Dove

Dove Book Cover Dove
Stelio Mattioni
Spirali
1984
9788877700964

“Vedete i segni del cambio di Potere? È accaduto e continuerà ad accadere in ogni parte del mondo. Domani, se il Potere che è al di là della linea riuscirà ad allungare la sua ombra fin qui, vedrete. A ogni cambio di Potere, giù le statue di quello precedente, via i vecchi eroi per far posto a quelli nuovi. È così che disfacciamo la storia che facciamo” [Mattioni, “Dove”, p. 41].

Breve romanzo allegorico di Stelio Mattioni (1921-1997), “Dove”, scritto nell'estate 1982 e pubblicato dalla Spirali di Milano nel 1984, è una meditazione sull'inquietudine, sull'anomia, sulla patria, sulle nazioni e sulle tante incertezze che confondono gli uomini della nostra società occidentale. Intelligentemente, l'artista ha evitato di dare riferimenti precisi alle parti in causa: mancano sia punti di riferimento politici e partitici che precisi punti di riferimento geografici. Nel microcosmo ideato da Mattioni, la contrapposizione è stata, semplicemente, tra Nord e Sud: sappiamo che ci troviamo in una nazione occidentale, complice la presenza, a un tratto, di un poliedrico sacerdote. Questa scelta agevola l'intento paradigmatico del libro: man mano si fa più apprezzabile, e onesta.

Strutturalmente, il libro è suddiviso in sette capitoli, intervallati da monologhi dei cinque protagonisti principali e da un pirandelliano intervento autoriale, inatteso e meno ingombrante e lezioso di quanto, in questi anni Dieci, potremmo pensare. Stilisticamente, Mattioni gioca su una lingua essenziale e scabra, ben levigata; i dialoghi sono equilibrati e credibili.

Entriamo nel libro. C'è stata una guerra. Una guerra terribile. Il nemico è stato sconfitto, a quanto pare, ma dappertutto ha lasciato segni della sua aggressività e della sua presenza. E infine c'è stato un esodo: “Accadde un giorno qualsiasi, a sorpresa, e tuttavia ognuno si comportò come se sapesse da sempre che prima o poi avrebbe dovuto lasciare la propria casa, le proprie cose, la propria città. Per andare dove? Questo era un altro argomento, in ogni senso privato. Per cui, quando accadde, la gente, per andarsene verso il proprio destino, si incolonnò, non potendo far altro, ma a caso e diretta nelle più diverse direzioni” [p. 6].

Mattioni ci racconta la storia di cinque persone. Cinque combattenti. In cinque si trovano per caso, sin dalle prime battute della narrazione, provenienti da province diverse e lontane. Indossano, soltanto, un'identica uniforme. Non hanno armi. Non più. Hanno fatto il loro dovere. Dovrebbero aver fatto tutti il loro dovere: come la maggioranza dei compatrioti. E adesso vanno, in cerca del luogo in cui separarsi, per andare infine ognuno per la sua strada.

Il più giovane, Mauro, ha sedici anni. È uno sradicato, senza padre né madre. È esteticamente diverso da tutti gli altri. Ha un passato ambiguo. È incresciosamente ambiguo. Il più sfortunato, Amedeo, è uno al quale hanno tagliato la lingua e qualcosa ancora. È muto, ma si sente forte. È già segnato. Il più egoista, Luca, è il più diffidente. La diffidenza, tuttavia, non saprà arginare i rovesci del destino, attutirli neanche. Il più mite, Marco, è il più paziente, il più pacioso. Il più carismatico, Jacopo, sa che deve tornare a sud-est. È lui a guidare la brigata in quella direzione. Non è scritto che possa tornare là dove sognava, e là dove voleva. È scritto che la vicenda sua, e di tutta la sua stravagante e misteriosa brigata, racconti qualcosa del nostro tempo, e del disagio spirituale di ogni individuo.

Mattioni ci ricorda che “nessun ordine, nessuna fede, nessuna convinzione riusciranno mai a creare un movimento collettivo in piena dedizione, come i disagi comuni subiti a lungo senza che si vedano la fine e lo scopo”. E nelle ultime battute si rovescia la diaspora iniziale: l'equilibrio nuovo sembra tuttavia incresciosamente meccanico, e surreale. Non è detto che per andare serva volere decidere dove, o aver capito dove e perché: in questo libro, Mattioni ha messo “tutto un Paese in movimento, in cerca di un inconfutabile, improbabile, introvabile posto della terra in cui fermarsi”. Quanto diverso, il Paese di questo libro, dal nostro Paese quotidiano?

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Stelio Mattioni (Trieste, 1921 – Trieste, 1997), giornalista, scrittore e poeta italiano. Ha esordito pubblicando in poesia “La città perduta” (1956) e in narrativa “Il sosia” (1962).

Stelio Mattioni, “Dove”, Spirali edizioni, Milano, 1984. Collana “Romanzi”, 9.

Gianfranco Franchi, aprile 2011.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Una meditazione sull’inquietudine, sull’anomia, sulla patria, sulle nazioni…