Anni ’70 for dummies

Anni '70 for dummies Book Cover Anni '70 for dummies
Valerio Biagi
Il Foglio Letterario
2008
9788876062018

Prima uscita della nuova collana “Alterpop” del Foglio, diretta da Alessandro Dezi, “Anni 70 for dummies” è una piccola antologia di memorie d'infanzia e d'adolescenza di un esordiente autore bolognese, Valerio Biagi, classe '68. Senza pretese diverse da un generico intrattenimento e dall'aneddotica, il libro si lascia sfogliare tra qualche sorriso e qualche inevitabile irritazione: Biagi considera la televisione il suo “occhio sul mondo” per eccellenza (p. 55): non posso essere più lontano di così da un cittadino italiano, pur comprendendo di essere nato a dieci anni di distanza e in un contesto differente. Per quanto mi riguarda, l'epoca della rivalutazione della programmazione catodica scadente ma beneducata non ha senso e non ha ragione di esistere; non è un caso se oggi molte televisioni, casa per casa, siano spente. Non c'è stata decadenza, c'è stato precipizio: dal rasoterra al sottoterra. Non vedo ragioni di esaltare il rasoterra. Detesto rasoterra e sottoterra. Non mi appartengono e non mi divertono affatto. Certe nostalgie e certi ricordi appartengono alla cultura popolare e al proletariato culturale: non hanno niente di letterario e niente di artistico; personalmente, alla lunga distanza soffoco. Ma questo libello non va letto come un romanzo di Labranca, è proprio una voce del popolo (televisivo e consumista) che parla del popolo (televisivo e consumista) degli anni Settanta-Ottanta; oppure, è la voce di un adulto che parla della sua infanzia, mitizzandola. È suo pieno diritto. È ingenuo, ma santa ingenuità (esiste ancora!). Ciò non toglie che non si può condividere la nostalgia per Corrado Mantoni o per certi dischi pop se non sotto l'effetto di farmaci.

Anni 70 for Dummies” è un decisamente ludico (eccezion fatta per i fatti di Seveso) amarcord degli anni Settanta in ventinove lezioni (!): dal patrimonio popolare di “Tutto il Calcio Minuto per Minuto” e “90° minuto” di Paolo Valenti – ancora in bianco e nero – popolare per i caratteristici e presto storici inviati dai campi (da Carino a Bubba e Strippoli), sino al rimosso di “A come Andromeda”, sceneggiato fantascientifico Rai 1972 tratto dal romanzo di Hoyle; dalla centralità delle sale cinematografiche di provincia (a dispetto dei pessimi film programmati) alle prime bambole per maschietti, i Big Jim, e i suoi meno popolari alleati Big Jack, Big Josh e Big Jeff. E ancora: il Carosello in onda tutte le sere alle 21 fino al 1977, con tutte le principali pubblicità elencate da un Biagi con precisione, immagino, e le colazioni dei bambini raccontate attraverso Ovomaltina, Nesquik, Ergo Sprint, Orzoro – negli anni in cui la colazione era “prologo a una giornata di giochi, a una soddisfacente dose di televisione, di corse in bicicletta e partite di pallone. Perché la colazione è bambina per antonomasia” (p. 39). Ma “soddisfacente dose di televisione” è un concetto che non trovo tollerabile. Pardon.

Ancora: ecco le canzoni di Umberto Tozzi, il calciobalilla, il Subbuteo; la presidenza di Giovanni Leone (guardato con simpatia: si poteva evitare, si va in fuorigioco) e le terrificanti Top Ten dei singoli più venduti nel 1979, con note e ricordi dell'autore; i luna park, e i farmaci da banco; le classiche casette borghesi degli anni Settanta – vano per vano – e il lessico giovanile (della sua area geografica). Un “come eravamo” che somiglia spesso a un “com'ero”, intriso di profonda nostalgia e di disprezzo per il presente. Ad esempio, Biagi perde qualche colpo quando si dimostra critico nei confronti dei nuovi cartoni animati: rispetto a quelli nipponici che hanno cresciuto la sua (e la mia) generazione, i nuovi – quelli americani – sembra costituiscano un passo indietro: “I rutti e le scoregge di “Beavis & Butthead”, le scurrilità di Bart Simpson – a sua volta, spettatore della truculenta serie “Grattachecca e Fichetto” – e lo splatter indecente di “South Park”. Potranno i cartoons scendere più in basso di così?” (p. 51). In realtà, mentre Beavis – a memoria mia, almeno – era un cartone che passava in tarda serata, e su MTV per giunta, rivolto ad adolescenti e non certo a bambini, i Simpson è ben più che le malefatte di Bart; è un altro esempio di cartone adulto, di lettura critica della società americana filtrata nel gioco delle animazioni... non si poggia su una rigida divisione del mondo tra bene e male, come certe vicende robotiche d'antan, e piuttosto racconta le contraddizioni e i contrasti di una società. Insomma, è decisamente un passo avanti rispetto alle “alabarde spaziali”, temo.

Qualche rilievo ulteriore: chiamo “Tolfa” quello che lui chiama “il borsello” di cuoio: forse è perché conosco il paese di provenienza e il suo prodotto tipico, chissà, oppure perché Tolfa è in provincia di Roma; non faccio confusioni tra trendy e trash, e certo non mi sogno di considerarli sinonimi; soprattutto, se leggo “comunità italiana presente in Istria, Slovenia e Dalmazia” mi domando perché non correggere “Slovenia” con “Fiume”, oppure perché parlare di Slovenia e Croazia negli anni Settanta: e via dicendo.

È un giocattolo: trattatelo da giocattolo, se siete nati negli anni Sessanta e avete voglia di un intervallo ludico. Magari, in sottofondo, il vecchio intervallo della Rai. Plin-plin.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Valerio Biagi (Bologna, 1968), scrittore italiano. Questa è la sua opera prima.

Valerio Biagi, “Anni 70 for dummies”, Il Foglio, Piombino 2008. Progetto grafico di Sacha Naspini. Prefazione e Quarta di Gianni Fantoni. Illustrazioni di Flavio Biagi; illustrazione di Fantoni di Donald Soffritti. Collana Alterpop, a cura di Alessandro Dezi.

Gianfranco Franchi, febbraio 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.