Adiós a mamá. Dall’Avana a New York

Adiós a mamá. Dall'Avana a New York Book Cover Adiós a mamá. Dall'Avana a New York
Reinaldo Arenas
Socrates
2006
9788872020265

Otto racconti postumi: confessioni di un omosessuale cubano, suicida in esilio per la disperazione d'aver contratto l'AIDS, una vita letteraria caratterizzata da disillusione assoluta – non soltanto sulla natura del regime cubano: sull'essenza del genere umano – e da una scrittura quando consolatoria, quando fertile pioggia nella terra arida d'una persona ferita. Arenas sembra avere nostalgia di tutto: della perduta patria, e del sogno della democrazia; dell'illusione gentile dell'uguaglianza, e della possibilità della libertà; e della menzogna della bontà della specie umana. La menzogna più bella e falsa della storia. Il libro è prova d'una delle scritture più malinconiche e depressive del Novecento. Qualche esempio. Il primo racconto si chiama “Traditore”. Una vecchia ricorda gli anni del castrismo, l'illusione della libertà, il senso terribile di paura e di impotenza. Un giornalista viene a registrare le sue memorie e le sue sensazioni a proposito di uno scrittore controrivoluzionario che aveva finito per servire il regime, sino a ritrovarsi fucilato come castrista senza esserlo, in realtà, mai stato. Il racconto è ammantato da un'aura cupa di predestinazione e di disperazione, e da una totale sfiducia nella democrazia e nell'intelligenza di qualsiasi regime. Non rimane che un cieco rancore nei confronti di tutto.

La gran forza” è la (brevissima) storia della fuga di Dio nello spazio, terrorizzato per aver creato l'essere umano; e del tentativo di suo figlio di restituire speranza e giustizia alla specie, nonostante la contrarietà del padre. Arenas lascia il finale del racconto aperto: suggerisce che il narratore – lui stesso – sia convinto che il Cristo non tornerà mai più, ma non può non sognare che il Messia sia determinato a una seconda venuta. Nell'equilibrio complessivo dell'opera, sembra un paradosso, questo è probabilmente il testo meno cupo e lugubre.

La torre di cristallo” è la storia di uno scrittore cubano esule a Miami. Dal giorno dello sbarco in Florida non è mai più riuscito a scrivere; sono passati cinque anni. Medita di aprire una casa editrice, e il brano racconta di quel sogno assurdo, delle nulle potenzialità economiche e delle speculazioni sugli scritti degli esuli cubani. Tutto sembra fittizio e artefatto, infine: anche la casa che lo ospita in America, che allegoricamente si dissolve. L'unica realtà credibile rimane – come nel postsbronza di un ubriaco molto triste – la lingua di un cane che ti lecca il viso.

Il terzo racconto, l'eponimo “Adiòs a mama”, è la triste e terribile registrazione simbolica della morte d'una madre, sul bianco letto d'un'ospedale. Dopo una notte di veglia, le sorelle e il protagonista parlano della sepoltura; sembra un atto atroce, iniquo, sacrilego. E così, in un delirio mostruoso, passa una settimana osservando la decomposizione del corpo, e il trionfo dei parassiti. Nugolo di mosche attorno alle sue labbra. Come in una danza macabra, tutte le sorelle poco a poco si suicidano, lasciandosi avvincere dal desiderio d'essere terminate. Solo un traditore sfugge al destino. Ancora sorelle protagoniste nel non del tutto riuscito omaggio a Garcia Lorca “La cometa di Halley”.

Si sarà inteso, a questo punto, il tono dell'opera, e il senso della raccolta. Spiega bene Vargas Llosa, nella prefazione, chi doveva e dovrebbe essere il lettore primo dell'addio alla madre del perduto Arenas: Gli esaltatori del regime, chiudendo il libro, farebbero bene a chiedersi: è questo l'uomo nuovo? È questa la società, sana e purificata da tre decenni di socialismo ortodosso, che ha rimpiazzato quel bordello degli Stati Uniti gestito da gangster che, secondo gli stereotipi, era Cuba prima di Fidel?”

Punto.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Reinaldo Arenas Fuentes (Holguín (Cuba), 1943 - New York, 1990), poeta, romanziere e drammaturgo cubano.

Reinaldo Arenas, “Adios a mamà. Dall'Avana a New York”, Socrates, Roma 2006. Collana Paesi, Parole, 12. Traduzione di Claudia Teson. Prefazione di Mario Vargas Llosa.

Prima edizione: “Adios a mamà”, 1996.

Gianfranco Franchi, gennaio 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.