupparsi”.

GF: “Perché almeno altri dieci anni?”

FS:Il calendario dei Tempi della Fine lo ricaviamo a partire dalla settimana, sette anni, dell’Anticristo [Daniele 9;27].

Quando l’Anticristo, Gog di Magog, sindaco di Mesec ed ex governatore di Tobol’sk nel Tyumen, proporrà un patto di pace che vedrà coinvolte molte nazioni, sappiamo che mancano esattamente sette anni ad Armageddon.

A questo blocco di sette anni manca del tempo, che è ragionevole quantificare nella misura di altri tre anni e mezzo, descritti in Apocalisse 12; 4 e 14, che hanno avuto inizio tra il 29 marzo e il 10 giugno 2021. Tre anni e mezzo in cui le forze del male intraprendono le manovre finali per facilitare l’opera dell’Anticristo, ma anche tre anni e mezzo in cui, se si darà ascolto a quello che dico, si potrà imboccare un’altra strada senza passare per la Grande Tribolazione. Questo per il principio di un intervento esterno al sistema-mondo, il mio, che è basato sul potere di vincolo: se ho la possibilità di parlare pubblicamente e le persone sposano le mie proposte, allora gli eventi prendono un’altra direzione. Nella migliore delle ipotesi risolviamo in tre anni e qualche mese, nella peggiore in dieci”.

GF: “Cos’è la giustizia? Che significa avere fame e sete di giustizia? Chi o cosa può placare la fame di giustizia?”

FS: “In una parola, giustizia è equilibrio. Ne esiste un concetto assoluto, ma dovendo applicarlo agli eventi, esso è ben rappresentato dal simbolo della bilancia. Gli elementi che vanno pesati, tuttavia, non sono ‘giusto’ e ‘sbagliato’.

La cosa più facile, per chi vive nella materia, nel tempo e nello spazio, è avere una visione orizzontale, istantanea, parziale della giustizia. Dalla mia visuale, nel qui e ora, reputo alcune cose giuste e altre ingiuste.

L’assoluto della giustizia necessita invece di uno sguardo verticale, in cui appaia il disegno complessivo di tutto l’esistente. Ma anche questo non è sufficiente. Dobbiamo anche considerare che niente accade solo qui e ora; qualsiasi essere vivente o evento, ha radici profonde che affondano in un passato di cui nessuno ha memoria e vede prefigurarsi sviluppi in un futuro basato sul realizzarsi continuo dell’esistere. Nonostante ciò, trova straordinaria e terribile sintesi nell’istante presente.

Osservando le cose dall’alto, considerando la loro storia e il loro sviluppo futuro, posso affermare che la giustizia è uno dei principi fondanti dell’universo ed è già pienamente realizzata nel suo attuarsi complessivo. Quindi, è possibile avere sete di giustizia, ma questa non deve essere vissuta in uno stato di agitazione, perché la sua fonte è inesauribile e i suoi corsi scorrono freschi e potabili ovunque, anche se invisibili. Qualsiasi stato di agitazione è contrario alla giustizia, così come al suo opposto la passività completa di chi sostiene, ingannato da originali teorie luciferine, che Bene e Male non esistono, così come la dualità e altre amenità assortite oriental-new age. L’atteggiamento nei confronti della Giustizia dovrebbe essere propositivo, sereno e consapevole”.

GF:“Che cos’è l’anima? E cos’è la metempsicosi? Dimentichiamo davvero gli sbagli e gli errori delle nostre precedenti incarnazioni? Perché?”

FS: “L’anima è il principio divino femminile collegato a ciascun singolo individuo. Spesso è confusa con lo spirito, ma si tratta di entità diverse, speculari e complementari. Lo spirito è il principio divino maschile, anch’esso diversificato per ogni individuo, di natura immanente. Lo spirito è l’energia vitale e non può trovarsi altrove rispetto al suo individuo di riferimento, cosa che invece può fare l’anima, grazie alle sue caratteristiche di trascendenza.

La lingua italiana ci viene in soccorso caratterizzando queste forze con due parole specifiche che richiamano la loro natura maschile e femminile; per essere compresi da tutti, potremmo chiamarli principio divino maschile e principio divino femminile. L’errore più grande che si può fare, è pensarli come entità astratte, quando invece hanno caratteristiche concrete, che l’individuo può sperimentare in determinate condizioni, la prima delle quali consiste nel silenziare la mente.

La reincarnazione in senso stretto non esiste. L’individuo è composto da quattro parti: principio maschile, principio femminile, mente e corpo.  Ciascuna è identificabile con i quattro elementi: fuoco, aria, acqua e terra. Alla nascita si assumono due parti eterne, fuoco e aria, e due parti che durano l’arco di una sola vita, acqua e terra. L’anima può tornare finché non ha completato il suo percorso, così come lo spirito.

Parlando in termini cristiani, potremmo dire che si può completare il proprio percorso in due modi: per fede e per (consapevolezza delle proprie) opere. Tutte e due le modalità di “salvezza” si basano sulla riunione degli elementi divini maschile e femminile, che uniti rappresentano quello che chiamiamo Spirito Santo. Unendo le due parti consapevolmente, nell’immediatezza della fede o nella costruzione delle opere,  si forma un unicum che riconduce alla dimensione di Dio. In quel caso, l’individuo si porta dietro, come in una valigia, tutte le esperienze passate, ma anche la mente e il corpo della vita in cui la piena realizzazione è avvenuta. Essendo la salvezza per consapevolezza delle proprie opere molto difficile, nella dimensione di Dio si è pensato di inserire una possibilità che agevolasse, a un certo punto della storia umana: salvarsi per fede nella figura e negli insegnamenti di Gesù Cristo. 

La salvezza per fede è un regalo: chi non la vuole può rifiutarla. Poi però deve farmi vedere cosa è in grado di fare con la consapevolezza e le sue opere. Una volta terminata la singola vita, ci sono diverse possibilità.

A) Completamento dell’esperienza e migrazione in corpo di gloria (anima, spirito, mente e informazioni del corpo) nella dimensione di Dio.

B) Purificazione da tutte le imperfezioni, cosa non semplicissima, nonché molto dolorosa e conservazione dell’esistenza ultima, seppur manchevole.

C) Ritorno in vita terrena dei principi eterni, ma previa cancellazione mentale, non subconscia, di ogni ricordo preesistente. Questa è l’opzione che scelgono quasi tutte le anime e gli spiriti, perché magari pensano sia la più semplice; a giudicare dalle condizioni in cui ci troviamo e dai risultati che produce, non è affatto così.

D) Infine, per questioni di particolare gravità, esiste l’ipotesi di una cancellazione dal cosiddetto “Libro della Vita”, finanche delle parti che sarebbero in teoria eterne.

La questione che potrebbe aprire una voragine nella quale perderci, è che non tutti tra quelli che in apparenza ci sembrano esseri umani hanno un’anima; alcuni non hanno nemmeno uno spirito e potremmo chiamarli tecnicamente delle macchine biologiche”.

GF: “Passiamo a un altro argomento. Cos’è il destino? Quali sono i margini di autonomia e di libertà di ogni anima? A volte penso siano piccolissimi. Quasi insignificanti. È vero?”

FS: “Per il principio secondo il quale il momento presente è il risultato di una molteplicità di fattori, possiamo affermare che il destino individuale è in costruzione e può veder mutare continuamente la sua traiettoria. Tuttavia, l’unico vero evento fondante dell’esistenza dell’individuo, riguarda capire chi si è e come si è fatti internamente. 

Dunque armonizzare le parti che in sé sono divise, raggiungerne consapevolezza e agire di conseguenza, in quella che così facendo diventa la propria ultima e quindi compiuta esperienza terrena. Tutto ciò che è esterno, fare il postino in Groenlandia o raccogliere i pomodori a Caivano, fa solo parte di un percorso di avvicinamento o allontanamento, ed è il risultato dell’accumulo di esperienze, intuizioni, piccoli progressi, errori, disastri. Se si accumulano errori, ci si troverà in condizioni di sempre maggiore difficoltà dalle quali emergere diventerà più complicato. Eppure possibile; non solo, può bastare un singolo attimo.

A livello individuale, quindi, direi che la libertà è totale, perché l’unica operazione fondamentale dell’esistenza la si può compiere in qualsiasi momento. A cambiare sono solo le condizioni in cui questo può avvenire. Se parliamo a livello collettivo, dobbiamo ragionare in termini di sistema.  Sistema-mondo, ovvero la Terra, che è il campo di gioco dove si determina l’esperienza degli individui. 

Sistema-universo, che include tutto ciò che partecipa di spazio-materia-tempo, anche se in forme diverse, come per esempio gli spiriti, con o senza un corpo e i luoghi che sono più o meno costretti ad abitare. Infine abbiamo la dimensione di Dio, in cui spazio, tempo e materia non sono pensabili e rappresentabili dalla mente umana. Questi sistemi confinano, interagiscono o rimangono isolati, secondo regole stabilite nella dimensione di Dio, dagli spiriti che la abitano e che mettono in pratica la sua volontà per quanto riguarda i principi generali.  Questi però non sono affatto stringenti e lasciano una grande libertà di interpretazione e azione. Detto ciò, andiamo ad approfondire nello specifico il destino collettivo nel sistema-mondo.

Esso è regolato da un programma, che vede al suo interno degli algoritmi stringenti, tra i quali i più importanti sono quattro: salvaguardia del sistema, libertà massima degli individui, lasciar scorrere secondo l’ordine naturale gli eventi, un ordine logico-esistenziale complessivo. Più il tempo lineare va avanti, più si accumulano informazioni individuali e collettive, maggiore è il numero di eventi che si susseguono e più lo sviluppo collettivo appare scritto e la traiettoria difficile da deviare rispetto all’approdo finale. L’Apocalisse, sia come bisogno di rivelazione che come Tempo della Fine, ha inizio quando la traiettoria collettiva è ormai impossibile da deviare attraverso il libero arbitrio umano. 

Una traiettoria che condurrebbe a un’inevitabile crisi distruttiva del sistema-mondo, con annesso caos logico-esistenziale a precederla. La situazione rende necessaria un’ultima ratio: intervenire sul corso naturale degli eventi per conto della dimensione di Dio. Credo che l’elemento importante di questo intervento, però, sia che coloro che operano per conto di Dio vengano a operare il cambiamento, partecipando del sistema-mondo, incarnandosi e non facendolo con la bacchetta magica da un’altra dimensione”.

GF: “Cos’è la profezia? E perché abbiamo fame di profezia? Chi è un profeta?”

FS: “La profezia è un’indicazione fornita da un Figlio dell’Uomo, quindi individuo in carne e ossa, per conto di Dio, o del mondo spirituale che opera per suo conto, la quale è a completa utilità di tempi e attori futuri, spesso inimmaginabili anche per il profeta stesso. Di ciò è paradigma una delle profezie più importanti a opera di Daniele, che ritengo il maggiore tra i profeti che hanno preceduto Gesù Cristo, insieme a Giovanni Battista. Riguarda proprio i Tempi della Fine che stiamo vivendo.

L’entità con cui parla il profeta, gli sta dando i giorni esatti di durata della Grande Tribolazione (1290), a partire dall’atto principe che caratterizza l’Anticristo, ovvero porre l’Abominio della Devastazione nel Tempio, per arrivare alla fine dell’evento liberatorio che noi chiamiamo Armageddon (1335). In Daniele 12 ci appare chiaro come il profeta non abbia la minima idea di cosa si stia parlando. A quel punto, l’angelo gli dice: “Va’ Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della fine. Abbandonati dunque e riposa: ti alzerai per conoscere la tua sorte alla fine dei giorni” [Daniele 12; 9-13]

La caratteristica della profezia è quindi l’essere “velata”, chiusa da sigilli, comprensibile e utilizzabile solo da chi dovrà compiere il progetto di Dio al momento opportuno. Rivelazione significa ri-velare, scrivere cose importanti e nasconderle, anche grazie all’aiuto magico dello Spirito Santo, che ricopre di una fitta nebbia la mente di chi legge e non deve capire. Però, come ho in varie occasioni chiarito, non vi è nulla di ciò che è stato ri-velato che non sarà svelato”.

GF: “Chi era Lucifero? In che senso il suo destino è provvisorio, è ancora incompiuto?”

FS: “Lucifero era uno di noi, un nostro caro fratello. Per questo la sua ribellione ha creato il più grande e irrisolto scandalo della storia di tutti gli esseri viventi. Il suo atto di superbia non fu solo ingiusto, ma credo in tutta evidenza stupido.

Io posso dire che mi piacerebbe essere Totti o Federer; se fossi particolarmente bravo a calcio o tennis, qualcuno potrebbe paragonarmi a loro. Sta di fatto che io non sono e non posso essere altro da me, con pregi e difetti. Per questo non ha il minimo senso cercare di mettersi sullo stesso piano di Dio. Michele, per esempio, significa Colui che è come Dio. Qualcuno mi ha paragonato a Dio, perché la somiglianza padre-figlio è in questo caso praticamente assoluta. Tuttavia è evidente che non sono Dio e la ragione più importante è che Dio è l’unico essere primo dotato di volontà autonoma. Tutto esisteva in Lui anche quando non aveva deciso di uscire da sé e manifestarsi, dando origine a ciò che è esistente.

Dare origine a tutto e, magari un domani, far sì che tutto si richiuda nell’Uno, è un atto di pura volontà assoluta al quale nessuno, anche la gerarchia più alta della dimensione di Dio, può opporsi. Questo non ha tanto a che fare con la superbia, ma con l’evidenza stessa dei fatti. Certo, una volta venutosi a creare quello scandalo, il mondo delle entità spirituali ha vacillato. 

Non tutti si sono schierati con prontezza e, se non ci fosse stato qualcuno a riunire un certo numero di, chiamiamoli angeli, per fronteggiare immediatamente questa aberrazione, possiamo immaginare che avrebbe potuto generarsi un sistema Dio-mondo-universo improntato al Male. In quel caso, l’Ente Primo avrebbe potuto decidere che ciò che aveva visto nell’uscire fuori da sé non era di suo gradimento e che era il caso di richiudere tutto. Al momento il destino di Lucifero è irreversibile e segnato: può agire solo tra infinite limitazioni, collaborando in maniera inconsapevole al progetto di Dio, del quale lui, Er Lampadina, è totalmente all’oscuro”.

GF: “Si può dire che Lucifero, come Giuda, siano stati parte integrante del disegno divino? In che senso i loro tradimenti e i loro errori possono essere considerati, paradossalmente, santi?”

FS: “Il Male esiste, non può trionfare e non è in alcun modo necessario. Io amo la cucina siciliana: pasta alla norma, sarde a beccafico, involtini di pescespada, panelle, caponata. Mi capita spesso di andare al ristorante siciliano e di trovare nel menu spaghetti al pomodoro, insalata e patatine fritte. Solo un folle o un bambino andrebbe al ristorante siciliano per ordinare spaghetti al pomodoro, insalata o patatine fritte. Ecco, visto che per garantire la massima libertà abbiamo lasciato in menu il male, voglio pensare che a sceglierlo siano dei folli o, al più, dei bambini inconsapevoli.

Per quanto riguarda la vicenda di Giuda… Gesù si trovava a pregare nel Getsemani, in zona piuttosto centrale di Gerusalemme e non difficile da rintracciare. Qualcuno, volendo, può provare a convincermi che senza di lui i soldati non lo avrebbero mai trovato, ma non ci riuscirà. Una soffiata da trenta denari patetica: non c’è altro da aggiungere. Tuttavia, quello che mi trova partecipe, è il baratro in cui talvolta scivolano gli esseri viventi, che il più delle volte ha origine da una minima sciocchezza. L’errore di Giuda è stato importante solo per lui e per nessun altro e lo stesso vale per Lucifero. Tuttavia, da scrittore, ho sempre avuto una grande simpatia per i perdenti e, dal punto di vista narrativo, li trovo pure interessanti. C’è da dire che spesso molte cose interessanti sono anche inutili, però”.

GF: “Non praevalebunt…”

FS: “L’unico momento di lontanissimo dubbio è durato il miliardesimo di secondo in cui Lucifero stava per formulare il concetto di sentirsi uguale a Dio. Neanche il tempo di sbattere le sue ali di pennuto ed è stato precipitato insieme ai suoi in questa sfortunata dimensione a suon di schiaffi, dal buon Michelone e dai suoi. In meno di un migliaio abbiamo devastato di mazzate circa settantaduemila pennuti impenitenti. Un discreto spettacolo, peccato per chi se l’è perso. Da allora, il Male è solo un’insalata nel menu di un ristorante siciliano”.

Gianfranco Franchi, settembre 2021.

Per approfondire: Frank Solitario in Porto Franco / Frank Solitario in Mangialibri.

Trailer: prossimamente, sulla gloriosa rivista “Watt” del Maestro M. Ceccato, un racconto anfibio di Frank Solitario.